Sviluppare una terapia farmacologica neonatale e una terapia genica fetale in utero per la sindrome di Leigh. È questo l’ambizioso progetto coordinato dal Dott. Dario Brunetti, Ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Cliniche e di comunità dell’Università Statale di Milano e Principal Investigator presso l’Istituto Neurologico Carlo Besta, vincitore del bando Multi-round promosso da Fondazione Telethon che ha selezionato 22 progetti di ricerca in tutta Italia dedicati alle malattie genetiche rare. Il progetto ha ricevuto un finanziamento pari a 240mila euro e avrà una durata biennale. Allo studio parteciperanno anche le dott.sse Alessia Di Donfrancesco e Alessia Adelizzi, insieme al dr. Ivano Di Meo e alla dott.ssa Valeria Tiranti dell’Istituto Neurologico Carlo Besta.
La sindrome di Leigh è una delle malattie mitocondriali più frequenti dell’età pediatrica che colpisce 1 su 36 mila nuovi nati. Si tratta di una malattia neuro-metabolica che interessa il sistema nervoso centrale e in particolare il tronco cerebrale e il cervelletto. I bambini colpiti presentano un progressivo ritardo dello sviluppo psicomotorio e disabilità neuromuscolari, che portano alla morte del paziente nei primi tre anni di vita.
Una delle cause principali di questa malattia è la mutazione del gene SURF1, coinvolto nel corretto funzionamento dei mitocondri, le centrali energetiche della cellula.
I recenti studi condotti dal gruppo di ricerca del Dott. Brunetti e dal gruppo del Prof. Alessandro Prigione dell’Università di Dusseldorf hanno permesso di capire come le mutazioni di SURF1 impattano negativamente sul neurosviluppo causando un blocco metabolico della cellula che ostacola il corretto differenziamento dei neuroni. Da qui l’intuizione che, un intervento terapeutico mirato e molto precoce o un approccio di terapia genica fetale, possano rappresentare una strategia promettente per contrastare lo sviluppo di questa patologia. Grazie al progetto finanziato da Telethon saranno quindi studiati questi due approcci terapeutici con ricerche condotte sul modello suino di sindrome di Leigh. Nel caso della terapia farmacologica si proverà a testare una classe di farmaci inibitori della fosfodiesterasi 5, che hanno dato risposte positive in una sperimentazione europea fatta su modelli in vitro, con l’obiettivo di ripristinare il metabolismo cellulare durante lo sviluppo neurologico postnatale.
La terapia genica fetale da somministrare in utero, sviluppata dal Dott. Brunetti assieme al Professor Nicola Persico, chirurgo fetale dell’Ospedale Policlinico e docente di Ostetricia e Ginecologia del Dipartimento di Scienze Cliniche e di comunità dell’Università Statale di Milano, si propone di risolvere il deficit genetico alla radice reinserendo la versione corretta del gene difettoso nel feto prima della nascita tramite iniezione eco-guidata in utero. La scelta di intervenire durante la fase fetale offre molti vantaggi rispetto alla terapia genica postnatale in quanto è possibile correggere il difetto genetico prima che si instaurino i processi patologici irreversibili, si sfrutta una fase dello sviluppo in cui la Barriera Emato Encefalica è ancora permeabile, permettendo un miglior delivery del gene terapeutico nel sistema nervoso centrale, il sistema immunitario immaturo e le ridotte dimensioni fetali permettono una riduzione della dose di virus da utilizzare, limitando i costi.
L’approccio mininvasivo di Terapia Genica Fetale in Utero ha il potenziale di poter esser facilmente traslato sulle donne gravide per trattare tantissime malattie genetiche. Pochi gruppi al mondo stanno lavorando su questa tecnica innovativa, che conferma l’eccellenza dei due centri ospedalieri milanesi e il livello di avanguardia dell’Università degli studi di Milano.
“Lo sviluppo preclinico di una nuova strategia terapeutica per una malattia rara rappresenta un passaggio importante verso la traslazione della futura terapia sui pazienti. In particolar modo quando viene condotta su un Large Animal Model vista la maggior vicinanza all’uomo sia in termini anatomici che metabolici. Spesso, come nel nostro caso ci si arriva dopo anni di ricerche condotte in modelli più semplici e grazie al contributo di tanti colleghi che ogni giorno con il proprio lavoro hanno aggiunto un nuovo tassello di conoscenza sui meccanismi di questa malattia. Vincere un bando Telethon è sempre una bella emozione visto l’altissimo livello di competizione. È una vittoria che condivido con tutti i colleghi coinvolti in questo studio multidisciplinare che vede coinvolti biologi, ginecologi e veterinari” – sottolinea il ricercatore Dario Brunetti.
La generazione nelle scrofe delle gravidanze con embrioni portatori della Sindrome di Leigh che verranno usati per la terapia genica in utero, è svolta presso lo stabulario autorizzato di Avantea a Cremona dal Dr. Roberto Duchi assistito dal Dr. Andrea Perota, dalla dr.ssa Maria Barandalla e dal dr. Marco Scaglia.