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Nuove prospettive terapeutiche per il trattamento del cancro al colon-retto

A causa della limitata efficacia delle terapie esistenti, il tumore del colon-retto rimane la terza causa di morte per cancro nei Paesi occidentali. Secondo le statistiche nazionali la probabilità di sviluppare questa forma tumorale nel corso della vita supera il 5% per gli uomini e il 3% per le donne, rappresentando oltre il 12% di tutte le diagnosi oncologiche. Nonostante i progressi nella diagnosi precoce e nelle terapie, il tasso di mortalità rimane significativo, attestandosi intorno al 35%.

Uno studio, frutto della collaborazione tra la Sapienza e l’Università di Palermo e pubblicato sulla rivista “Molecular Cancer”, ha rivelato un meccanismo che permette al tumore del colon-retto di eludere le difese naturali dell’organismo, rendendo più difficile il trattamento della malattia. In particolare, i ricercatori hanno individuato come l’enzima SETD8, noto per promuovere la formazione di diversi tipi di tumore, inibisca l’azione della proteina p53, un’importante barriera naturale contro la crescita tumorale. Questo meccanismo si innesca in particolar modo nelle cellule staminali tumorali e nei macrofagi, cellule immunitarie che in alcuni casi possono favorire la proliferazione del cancro.

“La scoperta apre nuove prospettive terapeutiche: riattivare la proteina p53 potrebbe rappresentare una strategia efficace per bloccare la crescita tumorale – dichiarano Veronica Veschi della Sapienza, Matilde Todaro e Giorgio Stassi dell’Università di Palermo –  Inoltre, lo studio suggerisce che nuovi farmaci mirati contro questo meccanismo potrebbero essere utilizzati da soli o in combinazione con le terapie esistenti, migliorando così le possibilità di cura non solo per il tumore del colon-retto ma anche per altre neoplasie legate all’infiammazione”.

Lo studio è stato realizzato grazie al contributo dell’AIRC, ai finanziamenti del PNRR per la Medicina di Precisione, e ai fondi, come Dipartimento di Eccellenza, del Dipartimento di Medicina Molecolare della Sapienza, coinvolgendo un team multidisciplinare di esperti nazionali e internazionali, come Ettore Appella. Accanto alla Sapienza e all’Università di Palermo, capofila del progetto, la ricerca ha coinvolto altri istituti italiani e stranieri: l’Ospedale VillaSofia-Cervello e il Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, l’IRCCS Regina Elena di Roma, la Queen Mary University di Londra e il National Cancer Institute, National Institutes of Health di Bethesda. I risultati ottenuti rappresentano un passo avanti nella comprensione dei meccanismi molecolari alla base del cancro e offrono nuove speranze per i pazienti affetti da questa malattia.

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