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I risultati di uno studio – che ha coinvolto più di mille donne in gravidanza rivoltesi all’Unità operativa di Endocrinologia 1 dell’Aoup e recentemente pubblicati sulla rivista americana “The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism” – dimostrano come in quelle con malattie autoimmuni della tiroide non vi sia un aumento del rischio di aborto, parto pretermine o delle principali complicanze materno-fetali se la funzione tiroidea materna viene adeguatamente controllata durante la gestazione. Lo studio è stato pubblicato dalla dottoressa Francesca Orsolini, del gruppo di ricerca coordinato dal professore Massimo Tonacchera. “Le patologie autoimmuni della tiroide – spiega la dottoressa Orsolini – sono di frequente riscontro nelle donne in età fertile e in gravidanza  e, mentre la presenza di una disfunzione tiroidea è notoriamente associata a complicanze materne e fetali, il ruolo degli anticorpi anti-tiroide sull’andamento della gravidanza è tuttora controverso.

Lo studio pisano su questa vasta coorte di gravide arruolate mostra come, controllando adeguatamente l’ipotiroidismo o l’ipertiroidismo nelle gestanti, né la presenza degli anticorpi anti-tiroide né il livello degli stessi si associ a un incremento del numero di aborti, parti pretermine o altre complicanze materne, fetali e neonatali”. “Al contrario – aggiunge il dottor Emilio Fiore – livelli più elevati di TSH nel primo e nel terzo trimestre di gravidanza, e pertanto un controllo quasi ottimale della funzione tiroidea materna, sembrano essere correlati a un maggior rischio di aborto e di parto pretermine, a conferma che l’eventualità di queste complicanze è da riferire maggiormente allo scarso controllo della funzione tiroidea piuttosto che all’autoimmunità di per sé”. “Il nostro studio – conclude la dottoressa Lucia Montanelli – sottolinea l’importanza di una corretta programmazione e gestione della gravidanza nelle donne con tireopatia autoimmune per assicurare sin dalle primissime fasi di gestazione un adeguato apporto di ormoni tiroidei al feto, indispensabili per il normale sviluppo fetale”.