Team multidisciplinare del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia salva il braccio di una signora di 68 anni con una trombosi venosa centrale acuta, che impediva lo scarico della fistola artero-venosa utilizzata per la dialisi. La paziente, che soffre di una grave insufficienza renale da oltre 15 anni e necessita di trattamento dialitico per depurare il sangue, era affetta da multiple patologie. La signora, come tanti pazienti dializzati, è portatrice di una FAV, vale a dire un collegamento vascolare fra un’arteria e una vena creato chirurgicamente, solitamente a livello degli arti superiori, allo scopo di creare una connessione che faccia defluire il sangue dal sistema arterioso direttamente in quello venoso, permettendo lo sviluppo e l’incremento di flusso all’interno di una vena superficiale del braccio in modo da poter effettuare periodicamente la dialisi mediante l’inserzione di appositi aghi transcutanei. La metodica è il metodo più efficace e meno rischioso per la gestione delle dialisi, evitando al paziente l’utilizzo di protesi o cateteri protesici che sono a maggior rischio di chiusura o infezione.
Il problema della paziente si era presentato con un repentino malfunzionamento della fistola artero-venosa da dialisi. Nel corso della sua vita emodialitica era stata già sottoposta ad altri interventi di correzione delle problematiche della fistola da emodialisi, ma in questo caso la situazione era peggiorata velocemente per la comparsa di una trombosi venosa centrale acuta, che impedendo lo scarico della fistola, aveva portato a un rigonfiamento estremo del braccio rendendo di fatto inutilizzabile la fistola stessa e mettendo a rischio l’integrità dell’arto stesso. Per tale motivo si è resa necessaria d’urgenza una gestione multidisciplinare, coinvolgente il reparto di Nefrologia, della Chirurgia Vascolare e della Radiologia Interventistica per poter affrontare la problematica dell’edema del braccio e delle possibilità di utilizzo futuro della fistola.
La paziente è stata sottoposta a un intervento endovascolare, sfruttando le professionalità interventistiche dei chirurghi vascolari, dei radiologi interventisti, le moderne attrezzature radiologiche come l’agiosuite della Radiologia Interventistica e l’esperienza nell’utilizzo dei materiali per il trattamento endovascolare a disposizione dei professionisti. La procedura è stato effettuata mediante una puntura in anestesia locale e ha consistito nell’aspirazione del trombo fresco e al posizionamento di un tutore metallico al fine di riaprire e mantenere pervio il tratto di vena chiuso. Grazie a questo trattamento la circolazione è stata ristabilita permettendo alla paziente di recuperare la normale funzionalità del braccio e un utilizzo regolare da parte del servizio di Nefrologia della fistola. Il caso ha visto coinvolti medici di diverse specialità: il dottor Antonio Fontana della Chirurgia Vascolare diretta dal dottor Nicola Tusini, la dottoressa Silvia Mattei della Nefrologia diretta dalla dottoressa Mariacristina Gregorini, il dottor Davide Felaco e la dottoressa Carolina Balli della Radiologia Interventistica diretta dal dottor Pierpaolo Pattacini.
“Complimenti e gratitudine ai professionisti – ha detto il Direttore del Presidio ospedaliero provinciale Giorgio Mazzi -. Si tratta di un ottimo esempio di sinergia e collaborazione tra strutture del Santa Maria Nuova che ha consentito di gestire in modo ottimale una situazione critica, grazie alle professionalità in campo e alla disponibilità di mezzi e competenza a vantaggio dei cittadini”.