Print Friendly, PDF & Email

Le zone con la popolazione più longeva d’Italia non sono state travolte dal Covid-19. Le province di Imperia, Aosta, Trento e Pesaro-Urbino, per morbilità hanno ampiamente superato il Veneto, dove si erano registrati i primi casi. La carenza di posti letto negli ospedali è tra le concause del picco registrato in Spagna, Regno Unito e Italia. Sono alcune delle realtà che emergono dai dati analizzati e tradotti in mappe dall’Osservatorio socio-territoriale Covid-19, istituito da un gruppo di ricercatori di Base e dei dipartimenti di Sociologia e ricerca sociale e di Scienze dell’ambiente e della terra dell’Università di Milano-Bicocca.

L’Osservatorio intende proporre una lettura socio-territoriale della pandemia, messa a disposizione della collettività, con l’obiettivo di far riflettere sui diversi impatti del Covid-19 attraverso l’utilizzo di Gis e open data. «Incrociamo dati quali la densità e la longevità della popolazione, la distribuzione dei redditi, dei servizi sanitari e i divari digitali, con i numeri riguardanti contagio, morbilità e mortalità, per descrivere l’evoluzione del virus. Sia su piccola che su larga scala, dagli ambiti provinciali italiani fino ai grandi cluster regionali europei. Dati utili a misurare la capacità di risposta dei territori», spiega il responsabile del team, Matteo Colleoni, professore di Sociologia dell’ambiente e del territorio e delegato della rettrice per la sostenibilità all’Università di Milano-Bicocca.

Tra le risorse open source si può evidenziare la mappa dinamica della diffusione spazio-temporale sul contagio. «Da marzo a maggio – la descrive Colleoni – si nota in Italia una diffusione a macchia d’olio: dopo un mese, il Covid19 colpisce principalmente le zone limitrofe a quelle di primo contagio. Inoltre si evince che il lockdown ha funzionato impedendo la diffusione del contagio in altre regioni italiane». Confrontandola con la mappa della longevità, ovvero il rapporto percentuale tra popolazione over 65 e popolazione residente totale, «se a livello europeo – afferma il responsabile dell’Osservatorio – tra le cause dell’alta morbilità italiana ha sicuramente giocato un ruolo importante l’anzianità della popolazione, scendendo nel dettaglio nazionale si scopre che i territori “più longevi” non sono quelli dove il contagio si è maggiormente diffuso: lungo gli Appennini, in Liguria, in Sardegna, nelle aree più interne e meno urbanizzate gli over 65 superano il 30 per cento di presenza, ma il virus non si è diffuso ampiamente».

Da un confronto tra le due mappe dei dati della morbilità a inizio aprile e a inizio maggio, accanto al fenomeno dell’espansione a olio, si nota come tra le province più colpite sono entrate Pesaro-Urbino, Imperia, Trento o Aosta, inizialmente ai margini delle zone di più ampia diffusione del virus, ma ora, per numeri, sopra il Veneto, una delle due regioni dove si sono riscontrate le prime persone infette.

Se la mappa sulla distribuzione dei redditi «tornerà utile più avanti per misurare la capacità dei territori di resistere alle conseguenze negative per l’economia e il lavoro di questa situazione di emergenza», anticipa Matteo Colleoni, quella sull’offerta di servizi sanitari in Europa e in Italia «ci dice che la carenza di posti letto, meno di 400 per 100mila abitanti, non è stata di aiuto, rispetto ad altre Nazioni. In Germania sono più di 600 e, anche grazie all’elevato numero di tamponi effettuati, la risposta alla pandemia è stata più efficace. Non è un caso se i tre Paesi europei con il più alto tasso di morbilità e mortalità, Italia, Gran Bretagna e Spagna, siano in basso in questa classifica». Ancora tutto da valutare anche il peso del divario digitale sulla capacità di gestione e di reazione e di gestione nella condizione di lockdown.

Nessun articolo correlato