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I Lisati batterici sono vecchi alleati dei polmoni. Sviluppati negli anni 60 del secolo scorso, sono una categoria di farmaci che racchiudono parti inattivate di batteri, permettendo al sistema immunitario di prepararsi per tempo a reagire alle infezioni. Moltissimi studi negli ultimi 50 anni hanno provato scientificamente che i Lisati stimolano la produzione di anticorpi, riducono le infezioni frequenti delle vie respiratorie e migliorano la salute della mucosa, rivelandosi benefici sia per gli anziani che per i bambini, categorie particolarmente sensibili ai mali di stagione. 

Con l’avvento del COVID-19, però, questi farmaci potrebbero avere un ruolo completamente nuovo: ridurre le infezioni da SARS-COV-2. 

Un’equipe italiana condotta dal Professor Giovanni Melioli (nella foto) ha dimostrato in uno studio in vitro che le cellule della mucosa faringea, trattate con una quantità di Lantigen B equivalente al normale dosaggio previsto per l’assunzione del farmaco, riducono l’espressione dei recettori ACE2 che fungono da porte di accesso del virus sulla superficie cellulare. Lo studio “The bacterial lysate Lantigen B reduces the expression of ACE2 on primary oropharyngeal cells” è già stato rilasciato in versione pre-print e attende la pubblicazione in una rivista internazionale peer-reviewed. 

“Siamo partiti – racconta Melioli – da un importante studio statunitense condotto da una brillante scienziata italiana, Donata Vercelli** che, impiegando gli importanti mezzi messi a disposizione della ricerca universitaria negli Stati Uniti, ha dimostrato come un Lisato affine al Lantigen B riducesse sia l’espressione di ACE2 – il recettore che accoglie la proteina Spike del COVID -19 – sia, conseguentemente, la possibilità di infezione del COVID-19 su cellule monoclonali in laboratorio”. 

“Da questo punto di partenza, abbiamo costruito uno studio che mettesse alla prova i risultati ottenuti applicando la ricerca a cellule della mucosa faringea prelevate con un semplice tampone da 15 volontari. Le cellule sono rimaste in coltura per 24 ore con 1-2 mmgg di Lantigen B e, poi, analizzate. Abbiamo scoperto due cose importanti: la prima è che i quattro quinti delle cellule riducevano in maniera drastica l’espressione del recettore ACE2 e che questo risultato avveniva in cellule vive del corpo, le stesse che sono bersaglio del SARS-COV-2 durante l’infezione; la seconda è che il dosaggio al quale questo effetto si ottiene è lo stesso previsto per la somministrazione orale del Lantingen B. Stiamo avviando un nuovo studio al fine di dimostrare che l’effetto registrato in vitro sulle cellule prelevate dalla faringe avvenga anche in situ, ovvero nella laringe stessa dopo assunzione di Lantingen B per bocca. Ritengo, però, che, data la semplicità del modello e la chiarezza dei risultati, lo studio in vitro verrà confermato da quello in vivo”.  

“Esistono, al momento, tre modi per proteggersi dal COVID-19: non infettarsi; il vaccino; i farmaci antivirali. Sono confidente che queste nuove linee di ricerca abbiano svelato l’esistenza di una quarta difesa: i lisati batterici che riducono la possibilità di rimanere contagiati. Questa nuova risorsa contro il COVID-19 non è un’alternativa al vaccino. Il vaccino è provato essere lo strumento che riduce di molto gli effetti sistemici e i sintomi più gravi quando ci siamo infettati; il Lantingen B promette a sua volta di essere il farmaco che ci aiuta a non infettarci. Un risultato importante per tante delle categorie a rischio e, soprattutto, per coloro che non sono coperti, per varie ragioni, dalla protezione vaccinale”. 

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