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Gli anni della pandemia, dopo aver messo a dura prova i professionisti e i sistemi sanitari in tutto il mondo, hanno lasciato in eredità al settore diverse sfide da affrontare. Carenza di personale, lunghe liste d’attesa, risorse limitate, che, assieme al progressivo invecchiamento della popolazione, impongono di trovare nuovi modelli di erogazione delle cure, più vicini alle mutate aspettative dei pazienti.

Per farlo, i leader della sanità e i professionisti più giovani in tutto il mondo stanno puntando sul potenziale della tecnologia digitale e dell’intelligenza artificiale con l’obiettivo di rendere l’assistenza più efficiente dal punto di visto clinico e operativo.

Allo stesso tempo, si sta cercando di estendere sempre più l’assistenza al di fuori dell’ospedale. Più della metà degli intervistati sostiene che le proprie strutture stanno già fornendo cure a lungo termine, d’emergenza e per la riabilitazione fisica al di fuori della sede ospedaliera centrale.

Si vanno inoltre definendo partnership e collaborazioni sempre più ampie e diversificate tra i vari attori dell’ecosistema della salute, per superare le barriere tecnologiche, fornire un’assistenza più integrata e sostenibile anche da un punto di vista ambientale.

Queste le principali tendenze che emergono dal Future Health Index 2023, il più grande studio nel suo genere sul settore a livello mondiale, condotto da Philips in 14 Paesi, tra cui l’Italia, che analizza prospettive e priorità, attuali e future, per i leader della sanità e i professionisti sanitari più giovani.

“Il Future Health Index 2023 offre indicazioni interessanti su come sarà il futuro dell’assistenza sanitaria, sempre più integrata e connessa, con punti di accesso distribuiti sul territorio, al di fuori dell’ospedale. Ed evidenzia il ruolo centrale dell’innovazione digitale e dell’intelligenza artificiale per creare un’assistenza più efficiente dal punto di vista dei costi e dei risultati clinici”, ha dichiarato Andrea Celli, General Manager Philips Italia, Israele e Grecia. “Il PNRR rappresenta un’occasione straordinaria per realizzare i nuovi modelli di erogazione delle cure che si stanno delineando, ma gli investimenti previsti da soli non bastano. È necessario uno sforzo a livello di sistema, per mettere a fattor comune competenze e know-how diversi e complementari, progettualità e visione strategica. Solo così si può attuare quel processo di digitalizzazione indispensabile affinché il sistema sanitario possa diventare più efficiente e in linea con le nuove aspettative di pazienti e operatori sanitari”.

La grandissima maggioranza dei leader della sanità in Italia, pari all’86%, afferma oggi di trovarsi di fronte a pressioni finanziarie e il 64% sta agendo attivamente per affrontare queste sfide, concentrandosi in particolare sull’efficienza.

In questo contesto, la fiducia da parte dei leader della sanità italiani nei confronti dell’intelligenza artificiale è molto alta: tre su quattro sta attualmente investendo in IA, in linea con la media europea e al disopra di quella globale, ma nei prossimi tre anni la prospettiva di investimento in questa tecnologia nel nostro Paese supererà addirittura quella europea e globale. 

Nei prossimi tre anni, i leader della sanità in Italia vorrebbero investire in IA per ottimizzare l’efficienza operativa: automatizzare la documentazione, programmare appuntamenti e attività, migliorare il flusso di lavoro. Ma riconoscono il potenziale dell’IA anche in ambito clinico. Il 42% dei leader e dei giovani professionisti concordano nel ritenere l’IA una tecnologia utile a integrare la diagnostica e che avrà il maggiore impatto sull’assistenza ai pazienti nei prossimi tre anni.

Per sfruttare appieno il potenziale dell’innovazione digitale e garantire il successo dei nuovi modelli di erogazione delle cure, restano tuttavia alcune barriere da superare. In primis, l’interoperabilità dei dati e lo scambio di un flusso più fluido di informazioni tra le strutture sanitarie.

La totalità del campione considera le collaborazioni con una serie di organizzazioni esterne fondamentali per fornire ai pazienti un’assistenza integrata, basata sull’interoperabilità dei dati e tecnologie di IA. 

In particolare, quasi un terzo degli intervistati e un quarto dei collegi più giovani afferma di lavorare attualmente con aziende del settore Health Technology, e prevede di farlo anche nei prossimi 3 anni, a conferma del valore delle partnership nel lungo periodo. I progetti con le aziende che forniscono tecnologie sanitarie contribuiscono ad aumentare know-how, risorse e strategie all’interno delle strutture. Il 33% dei leader della sanità e il 28% dei professionisti sanitari più giovani, invece, hanno intenzione di collaborare con aziende IT o data provider nei prossimi tre anni.

Nei prossimi tre anni, un terzo dei leader della sanità vorrebbe inoltre che il proprio ospedale o struttura sanitaria collaborasse con centri di medicina d’urgenza. Un dato di gran lunga superiore alla media globale e in linea con la media europea.

Oltre a migliorare l’efficienza, i risultati clinici e le esperienze per i pazienti, più della metà dei leader della sanità e dei professionisti più giovani ritiene che i nuovi modelli di erogazione dell’assistenza avranno un impatto positivo per l’ambiente.

Anche in questo caso emerge l’importanza data alle partnership e al ruolo attribuito agli standard di cui dovrebbe farsi carico il governo, indicando dei parametri di sostenibilità ambientale condivisi per il settore sanitario. Un dato, quest’ultimo, molto eloquente, soprattutto se confrontato con quello globale e degli intervistati europei.

Per realizzare una strategia efficace sulla sostenibilità, i leader della sanità ritengono sia importante lavorare o consultare una terza parte e assumere più personale con competenze specialistiche. La stessa percentuale crede sia importante creare business case, fissare obiettivi chiari e ambiziosi e misurarne i progressi.

“Il piano italiano di ripresa e resilienza prevede un focus centrale sulla transizione verde, con la riduzione degli sprechi e il miglioramento dell’efficienza energetica. Promuovere un approccio all’economia circolare, privilegiare l’aggiornamento e la manutenzione predittiva delle grandi apparecchiature, in modo da ridurre i consumi e ad aumentare le performance, è un passo importante in questa direzione. E le aziende health tech, con le loro innovazioni, hanno un ruolo chiave nell’aiutare il settore a migliorare su più fronti la sua impronta ecologica, come emerge dal Future Health Index”, ha concluso Andrea Celli.