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Un importante lavoro scientifico dell’Università di Parma sull’epidemiologia delle infezioni virali dell’apparato respiratorio nella nostra area, inclusa l’infezione da SARS-CoV-2, è stato recentemente pubblicato su “International Journal of Infectious Diseases£. La ricerca, realizzata nei laboratori di Virologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo, descrive la distribuzione a Parma, nel periodo da dicembre 2019 a marzo 2020, di virus causa di infezioni dell’apparato respiratorio, compreso il virus Coronavirus SARS-2, responsabile della malattia da Coronavirus “Coronavirus related Disease-19”.

Le ricerche sono state condotte dalle prof.sse Adriana Calderaro, Flora De Conto, Maria Cristina Arcangeletti e dai loro collaboratori nei Laboratori di Virologia Molecolare e Virologia Isolamento agenti virali dell’Unità di Virologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia.

Il lavoro ha riguardato oltre 900 casi, ospedalizzati e non, di infezioni del tratto respiratorio riscontrate nel periodo e nell’area geografica interessati dall’epidemia di SARS-CoV-2.

Un dato interessante emerso dallo studio è come l’andamento della circolazione dei virus respiratori sia sostanzialmente sovrapponibile a quello degli anni precedenti fino all’esordio della pandemia da SARS-CoV-2: infatti, ad esempio, il virus respiratorio sinciziale (RSV), riconosciuto nella nostra esperienza come il virus respiratorio più frequentemente isolato nel periodo invernale, è stato prevalente anche nel periodo dicembre 2019-gennaio 2020, poi sostituito da SARS-CoV-2, che in un solo mese è diventato il terzo virus più frequentemente rilevato nella stagione invernale dicembre 2019 – marzo 2020, dopo RSV e rinovirus, sottolineando il forte potere epidemico di SARS-CoV-2.

SARS-CoV-2 è stato anche riscontrato nello stesso soggetto contemporaneamente ad altri virus , in particolare virus del raffreddore, sebbene solo in 3 casi, in bambini di età inferiore a un anno.

La netta prevalenza di infezione da SARS-CoV-2 nei maschi rispetto alle femmine osservata nel lavoro, indica come il sesso possa essere un fattore di rischio implicato nella comparsa della malattia COVID-19. Allo stesso modo, anche l’età può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo della malattia; infatti, tra i casi esaminati, tutti con segni e sintomi di infezione dell’apparato respiratorio, SARS-CoV-2 è stato rilevato in 75 adulti e solo in 7 bambini. Proprio nei bambini, caratterizzati da una scarsa esperienza immunitaria, lo studio ha mostrato una tendenza completamente diversa confrontando SARS-CoV-2 con i virus respiratori “comuni” che hanno visto i bambini più colpiti senza distinzione di sesso. Nei bambini, inoltre, le infezioni da tutti i virus respiratori rilevati, compreso SARS-CoV-2, sono state non gravi.

I dati osservati, ottenuti grazie all’impiego di tecnologie molecolari avanzate, in sinergia con metodi colturali convenzionali, in uso da sempre presso il laboratorio di Virologia, sono di grande interesse per la comprensione dell’epidemiologia dei virus dell’apparato respiratorio e della sua evoluzione nella nostra area, includendo anche SARS-CoV-2, la cui pandemia è, come noto, ancora in atto.

Con i dati a disposizione si può ipotizzare una previsione per il periodo invernale 2020-2021, in cui, con ogni probabilità, si dovrebbe osservare una sostanziale riduzione del numero di infezioni delle alte vie respiratorie in quanto l’adozione delle misure di contenimento attualmente previste dovrebbe contenere non solo la diffusione di SARS-CoV-2, ma anche degli altri agenti trasmessi per via aerea; la proporzione tra i diversi agenti virali potrebbe invece rimanere la stessa con circolazione di SARS-CoV-2 contemporanea a quella di tutti gli altri virus respiratori.