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DiaSorin consolida la partnership strategica con MeMed siglando un accordo di distribuzione per il mercato italiano del test MeMed BV sulla piattaforma analitica MeMed Key.

DiaSorin Italia S.p.A. offrirà la soluzione diagnostica MeMed BV sulle piattaforme proprietarie LIAISON XL e LIAISON XS, già presenti nei laboratori centralizzati per l’esecuzione del test ad alti volumi, così come sulla piattaforma MeMed Key, disegnata per soddisfare le esigenze di una strumentazione con minore ingombro e compatibile con le nuove realtà sanitarie decentralizzate sul territorio.

Il test MeMed BV integra algoritmi di intelligenza artificiale con la misura dei livelli di tre proteine legate alla risposta immunitaria del paziente, consentendo al medico di differenziare celermente le infezioni batteriche da quelle virali ed adottare le misure terapeutiche più efficaci; ha il potenziale per trasformare la gestione terapeutica dei pazienti; è stato sviluppato e validato da MeMed in collaborazione con poli di ricerca di eccellenza e partner commerciali; è stato convalidato in studi clinici multinazionali in doppio cieco e in contesti reali su oltre 20.000 pazienti in Italia, Israele, Stati Uniti e altri Paesi europei, che mostrano oltre il 90% di sensibilità e specificità nella distinzione tra infezioni batteriche e virali; ha ottenuto il marchio CE in Europa, l’approvazione AMAR dal Ministero della Salute di Israele e l’autorizzazione 510(k) da parte della Food and Drug Administration statunitense.

“Il nuovo accordo firmato con MeMed vuole essere un’ulteriore risposta di DiaSorin al tema dell’antimicrobico resistenza, una minaccia crescente a livello globale. Distinguere le infezioni acute di origine batterica da quelle virali è diventata una delle principali sfide alle quali siamo chiamati a dare risposta” ha commentato Ugo Gay, Amministratore Delegato e Direttore Generale di DiaSorin Italia. “L’anamnesi clinica, gli esami fisici o altri test clinici possono, difatti, fornire risposte incomplete o lente, portando ad identificare erroneamente il patogeno infettivo, compromettendo o ritardando il percorso terapeutico del paziente ed incrementando l’utilizzo inappropriato di antibiotici”.