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Quale futuro per la salute e il welfare in Italia e in Europa? Il modello One Health è di interesse per l’88% degli italiani e il 70% ritiene che sia di probabile realizzazione. È quanto emerge dal Rapporto Campus Bio-Medico – One Health presentato nel corso dell’evento ‘Salute e Sostenibilità Sociale, Economica e Ambientale’, al Senato. L’indagine è il risultato di una ricerca sociale condotta dall’Istituto Piepoli attraverso tecniche di analisi quali-quantitative. Dato ancora più interessante dal momento che il 60% degli italiani pensa che il futuro del proprio Paese sarà peggiore del presente, per il 70% la salute è il nodo cruciale, seguita da lavoro e ambiente e per il 36% i giovani saranno più in difficoltà.

Dal Rapporto emerge che i concetti di integrazione ed equilibrio fanno parte dei vissuti e delle aspettative delle persone. La visione One Health è oggi conosciuta dal 15% dei cittadini europei, italiani compresi, percentuale che sale al 24% quando questa viene descritta. L’approccio One Health è considerato l’unica chance possibile per affrontare le principali sfide dei prossimi anni e la consapevolezza dell’interdipendenza tra salute del pianeta e salute dell’uomo deve necessariamente guidare le scelte politiche future e quelle degli attori sociali ed economici, oltre che gli sviluppi per medicina e sanità.

Si guarda al futuro in bilico tra speranza e apprensione: due terzi circa degli italiani ed europei pensano che il futuro del proprio Paese sarà peggiore del presente. A questi si contrappone una fetta altrettanto importante di popolazione più positiva e ottimista: gli europei si rilevano leggermente più ultra-ottimisti degli italiani.

Inoltre, non si vedono solo aspetti negativi nel futuro: per esempio, c’è fiducia nella scuola e nella scienza medica. 

L’Italia sembra dover affrontare da qui al 2050 alcune sfide: tra le altre, un andamento demografico particolarmente aggravato dalla bassa natalità e dalla fuga all’estero dei talenti e dei giovani; una maggiore longevità rispetto alla media europea, ma non in salute; una mancanza di visione e di politiche di sostegno e di welfare efficaci per i progetti di vita dei giovani; forti squilibri nell’accesso alla sanità tra le Regioni. A fronte del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, la solidarietà intergenerazionale appare uno strumento importante in ogni Paese oltre che un meccanismo fondamentale per l’evoluzione dell’uomo e della società. 

La salute è il nodo cruciale per tutti i cittadini, seguita da lavoro e ambiente. In questo quadro, il 52% dei cittadini italiani si dichiara insoddisfatto dell’attuale gestione della salute, mentre il 48% ne è soddisfatto. Le persone lamentano un peggioramento su salute e ambiente negli ultimi anni: promosse ricerca e attenzione individuale alla salute, ma è allarme su liste d’attesa e carenza di medici. Un terzo delle persone pensa che tra 25 anni la gestione di salute e ambiente sarà migliore di ora, un terzo che sarà come ora, un terzo che sarà peggio.

I sistemi sanitari europei soffrono oggi di un’importante crisi strutturale, aggravata dagli squilibri demografici e dalla carenza di risorse umane. La ricerca sottolinea che la priorità in futuro è perseguire una maggiore sostenibilità ed efficienza economica per poter erogare servizi e cure di qualità; l’alleanza con il settore privato accreditato sarà una risorsa per la sua sostenibilità ed efficienza in futuro.

In Italia si prevede anche una riorganizzazione dei diversi presìdi e centri di riferimento per la domanda di cure e salute. Lo scenario plausibile, già in qualche modo tracciato dal PNRR, è in logica di continuità e sinergia tra presìdi territoriali e hub ospedalieri, con un ruolo rafforzato e centrale della medicina territoriale. Inoltre, si svilupperà maggiormente anche la medicina domiciliare, stimolata sia dalla domanda, sia dall’evoluzione tecnologica degli strumenti e apparati. L’evoluzione delle tecniche di intervento e cura, sempre meno invasive, consentiranno anche una minore ospedalizzazione.

Prevenzione e approccio integrale sono i paradigmi del futuro, in quanto la medicina diventerà più sistemica e meno settoriale; si stanno già profilando come i futuri approcci primari e saranno favoriti, da un lato dalla crescente attenzione a stili di vita corretti e salutisti, dall’altro dalle evoluzioni biotecnologiche e scientifiche che riguarderanno le discipline mediche.

Riguardo la prevenzione, per gli italiani appartiene ancora principalmente alla sfera medica: per il 66% la prevenzione riguarda screening e controlli periodici, per il 60% stile di vita corretto e per il 52% attenzione all’alimentazione. All’estero è più una forma mentis, uno stile di vita, un concetto penetrato nell’esperienza: per il 60% riguarda l’attività fisica e il movimento, per il 57% attenzione all’alimentazione e per il 55% stile di vita corretto. La maggioranza delle persone, soprattutto in Italia, si dice disposta a modificare il proprio stile di vita (il 45% degli italiani e il 39% degli europei è molto disponibile).

Nuove tecnologie e Intelligenza Artificiale saranno alleate fondamentali della sanità e dell’evoluzione biomedica. Il loro impatto sarà significativo e fondamentale nei prossimi 25 anni (già ora se ne stanno vedendo gli effetti) sia per lo sviluppo di nuovi approcci medici e della biomedicina, sia per una maggiore sostenibilità economica dei sistemi sanitari. Consentiranno evoluzioni a diversi livelli e su diversi piani: dalla digitalizzazione di processi e di dati, alla processazione ed elaborazione e condivisione della grandissima mole di dati disponibili per la medicina e le pratiche di salute pubblica, alla possibilità di una maggiore medicina domiciliare, alla progettazione di contesti urbani sostenibili. Infine, già oggi, tra il 30% e il 40% dei cittadini si immagina immerso in un mondo virtuale e totalmente dipendente dalla tecnologia.

L’invecchiamento della popolazione è uno dei fenomeni più impattanti per l’Europa nei prossimi anni. La curva demografica non potrà essere invertita nei prossimi 25 anni a causa dei ritardi degli interventi necessari, ma il vero obiettivo per il futuro è raggiungere una Longevity in salute. Le ricadute percepite sono molteplici e impattanti su diverse sfere di vita, categorie professionali e segmenti generazionali. Al momento è quasi nulla la percezione dell’opportunità fornita dalla silver economy. Per il 50% degli italiani ci sarà un aumento della spesa sanitaria, per il 43% serviranno più caregiver e per il 36% i giovani saranno più in difficoltà. 

Hanno preso parte all’evento David Granieri, Presidente Coldiretti Lazio, che ha portato i saluti del Presidente di Coldiretti Ettore Prandini; Giovanna Tranfo, Direttrice Dipartimento di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambientale, INAIL. La ricerca è stata illustrata da Livio Gigliuto, Sociologo e Presidente Esecutivo Istituto Piepoli.

L’evento ha avuto il gratuito patrocinio delle seguenti Istituzioni: Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Ministero dell’Università e della Ricerca, Parlamento Europeo, Commissione Europea, Regione Lazio, Roma Capitale, Istituto Superiore di Sanità, INAIL.

Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani, ha osservato che: “Il Campus Bio-Medico rappresenta una realtà all’avanguardia nella comprensione dei fenomeni al fine di trovare una chiave per affrontare la transizione dalla cultura della cura a quella della prevenzione. Occorrono su questo versante numerosi passi in avanti. La prospettiva One Health, tra l’altro, è molto vicina a quella dell’ecologia integrale che Papa Francesco evoca più volte. Sotto questo profilo lo sport assume un’importanza fondamentale, poiché contribuisce al benessere e alla qualità della vita. Per il mondo, lo sport è contributo alla qualità della vita e per noi, molto più spesso, è quantificazione delle vittorie. Siamo vincenti e non convincenti, nel senso che non riusciamo a sviluppare la cultura del movimento. È necessario trasferire questa interdisciplinarità a livello di Governo per portare avanti una visione di lungo periodo e una progettualità misurabile nel quotidiano”.

Marcello Gemmato, Sottosegretario al Ministero della Salute, delegato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, ha dichiarato che: “Il Ministero della Salute ha particolarmente a cuore il tema centrale del One Health. Nel Rapporto vengono evidenziate alcune criticità del sistema in primis le liste d’attesa e la carenza di medici e operatori sanitari. Su questo versante il Governo ha messo a disposizione risorse significative a sostegno del Servizio Sanitario Nazionale e delle Regioni coinvolgendo anche il privato convenzionato. L’obiettivo è quello di migliorare le cure per i cittadini. Occorre, al contempo, un approccio nuovo alla salute, tendendo a nuovi modelli organizzativi e mirando alla prevenzione attraverso interventi di carattere strutturale a partire dalla medicina territoriale”.

Per Carlo Tosti, Presidente Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico e Università Campus Bio-Medico: “Il modello One Health è l’unica chance per il nostro futuro comune. Anche i dati della ricerca sociale lo testimoniano: è una visione estremamente interessante per i cittadini ed è l’orientamento auspicato per il cambiamento. Per il Campus Bio-Medico, One Health è la stella polare. Attraverso il nostro piano di sviluppo al 2045, il Social Green Masterplan come modello di innovazione e sostenibilità al servizio del Paese, siamo proiettati verso una sola salute del pianeta secondo un percorso avviato dal Campus trenta anni fa”.

Per Marcella Trombetta, Preside Facoltà di Scienze e Tecnologie per lo Sviluppo Sostenibile e One Health di UCBM: “Il Rapporto Campus Bio-Medico – One Health evidenzia chiaramente la necessaria interdipendenza tra salute umana, animale e ambientale. Tale “coscienza One Health” deve riguardare anche il sapere in un approccio interdisciplinare, per cui anche la medicina deve uscire dalla logica episodica della cura della singola malattia per entrare, invece, in una dimensione integrata. In tal senso, appare necessario ipotizzare un nuovo umanesimo che, mettendo a sistema le conoscenze e le innovazioni della medicina, della biologia e dell’ingegneria, consenta il superamento dei modelli antecedenti, entrati in crisi con la recente pandemia”.

Margherita Ferrante, Presidente Comitato scientifico International One Health Conference, ha rilevato che: “È necessario portare avanti azioni dirette alla realizzazione del One Health al fine di garantire un benessere sostenibile e il rispetto della salute e dell’ambiente. Occorre investire maggiori risorse per la prevenzione e diffondere la cultura del One Health a partire da una programmazione adeguata di cosa vogliamo essere fra cinquant’anni come popolazione”.

Gilberto Dialuce, Presidente ENEA – Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile, ha evidenziato che: “L’approccio multidisciplinare del One Health viene già perseguito dagli enti di ricerca e appare imprescindibile nel contesto attuale. Si tratta di un approccio complessivo e olistico che costituirà la chiave vincente. Il tema della sostenibilità ci vede particolarmente coinvolti attraverso attività di formazione e collaborazione con il Campus Bio-Medico nello sviluppo di progetti comuni. L’approccio One Health è molto interessante per la sua multidisciplinarietà che si focalizza su una ricerca che deve essere svolta su tutti i campi. Questa visione va perseguita a tutti i livelli per traghettare il Paese verso la decarbonizzazione e l’efficientamento energetico”.

Alessandro Miani, Presidente SIMA – Società Italiana di Medicina Ambientale, ha affermato che: “Salvaguardare l’ambiente tutelando la biodiversità complessiva è, oggi, prioritario. Attraversiamo un momento di grande opportunità di crescita per l’Italia, e come Paese pilota possiamo contribuire al miglioramento delle condizioni a livello planetario. È fondamentale intervenire per salvaguardare gli ecosistemi e la biodiversità complessiva. Possiamo vincere le sfide importanti che abbiamo davanti soltanto con un cambio di passo culturale”.

“Ciò di cui si discute oggi è un elemento di grande innovazione e vitalità per l’ecosistema delle imprese italiane esistenti e nascenti e un ottimo punto di congiunzione fra il mondo della ricerca universitaria e il mondo delle imprese”, ha rilevato Agostino Scornajenchi, Amministratore Delegato CDP Venture Capital. “L’Italia è un Paese che ha grandissime capacità di ricerca, ma possiede un tasso di conversione in strumenti di mercato e in imprese ancora molto basso. La filiera del Venture Capital vuole in questo momento proporsi come un elemento abilitante. Dobbiamo riscoprire la capacità di attivare le nostre migliori energie e i nostri migliori ricercatori, per fare in modo che le iniziative di oggi diventino piccole, medie e poi grandi imprese di domani”.

Per Domenico Mastrolitto, Direttore Generale del Campus Bio-Medico SpA: “Il nostro impegno è quello di offrire nuovi servizi al territorio e alla comunità, volti alla cura e alla socialità intergenerazionale, con spazi in cui i laboratori si chiameranno parchi della ricerca e per la formazione integrale. Un unicum insieme alla natura per il sostegno della biodiversità e per il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, ai quali il Social Green Masterplan del Campus Bio-Medico è in linea”.