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Maggiore continuità assistenziale, migliore qualità di vita e, al contempo, risparmio in termini di spesa sanitaria; una più semplice e immediata comunicazione medico-paziente che supera il problema della distanza e riduce il numero delle visite ambulatoriali; maggiore interscambio di dati per cure sempre più personalizzate ed efficaci. Questi i potenziali benefici della telemedicina per la gestione delle malattie croniche. A questo proposito, l’Associazione Medici Diabetologi condurrà uno studio multicentrico randomizzato per misurare in concreto l’impatto di un sistema di telecare per il controllo del rischio metabolico e cardiovascolare in 1.000 pazienti con diabete tipo 2 e diabete gestazionale. Di questo si parlerà al Convegno AMD “Telemedicina e diabete: uno sguardo al futuro?”, che si svolgerà il 10 e l’11 novembre, a Roma, presso il Westin Excelsior. Alla presenza di Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, diabetologi provenienti da tutt’Italia faranno il punto in merito all’applicazione dell’Internet of Everything nell’ambito dell’assistenza sanitaria.
“Per una gestione più sostenibile di importanti patologie croniche, come il diabete, l’assistenza dovrà evolvere verso un approccio più razionale e moderno, indirizzandosi in remoto, grazie agli strumenti offerti oggi dalle tecnologie digitali”, esordisce Domenico Mannino, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi. “Su questo tema, AMD ha ritenuto fondamentale prevedere un momento di formazione e di confronto tra diabetologi, categoria di specialisti che sempre di più in futuro sarà chiamata a confrontarsi con la sfida della telemedicina”.
“Numerosi studi indicano chiaramente che la via più realistica per continuare ad avere un Servizio Sanitario pubblico consiste nell’ottenere risorse economiche dal contrasto agli sprechi e reinvestirle subito nella realizzazione di servizi di sanità digitale”, afferma Francesco Gabbrielli. “Questo perché le innovazioni digitali costringono, per essere utilizzate con successo, a rivedere le organizzazioni, ovvero a verificare chi fa che cosa e come lo fa. Negli anni passati, in Italia abbiamo accumulato un rilevante ritardo di sviluppo nella Sanità digitale, anche perché abbiamo svolto tante piccole esperienze di Telemedicina e d’innovazione digitale sanitaria del tutto locali, episodiche, senza coordinamento. Il Centro nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali nasce con la missione di condurre, promuovere e coordinare la ricerca e la governance di sistema per le applicazioni sociali e sanitarie nell’ambito delle nuove tecnologie informatiche e della telemedicina. In altre parole, il Centro nazionale agisce per favorire la realizzazione di servizi sanitari e assistenziali digitalizzati su larga scala, che garantiscano equità di accesso, sicurezza, appropriatezza delle cure. L’iniziativa di AMD va con decisione nella stessa direzione e stiamo lavorando per creare le migliori condizioni di collaborazione. Il Centro nazionale si mette a disposizione di tutti coloro che desiderano realizzare programmi di sanità digitale. Le tecnologie sono disponibili, così come esistono le soluzioni organizzative e le innovazioni bio-mediche. Adesso è il momento di costruire”.
“In linea con gli indirizzi forniti dal Piano Nazionale della Cronicità e dal Piano Nazionale per la Malattia diabetica, i sistemi sanitari regionali sono chiamati a una profonda riorganizzazione dell’assistenza per le patologie croniche, secondo i principi del ‘chronic care model’ che prevede l’empowerment del paziente e una sua elevata capacità di autogestione della malattia, grazie a un adeguato percorso educativo e al supporto della telemedicina”, prosegue Mannino. “Per questo AMD intende approfondire, attraverso uno studio multicentrico randomizzato, se l’uso di un sistema di telecare domiciliare, che rende i pazienti in grado di monitorare valori di glicemia, peso e pressione arteriosa, possa migliorare il controllo glicemico e il profilo di rischio cardiovascolare, rispetto alle normali modalità di gestione da parte del servizio di diabetologia. L’obiettivo è realizzare uno dei più ampi studi al mondo sulla telemedicina, coinvolgendo quasi 1.000 soggetti con diabete tipo 2 e diabete gestazionale. Inoltre, andremo a misurare l’impatto del sistema di telecare rispetto all’usual care su numerosi outcome clinici e umanistici e sul consumo di risorse sanitarie. Il nostro auspicio – conclude Mannino – è dimostrare con un approccio metodologico rigoroso che la telemedicina può funzionare su un numero elevato di centri e pazienti. Qualora i risultati della sperimentazione confermassero l’efficacia e la sicurezza attese dal sistema, questo potrebbe essere implementato nella normale pratica clinica, nell’ambito delle attività e delle strategie di miglioramento dell’assistenza promosse da AMD”.