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Roche ha annunciato nuovi dati clinici e di real world riguardanti ocrelizumab, dai quali emerge che il farmaco continua a rappresentare un trattamento   estremamente importante per le persone con sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva. I dati sono stati presentati al 9° congresso congiunto ECTRIMS-ACTRIMS.

“Ocrelizumab è la prima terapia diretta contro i linfociti B approvata per la SMR e la SMPP. È straordinario constatare che, dopo 10 anni di trattamento e 300.000 pazienti trattati in tutto il mondo, la stragrande maggioranza dei pazienti con SMR rimane libera da progressione della malattia” ha dichiarato il Prof. Massimo Filippi, Direttore delle Unità di Neurologia, Neurofisiologia e Neuroriabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute, Milano. “Questi risultati indicano che le persone con SMR e SMPP hanno ancora molti anni davanti a sé da vivere in piena indipendenza, in cui non dovranno avvalersi di un ausilio per la deambulazione”.

Dopo 10 anni di trattamento continuo con ocrelizumab, il 77% dei pazienti è risultato libero da progressione da disabilità confermata a 48 settimane e il 92% dei pazienti con SMR si è dimostrato in grado di camminare ancora senza l’impiego di alcun presidio. I dati a lungo termine rafforzano l’importanza cruciale del trattamento precoce nel preservare le capacità funzionali in tutto lo spettro della SM, mostrando un minor rischio di eventi di disabilità nei pazienti con SMR e SMPP che hanno iniziato prima il trattamento con ocrelizumab.

Nuovi dati di sicurezza relativi a 6.155 pazienti con 28.269 anni-paziente di esposizione a ocrelizumab in 12 studi clinici avvalorano ulteriormente il profilo beneficio/rischio favorevole del medicinale, che è rimasto costante per 10 anni.

“Dato che alcune donne affette da SM potrebbero avere intenzione di creare una famiglia, è importante comprendere in che modo il trattamento prima della gravidanza possa influire su di loro e sui feti”, ha commentato Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “Con oltre 300.000 persone trattate in tutto il mondo e 30 studi in corso, continuiamo ad accumulare solide evidenze sui potenziali benefici apportati da ocrelizumab in molti gruppi sottorappresentati, tra cui le donne in gravidanza e i soggetti di origine nera o ispanica”.

I dati di sicurezza di Roche relativi a 3.253 gravidanze cumulative in donne con SM non suggeriscono un aumento del rischio di esiti avversi in gravidanza o nei bambini nelle donne con SM trattate con ocrelizumab. L’esposizione in utero a ocrelizumab non ha aumentato il rischio di esiti avversi in corso di gravidanza e nei bambini rispetto alla popolazione con SM e alla popolazione generale.

Inoltre, un’analisi real-world del registro internazionale MSBase condotta sui dati relativi a 1.985 donne affette da SM trattate con diverse terapie modificanti la malattia ha suggerito che le donne che hanno concepito nel corso del trattamento con ocrelizumab o poco dopo aver ricevuto l’ultima dose del farmaco sono a basso rischio di recidiva durante la gravidanza e dopo il parto. Durante la gravidanza, il tasso di recidiva annualizzato si è attestato a 0,00 nelle donne precedentemente trattate con ocrelizumab, contro 0,05-0,32 osservato nelle donne trattate con altre DMT. L’ARR dopo il parto si è attestato a 0,09 nelle donne trattate con ocrelizumab, contro 0,10-0,74 osservato nelle donne trattate con le altre DMT. Roche si impegna a generare altri dati utili alla pianificazione familiare, valutando gli esiti durante la gravidanza e nei bambini, inclusi i livelli di linfociti B nei bambini, tramite attività di farmacovigilanza di routine, programmi post-marketing e due studi di fase IV in corso, MINORE e SOPRANINO.

In occasione del 9° congresso congiunto ECTRIMS-ACTRIMS sono stati inoltre presentati i risultati dello studio sperimentale di fase III OCARINA II, che hanno dimostrato l’effetto di ocrelizumab, somministrato tramite iniezione sottocutanea di 10 minuti due volte all’anno, su parametri di farmacocinetica, biomarcatori e risonanza magnetica in pazienti con sclerosi multipla recidivante o primariamente progressiva.

“Secondo i dati dello studio OCARINA II, l’iniezione sottocutanea di ocrelizumab di 10 minuti ha soppresso le lesioni cerebrali con un’efficacia pienamente sovrapponibile a quella dimostrata dalla somministrazione per via endovenosa” ha dichiarato il Prof. Carlo Pozzilli, Responsabile del Centro Sclerosi Multipla dell’ospedale S. Andrea, Università La Sapienza, Roma.  “Disporre di questa opzione terapeutica aggiuntiva potrebbe migliorare l’esperienza con il farmaco sia per i pazienti che per i medici. Inoltre la somministrazione due volte all’anno potrà rappresentare un grande vantaggio anche per i pazienti con difficoltà di accesso venoso e/o agofobici”.

L’iniezione sottocutanea di ocrelizumab è risultata non inferiore all’infusione endovenosa in base ai livelli ematici di ocrelizumab misurati nei pazienti dal giorno 1 a 12 settimane. Le concentrazioni ematiche di picco di ocrelizumab sono risultate simili tra l’iniezione sottocutanea e l’infusione e.v.

L’iniezione sottocutanea di ocrelizumab ha determinato una deplezione rapida, prolungata e quasi completa dei linfociti B simile a quella ottenuta con l’infusione e.v. di ocrelizumab, che si è mantenuta per 24 settimane.

L’iniezione sottocutanea e l’infusione e.v. di ocrelizumab hanno entrambe prodotto una soppressione rapida e quasi completa dell’attività delle lesioni alla RM entro 24 settimane: la maggior parte dei pazienti non mostrava lesioni captanti gadolinio in T1, espressione dell’infiammazione attiva, e senza lesioni in T2 nuove/aumentate di volume, che espressione del carico lesionale a 24 settimane.

Il profilo di sicurezza dell’iniezione sottocutanea di ocrelizumab è risultato coerente con quello consolidato dell’infusione e.v.. Gli eventi avversi più comuni nel gruppo trattato con l’iniezione sottocutanea di ocrelizumab sono state le reazioni all’iniezione, tutte di natura lieve o moderata.

L’iniezione sottocutanea di ocrelizumab della durata di 10 minuti due volte all’anno viene praticata dagli operatori sanitari ed è stata pensata per essere effettuata senza la necessità di infrastrutture per la somministrazione e.v. Pertanto, potrebbe consentire l’uso di ocrelizumab anche in quei centri sclerosi multipla con capacità limitata per la somministrazione e.v. Questa nuova modalità di somministrazione consentirà una personalizzazione del trattamento con ocrelizumab, in considerazione delle specifiche esigenze dei pazienti con SM e degli operatori sanitari.