Al via il Progetto CARE: Clinical Advancement & Research Excellence in Italy
La ricerca clinica riveste un ruolo fondamentale per il Sistema Sanitario Nazionale, oltre che per l’economia italiana. In un’epoca in cui l’innovazione medica e tecnologica avanza a ritmi serrati, anche l’Italia si trova a dover rafforzare il proprio impegno in questo settore per migliorare la qualità di vita dei cittadini e mantenere la competitività internazionale. Soprattutto a fronte di alcuni evidenti fattori limitanti, che rallentano l’attuazione della ricerca clinica in Italia, dal punto di vista amministrativo e organizzativo, e anche socio-ambientale.
Da queste premesse nasce il Progetto CARE e che si avvale delle competenze multidisciplinari di uno Steering Committee composto da rappresentanti delle principali Società Scientifiche ed esperti di settore: Dr.ssa Katiuscia Cremona, Direttore Clinical Project Management IQVIA; Prof. Claudio Cricelli, già Presidente Società Italiana di Medicina Generale, Professore Incaricato presso la Scuola di Specializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, Università Cattolica di Roma; Dr. Antonio Gaudioso, Esperto di politiche della Salute; Prof. Francesco Giorgino, Senior Vice President European Association for the Study of Diabetes, Professore Ordinario di Endocrinologia, Direttore U.O. complessa di Endocrinologia, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, Policlinico Consorziale di Bari; Prof. Fabrizio Oliva, Presidente Associazione Nazionale dei Medici Cardiologi Ospedalieri, Direttore Cardiologia 1, Emodinamica, Ospedale Niguarda, Milano; Dr. Sergio Scaccabarozzi, Direttore Scientifico Arithmos, Vicepresidente Fondazione RIDE2Med; Prof. Michele Senni, Professore di Cardiologia Università Milano Bicocca, Direttore Cardiologia 1, ASST Papa Giovanni XXIII, Bergamo; Ing. Emmanouil Tsiasiotis, Responsabile Laboratorio sul Management delle Sperimentazioni Cliniche ALTEMS, Università
Cattolica del Sacro Cuore, Roma; Prof. Gianluca Trifirò, Professore di Farmacologia, Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica, Direttore Scuola di Specializzazione di Farmacologia e Tossicologia Clinica, Università di Verona.
Lo Steering Committee multidisciplinare, oltre a condividere il valore della ricerca clinica in Italia e a
identificarne i principali fattori limitanti, è chiamato, nell’ambito della progettualità CARE, a ragionare
e a proporre possibili azioni concrete, da portare ai tavoli decisionali scientifico-istituzionali, per
mitigare tali fattori ed individuare proposte attuabili nel breve-medio termine. Tali proposte
confluiranno in un documento di expert opinion, che sarà finalizzato ad inizio del prossimo anno.
La ricerca clinica rappresenta il ponte tra la ricerca di base e l’applicazione nella pratica clinica. Un
processo, quindi, essenziale per garantire l’accesso a nuove terapie, la definizione di nuovi standard di
cura basati su evidenze scientifiche rigorose e l’aggiornamento continuo di medici e operatori sanitari
grazie alla collaborazione con centri di eccellenza a livello nazionale e internazionale. Anche il
coinvolgimento attivo dei pazienti è fondamentale per il successo della ricerca clinica in quanto
possono fornire preziose informazioni e feedback al fine di migliorare la qualità degli studi. Con output
estremamente utili, quali una maggiore adesione ai protocolli di studio e l’aumento della fiducia nei
confronti delle sperimentazioni in atto.
L’Italia sta facendo passi significativi per sostenere e potenziare la ricerca clinica attraverso una
combinazione di fonti di finanziamento governative, europee e private. Il numero crescente di
ricercatori e studi clinici in corso riflette l’impegno del Paese nel promuovere l’innovazione scientifica e
migliorare la salute pubblica. Tuttavia, è essenziale continuare a lavorare sulle sfide esistenti e sfruttare
ogni opportunità per garantire che la ricerca clinica italiana rimanga all’avanguardia a livello
internazionale. Ciò si traduce non solo nell’assicurare un flusso continuo e sostenibile di finanziamenti,
cruciale per mantenere la competitività e l’innovazione, ma soprattutto nell’affrontare efficacemente
i cosiddetti fattori limitanti, che ne ostacolano il pieno potenziale. Si tratta di fattori che possono essere
di natura burocratica, economica, infrastrutturale e culturale e, per questo, esaminare e comprendere
tali limitazioni è essenziale per sviluppare strategie efficaci che possano migliorare l’ambiente di ricerca
clinica nel Paese.
A questo proposito, sono concordi gli esperti dello Steering Committee coinvolti nel Progetto CARE: le
principali sfide da affrontare riguardano le complessità delle procedure amministrative, dalla
lunghezza dei tempi di approvazione a fronte di procedure burocratiche per ottenere l’autorizzazione
agli studi clinici che possono essere lunghe e complesse, con numerosi passaggi attraverso enti
regolatori e comitati etici che ritardano l’avvio delle ricerche, alla regolamentazione frammentata, con
norme differenti tra le varie Regioni che possono creare confusione e disomogeneità, complicando, ad
esempio, la conduzione degli studi multicentrici. Altri aspetti potenzialmente critici riguardano la
disomogeneità territoriale, con disparità significative in termini di infrastrutture e capacità di ricerca e
la mancanza di una strategia coordinata a livello nazionale, che può portare a una frammentazione
degli sforzi e delle risorse disponibili. Fino ai limiti culturali e formativi: formazione insufficiente per i
giovani medici, resistenza all’adozione di nuove metodologie e tecnologie innovative di reclutamento,
collaborazione limitata tra istituzioni accademiche, ospedali e industria ed infine i molti pregiudizi che
ancora ostacolano la percezione della ricerca clinica in Italia da parte di cittadini e MMG.
Se è vero, quindi, che il valore della ricerca clinica è un importante volano di crescita per il Sistema Paese
e che, per questo, deve essere considerato una priorità strategica, è ugualmente cruciale ricordare che
affrontare questa sfida richiede un approccio coordinato e multidisciplinare, che includa riforme delle
norme vigenti, aumenti di finanziamenti, modernizzazione delle infrastrutture, e promozione di una
cultura della ricerca più aperta e collaborativa, mettendo in campo anche iniziative di awareness sul
valore della ricerca clinica, anche in termini di impatto sulla salute, rivolte all’opinione pubblica
generale.