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Il Ministero della Salute ha approvato il progetto “Telemechron”, presentato come ente capofila dall’Azienda USL Toscana Nord Ovest e dal valore complessivo di oltre 2,5 milioni di euro, per la gestione a domicilio dei pazienti cronici attraverso servizi di telemedicina.
Il progetto, elaborato con la collaborazione dell’Istituto superiore di sanità, l’Irccs Maugeri di Lumezzane (Brescia) e l’Azienda provinciale per i servizi sanitari di Trento, avrà durata triennale e prevede la sperimentazione di tecniche innovative di telemedicina per la gestione di pazienti cronici che soffrono di una pluralità di patologie, una tipologia in continua crescita nei Paesi industrializzati. In particolare le tre unità operative coinvolte nello studio, con la stretta collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità verificheranno l’applicabilità di questi modelli innovativi di monitoraggio su tre diverse tipologie di pazienti: la USL Toscana nord ovest sui pazienti con insufficienza renale cronica, mentre l’Istituto Maugeri sui pazienti con insufficienza cardiaca congestizia e l’Azienda di Trento sui pazienti con diabete mellito di tipo 2.
Il progetto “Telemechron” era stato presentato al bando ministeriale per la ricerca finalizzata 2018, sezione Programmi di rete. Si tratta dell’unico progetto di questo tipo approvato nella Regione Toscana. Il budget complessivo è di 2.579.000 euro, dei quali 900mila provenienti dal finanziamento ministeriale, 900mila dal cofinanziamento dalla Regione Toscana, dalla Regione Lombardia e dalla Provincia Autonoma di Trento e il resto costituito da valorizzazioni dei partner.
“Le esperienze e i progetti di telemedicina – spiega Stefano Bianchi, responsabile scientifico del progetto, direttore Nefrologia e Dialisi Cecina/Piombino/Elba e segretario della Società Italiana di Nefrologia – stanno aumentando nel nostro Paese, ma la loro distribuzione è frammentaria, limitata ad aree e durata specifiche. L’obiettivo di Telemechron è quello di consentire un monitoraggio ottimale del paziente a domicilio, allo scopo di prevenire complicazioni e destabilizzazioni. In questo modo è possibile evitare molti accessi alle strutture ambulatoriali specialistiche e ricoveri ospedalieri migliorando la qualità della vita del paziente e riducendo i costi dell’assistenza. Questo approccio presuppone ovviamente il coinvolgimento attivo del paziente, dei suoi familiari e la definizione di modelli di assistenza integrata tra servizi di cure primarie e servizi specialistici e ospedalieri per supportare al meglio i pazienti”.
“Operativamente a partire dai prossimi mesi – dice Roberto Bigazzi, corresponsabile del progetto e direttore del dipartimento delle specialità mediche della Azienda USL Toscana nord ovest – comincerà l’individuazione dei profili più appropriati per rientrare nella sperimentazione. Il progetto si propone di includere due pazienti in emodialisi, tre pazienti in dialisi peritoneale che effettuano la terapia al proprio domicilio e 4 pazienti che presentano una malattia renale cronica evoluta. Potranno contare su sensori che, pur senza essere di ostacolo al normale svolgersi della vita quotidiana dei pazienti, potranno trasmettere dati e indicare l’eventuale necessità di modifiche nella terapia seguita. Sarà così monitorato il livello pressorio, ma anche la saturazione dell’ossigeno, il livello dei liquidi del corpo, e tutti quei parametri necessari per monitorare in tempo reale il “benessere” dell’individuo e conseguentemente l’evoluzione della malattia e quindi della terapia”.

Del gruppo di lavoro che ha presentato il progetto fanno parte, per gli aspetti di elaborazione progettuale e gestione amministrativa anche Andrea Grillo, referente aziendale per la cooperazione internazionale, Olga Renda e Agnese Torricelli. Il nuovo progetto consentirà anche l’assunzione per i tre anni di attività di alcuni giovani operatori nel settore infermieristico, gestionale ed informatico.
L’avvio di Telemechron giunge a pochi mesi di distanza dalla conclusione, con esiti positivi, di altri progetti finanziati dal Ministero della Salute tramite i bandi per la ricerca finalizzata degli anni precedenti: il progetto “Sviluppo di una cartella clinica informatizzata per la gestione condivisa del paziente diabetico tra medico di famiglia e reparto di nefrologia”, il progetto “Hygef” che aveva per tema l’ipertensione tra gli adolescenti e il progetto PGX, in collaborazione con l’Ospedale San Raffaele, sempre su ipertensione e insufficienza renale, che avevano come responsabile scientifico Roberto Bigazzi.
Lo stesso gruppo di lavoro ha anche un’esperienza di diversi anni in progetti di cooperazione internazionale, in particolare per la prevenzione dell’insufficienza renale in Nicaragua, Paese dove i livelli di prevalenza sono molto alti, che sono tuttora in corso e che vedranno a breve la pubblicazione dei risultati.