Il self-care in pazienti con malattia coronarica e i rispettivi caregivers è al centro dello studio Hearts-In-Dyads promosso dalla Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria, diretta da Gianfranco Pistis, con il coordinamento dell’Unità di Ricerca delle Professioni Sanitarie inserito all’interno del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione, diretto da Antonio Maconi.

Ma cosa significa avere un buon self-care? Innanzitutto, si parte dallo stile di vita, cioè da una giusta alimentazione, una regolare attività fisica e un’astensione dal fumo. Ma il buon self-care vuol dire anche conoscere quali sono le manifestazioni della propria malattia, sia per sapere come riconoscerla sia per essere capaci di intraprendere le giuste azioni quando la malattia coronarica si manifesta.

Tutti questi comportamenti di self-care si sono dimostrati essere la carta vincente per diminuire le recidive della malattia, migliorare la qualità della vita e ridurre significativamente la mortalità. In proposito, la letteratura scientifica riporta che i caregivers dei pazienti cardiovascolari, cioè quelle persone che prestano aiuto ai pazienti a domicilio in modo informale, sono una risorsa importantissima nel contributo al self-care.

Purtroppo, però, il self-care dei pazienti cardiovascolari italiani risulta essere ancora inadeguato, pertanto le iniziative per cercare di incrementarlo sono doverose e necessarie. Ecco perché lo studio Hearts-In-Dyads, che coordina altri sette Centri Ospedalieri su tutto il territorio nazionale, ha come obiettivo quello di conoscere il processo di self-care nella “diade” composta dal paziente affetto da malattia coronarica e dal suo caregiver principale.

L’adesione allo studio inizia dal ricovero in Cardiologia e termina al domicilio della “diade” con controlli telefonici di follow up. La partecipazione a Hearts-In-Dyads è semplice: infatti è sufficiente compilare alcuni questionari che richiedono pochi minuti e per farlo ogni partecipante, sia esso paziente o caregiver, può contare sull’assistenza dei ricercatori infermieri in tutte le fasi.

I risultati attesi di Hearts-In-Dyads permetteranno di individuare quali caratteristiche hanno influenza sul self-care e grazie a queste informazioni sarà possibile orientare gli interventi infermieristici verso quei pazienti che necessitano il potenziamento del self-care, e allo stesso tempo, sarà possibile il sostegno efficace dei caregivers. 

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