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Si è svolta la tappa lombarda della roadmap ACE-R che fa il punto sull’attuazione dello screening su epatite C in Regione. Nel corso dell’incontro si è discusso delle modalità che a livello regionale sono state implementate affinché possano essere utilizzati al meglio i fondi stanziati per attuare lo screening HCV su carceri, SerD e cittadini nati tra il 1969 e il 1989, compresi gli STP. L’evento, FASE II: cronoprogramma e modalità operative pro screening HCV Focus on Regione Lombardia, organizzato da MAPCOM Consulting, promosso da AISF – Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e da SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, con il patrocinio di EpaC onlus, e realizzato con il contributo non condizionato di AbbVie, ha avuto l’obiettivo di ricordare l’importanza dello screening e di favorire una riflessione sulle sfide e le possibili soluzioni di fronte alle potenziali criticità riscontrate a livello locale.

“Dopo una battaglia lunga più di un anno, oggi finalmente cominciamo a raccogliere i frutti e assistiamo ai passi conclusivi verso l’applicazione dello screening nelle Regioni italiane. Mi auguro che la Regione Lombardia sia tra le prime a partire – ha dichiarato On. Elena Carnevali, XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati – da lombarda apprezzo molto la proattività delle istituzioni sanitarie. Abbiamo l’esigenza di un’ampia adesione per garantire una eventuale diagnosi precoce e permettere di portare alla guarigione i pazienti grazie alle terapie innovative che possono così evitare aggravamento della condizione di salute.”

La Regione Lombardia è tra le prime ad aver strutturato un percorso dettagliato attraverso un documento programmatico per l’applicazione dello screening negli ambiti prescelti. Il documento è in fase di approvazione attraverso delibera, attesa per le prossime settimane.

Lo scorso 29 aprile, i Ministri Speranza e Franco hanno firmato il decreto attuativo che conferma definitivamente la disponibilità dei 71,5 milioni di euro. Ora il testimone è passato in mano alle Regioni che sono già al lavoro per avviare le attività di screening e recuperare i mesi persi. L’OMS, infatti, ha calcolato che un anno di ritardo nella diagnosi di malattia comporterà la morte di 44.000 persone in tutto il mondo nei prossimi 10 anni e qualche migliaio di queste persone saranno in Italia.

“Lo screening della popolazione generale e il legame alle cure antivirali dei soggetti infetti – ha spiegato nel suo intervento di saluto ai lavori la vicepresidente ed assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, – rappresenta il primo esempio di applicazione della strategia OMS per l’eliminazione della epatite C nel mondo. Regione Lombardia è sempre stata in prima linea su questo tema e il sistema dei test rapidi svolti in concomitanza con le fasi vaccinali anti-Covid conferma le azioni di diagnosi e cura dei pazienti a rischio di progressione della malattia.” “La Regione Lombardia ha strutturato una rete di centri epatologici in grado di trattare con antivirali diretti circa 43.000 persone affette da epatite C dal 2015 ad oggi. Questa rete di centri specialistici è ora pronta a gestire i pazienti che verranno identificati grazie allo screening per HCV. – ha dichiarato il Prof. Alessio Aghemo, Segretario AISF, Associazione Italiana per lo Studio del Fegato e Professor of Gastroenterology Department of Biomedical Sciences, Humanitas University – Stime dell’ISS ritengono che in Lombardia ci siano circa 22.000 persone sotto i 49 anni affette da epatite C non a conoscenza della loro malattia. La strategia della Regione sarà di muoversi su più linee: SerD, carceri, popolazione generale – sfruttando anche la vaccinazione COVID – per identificare i pazienti e rapidamente portarli al trattamento.” La Regione Lombardia godrà di uno stanziamento pari a circa 13 milioni di euro, di cui circa 5,5 milioni per l’anno in corso. In Regione Lombardia il tavolo tecnico che ha elaborato il documento programmatico, oltre ad aver precisato il setting di popolazione oggetto di screening, ha identificato dettagliatamente modalità di erogazione con test rapidi, sia capillari che orali, definizione dei punti di prelievo e attività di analisi correlate presso SerD, carceri e altre popolazioni fragili attraverso per esempio laboratori interni o attivando la rete delle ASST.

Il documento programmatico ci consente di arrivare a tutte le popolazioni indicate in decreto. Siamo in una fase avanzata del percorso di attivazione. Ora, la vera sfida, che decreterà il successo della campagna di screening HCV, è favorire un cambio di passo culturale attraverso una campagna informativa, per altro già prevista dal decreto, che affianchi gli screening e renda consapevole la popolazione grazie alla massima divulgazione su patologia, test, conseguenze e cure che portano all’eradicazione completa. – Ha spiegato Roberto Ranieri, Dirigente Medico ASST Santi Paolo e Carlo; Responsabile U.O Sanità Penitenziaria, Regione Lombardia. – Accanto all’informazione al cittadino deve esserci anche una fase attiva di training al personale sanitario e ai laboratori. In queste fasi, le associazioni di pazienti possono rivestire un ruolo determinante nell’affiancare le istituzioni.” Il documento inquadra alcune delle modalità di intercettazione della popolazione dei nati tra il 1969 e il 1989: si ipotizza che tale popolazione venga raggiunta durante la somministrazione vaccinale per Covid-19 oppure in fase di erogazione di altre attività mediche, visite, esami o prestazioni sanitarie: ad esempio durante attività di prevenzione già attive in Regione. I soggetti sottoposti a screening che dovessero risultare positivi al virus HCV, verranno inseriti nel percorso di linkage to care ovvero gli verrà garantita la possibilità di effettuare esami di approfondimento e ricevere le relative cure farmacologiche attraverso il contatto con le strutture sanitarie preposte. “Agire per l’individuazione e la cura di HCV nelle situazioni a maggior rischio, come SerD, carceri, rappresenta certamente un obiettivo primario. Va tuttavia ricordato che la parte più rilevante del sommerso, il ‘vero’ sommerso, risiede nella popolazione generale di più di 50 anni, tra coloro che hanno vissuto un numero maggiore di anni nel periodo in cui non era ancora stato introdotto nell’uso comune il materiale sanitario a perdere, come ad esempio aghi e siringhe. – ha ricordato il Prof. Massimo Galli, Past-President SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche ‘L.Sacco’ Milano – Un recente studio del mio gruppo che ha abbinato in tre comuni lombardi lo screening per Covid con quello per l’epatite C, ha ulteriormente confermato le stime riguardanti un rilevante sommerso anche in Lombardia. SIMIT conferma il suo impegno in ACE e la volontà di continuare a promuovere ogni iniziativa volta all’emersione del sommerso e all’avviamento alla terapia delle persone che vivono con HCV, superando le difficoltà e i ritardi imposti dalla pandemia.” È prioritario fare il punto sulla situazione, risolvere eventuali criticità a livello locale e procedere con le fasi operative di screening. Un percorso per essere efficiente necessita del coinvolgimento dei clinici di riferimento e dell’organizzazione di un sistema di rete locale che permetta una facile collocazione dei pazienti individuati ai centri autorizzati al trattamento.

“Ora è compito delle Regioni dare avvio alle attività di screening nel più breve tempo possibile. La Regione Lombardia attraverso il tavolo tecnico sta terminando di strutturare la pianificazione e il controllo dei flussi programmatici per l’attivazione degli screening, procedure di approvvigionamento dei test, il linkage to care nei diversi setting di popolazione interessata. L’auspicio è che a livello locale si parta, entro giugno, almeno sulle fasce di popolazioni più facilmente raggiungibili, come detenuti e persone afferenti ai SerD, per poi attivarlo, subito dopo, su tutti i cittadini nati tra il 1969 e il 1989 ivi inclusi i cittadini stranieri senza permesso di soggiorno. In altre parole, ci aspettiamo che la Lombardia sia la prima Regione Italiana a passare dalle parole ai fatti dimostrando che, nonostante la pandemia, possono essere implementate anche le altre attività di prevenzione su patologie di grande impatto come l’epatite C – ha chiarito Ivan Gardini, Presidente EpaC onlus. – Parte oggi la roadmap di incontri che Alleanza Contro le Epatiti promuove in diverse Regioni italiane per confrontarsi con i decisori locali e stimolare innanzitutto l’avvio della fase istruttoria e poi il passaggio alle fasi operative dello screening vero e proprio.”