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Da sala di svago per i degenti del vecchio CTO a laboratorio di arti sceniche e visive destinato alle persone seguite dal Dipartimento Salute mentale della ASL di Bari. Così tornerà a vivere lo storico Auditorium anni’50 dell’ex Centro traumatologico ortopedico di Bari, inaugurato oggi nella sede della ASL con lo spettacolo di musica e parole degli utenti del Centro Gippsi, gestito dalla ASL in convenzione con Epasss che tratta le manifestazioni iniziali nei giovani di disturbi di salute mentale. Ad esibirsi oggi sul palco, un gruppo di ragazzi e ragazze che hanno sfruttato il potere comunicativo della musica durante il lockdown, scrivendo e autoproducendo una serie di brani per raccontare emozioni e stati d’animo di quel periodo difficile.

Al taglio del nastro hanno partecipato il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, insieme all’assessore alla Sanità della Regione, Pier Luigi Lopalco, il direttore Dipartimento Salute Vito Montanaro e il presidente del Municipio 3 Nicola Schingaro.  A fare gli onori di casa, il direttore generale ASL, Antonio Sanguedolce, il direttore amministrativo, Gianluca Capochiani, il direttore sanitario, Silvana Fornelli, e il direttore Dipartimento Salute Mentale ASL, Domenico Semisa. 

L’Auditorium – progettato e realizzato negli anni Cinquanta dalla sapiente mano dell’architetto Giuseppe Samonà – è stato oggetto di una importante opera di recupero, finanziata con fondi europei che ha riprodotto, nel rispetto dei vincoli architettonici della Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bari, la conformazione geometrica e compositiva originaria del teatro, conservandone gli elementi caratterizzanti.

“La Regione Puglia e la ASL di Bari hanno ristrutturato questo teatro – ha detto il presidente Michele Emiliano  – che era nascosto nell’ex Cto, sede della direzione strategica della ASL, per consentire a tutte le strutture del Dipartimento Salute Mentale di utilizzarlo come una terapia ma anche di aprirlo al territorio. Oggi abbiamo ascoltato i ragazzi del centro Gippsi – ha aggiunto Emiliano – che durante il lockdown, quando temevano di non avere più il loro riferimento nella assistenza territoriale, sono riusciti attraverso la musica, la creatività e la poesia, a mantenere la loco condizione nella migliore delle possibilità. Questo teatro è un caso abbastanza unico in Italia ed è una terapia per la nostra salute mentale”.

Il teatro, con i suoi 95 posti a sedere, ospitava negli anni Cinquanta convegni, conferenze scientifiche, incontri tra gli ospiti ricoverati presso la struttura ospedaliera dell’epoca e per le proiezioni cinematografiche. Oggi – riqualificato con un progetto coerente con l’originale  – avrà la funzione di laboratorio di arte terapia: sarà affidato al Dipartimento Salute Mentale per attività riabilitative in favore di pazienti con disagi di natura psichica, coinvolti in percorsi di recovery, che sono una parte essenziale dei trattamenti delle psicosi. Gli spazi ristrutturati saranno infatti impiegati in particolare per spettacoli teatrali, musico terapia, corsi di cinematografia e fotografia, laboratori di musica e scenografia.

L’iter di recupero del bene è cominciato nel 2016 con la firma del primo protocollo, come ha ricordato il direttore del Dipartimento Salute Vito Montanaro, all’epoca direttore generale della ASL. “Il teatro prima era un sogno, poi è diventato progetto oggi è realtà –  ha commentato Montanaro – aver recuperato un pezzo di questo immobile storico per scopi a carattere sanitario mi dà grande soddisfazione.  Questo è un centro di cura e insieme un punto di bellezza che aiuta nei percorsi di cura”.

Per l’assessore alla Sanità, Pier Luigi Lopalco “La riqualificazione del teatro rientra in una serie di investimenti che la ASL sostenuta dalla Regione ha compiuto in questo ambito di assistenza, al disagio mentale. La presenza di una struttura come questa nella sede di un’azienda sanitaria è fondamentale perché può essere utilizzata per tante altre attività, legate al processo terapeutico, ricordiamoci che arte, musica e teatro funzionano come un farmaco, anzi spesso fanno anche meglio di tanti farmaci”.

L’Auditorium sarà la sede per la creazione di gruppi di socializzazione, per la promozione della salute e di gestione delle emozioni. I percorsi di riabilitazione rientrano nella prevenzione secondaria: quando le persone sperimentano problemi di salute mentale, infatti, rischiano di non poter mantenere le loro relazioni e svolgere le proprie attività. Spesso perdono il lavoro, interrompono gli studi, e vengono esclusi da molte attività sociali. La riabilitazione è un recupero efficace di tutti questi aspetti.

 “La scelta del nome Arcobaleno non è stata casuale – ha spiegato il dg Sanguedolce – ci siamo fatti guidare da un’immagine di positività e di buon auspicio per il futuro, dopo la fase critica della emergenza Covid. L’arcobaleno è inoltre capace di tenere insieme tutti i colori, così come il teatro potrà fare con i suoi nuovi fruitori. La cura delle persone – ha continuato Sanguedolce – non si concretizza solo con atti medici e terapie, ma passa da interventi capaci di agire sulle emozioni e sulle espressioni creative per offrire loro una migliore qualità di vita”.

L’ immobile è sottoposto a tutela e viste le rilevanti caratteristiche storico-architettoniche del bene culturale interessato dall’intervento, nella realizzazione del progetto si è tenuto conto dei pareri della Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bari. Inoltre sono stati conservati tutti gli elementi lapidei, come il rivestimento in pietra dei pilastri della platea e della galleria, il rivestimento in mosaico e la pavimentazione in pietra della scala. Di quest’ultima è stata anche conservata la ringhiera, elemento ricorrente nell’edificio. Meritano attenzione il controsoffitto, realizzato con una grande ondulina in gesso microforata, le pareti, di colore bianco recanti fitte scanalature e la boiserie di legno dogata che incornicia il palco: tutti elementi che richiamano morfologicamente, e laddove possibile anche nei materiali, quelli del progetto originario, realizzando la resa acustica del teatro.

“Il recupero di un bene come questo– ha illustrato il direttore amministrativo Capochiani – è uno degli esempi più virtuosi su come investire i Fondi europei a servizio della comunità. Il teatro non è solo della ASL – ha aggiunto- potrà essere messo a disposizione anche di altre istituzioni o organizzazioni attive nella promozione di attività socio-culturali”. 

Per il direttore del Dipartimento Salute Mentale, Domenico Semisa, “La possibilità del riutilizzo di spazi architettonici relativi ad una macchina teatrale apre scenari suggestivi nell’ambito della riabilitazione psicosociale e innovativi nello spazio pubblico. Le attività – ha argomentato Semisa – avranno diversi obiettivi: promuovere la vita di relazione, supportare gli utenti nello svolgere attività artistiche e di inclusione sociale, e favorire la crescita personale.