Print Friendly, PDF & Email

Qual è stato l’impatto dell’emergenza COVID-19 sulla vita dei pazienti con Malattia di Parkinson e dei clinici? La questione sta divenendo cruciale, considerando che la Malattia di Parkinson è associata a un elevato rischio di complicanze correlate al COVID-19. Inoltre, la maggiore vulnerabilità degli anziani e di coloro che hanno comorbilità insieme alla maggiore prevalenza della Malattia di Parkinson con l’avanzare dell’età solleva timori sui rischi potenzialmente più elevati di contrarre il COVID-19 nelle persone affette da questa patologia e altri disturbi del movimento.

Zambon ha dedicato il proprio Simposio a questo argomento. Il 12 settembre ha avuto luogo “Sfide nella gestione dei pazienti affetti da Malattia di Parkinson durante la pandemia di COVID-19: quali aspettative?” in occasione del Virtual International Congress of Parkinson’s Disease and Movement Disorders 2020.

L’impatto dell’isolamento durante la pandemia è stato molto forte sui malati di Parkinson e la situazione sta peggiorando. L’inattività, lo stress e la solitudine hanno aggravato il deterioramento e comportato la comparsa di molteplici complicanze come malattie cardiovascolari, osteoporosi, insonnia, declino cognitivo, depressione e stipsi.

Durante il Simposio, il Prof. Bastiaan Bloem, Direttore, Radboudumc, Center of Expertise for Parkinson & Movement Disorders, Nijmegen ha sottolineato: “Si può affermare con certezza che si sia aperta una nuova stagione nella gestione dei sintomi della Malattia di Parkinson durante il COVID-19 che testimonia una significativa accelerazione dei problemi legati a livelli di stress acuto e cronico con un conseguente peggioramento dei sintomi quali tremori, discinesia, congelamento dell’andatura e aumento dell’ansia, anche in pazienti precedentemente stabili. Inoltre, l’impossibilità di praticare attività fisica ha causato casi di solitudine ed estraniamento da chi prestava loro assistenza. È pertanto importante integrare approcci complementari nella terapia farmacologica più tradizionale; un programma di yoga per aumentare la consapevolezza ha dimostrato di poter migliorare le disfunzioni motorie e la mobilità e contribuire a ridurre l’ansia e i sintomi da stress, migliorando così la qualità della vita”.

A causa della complessità della Malattia di Parkinson, è cruciale elaborare un approccio multidisciplinare che coinvolga tutto lo staff medico a cui sono affidati i pazienti: neurologo, geriatra, psicologo, psichiatra, medico di famiglia, nutrizionista, urologo, assistente sociale e infermieri. Questo può migliorare il rispetto della terapia, l’appropriatezza delle cure e apportare un sollievo psicologico ed emotivo integrato alle persone che convivono con la Malattia di Parkinson.

La validità della telemedicina nel valutare i malati di Parkinson è stata ben documentata in molti studi, è una strada percorribile perché la maggior parte degli esami fisici può essere visualizzata. L’epidemia ha già accelerato innovazione e applicazione di tali sistemi per poter fornire assistenza sanitaria urgente e costante. Sebbene non possa sostituire la consultazione medica, la diagnosi e il percorso terapeutico, la telemedicina può diventare un valido strumento per il follow-up a distanza di pazienti che già dispongono di una diagnosi di Malattia di Parkinson e di una terapia.

Il Prof. Angelo Antonini Professore di neurologia, Direttore dell’Unità Parkinson e disturbi del movimento del Dipartimento di neuroscienze all’Università di Padova ha dichiarato: “Tutti i sintomi rilevanti individuati sono collegati alla mancanza di mobilità e ciò sottolinea l’importanza di implementare strategie corrette per il controllo della patologia. Inoltre, la qualità della vita, misurata in un gruppo di pazienti prima e dopo il lockdown, è anch’essa significativamente peggiorata durante il periodo di isolamento. Un’altra lezione che abbiamo appreso recentemente è l’importanza di fornire ai nostri pazienti nuovi strumenti per contattare a distanza i neurologi e monitorare le manifestazioni cliniche, mediante i sensori e la telemedicina”.

Tutti i relatori del Simposio hanno ribadito la necessità di tenere in considerazione, ora più che mai, sia la progressione dei sintomi motori/non motori sia la qualità della vita come indicatori di efficacia di una migliore gestione di una terapia che potenzialmente può cambiare il decorso della malattia.

Roberto Tascione, CEO di Zambon Spa ha concluso dichiarando: “Nel 2015 Zambon ha iniziato a occuparsi di Malattia di Parkinson, un settore molto trascurato, con l’intenzione di fare la differenza per medici, pazienti e chi si prende cura dei malati. Negli ultimi cinque anni, siamo stati orgogliosi di sostenere la comunità medica e scientifica con studi, corsi di formazione ed eventi e di aver aiutato pazienti a collaborare con i gruppi che li rappresentano in tutto il mondo. Oltre 60.000 pazienti in Europa, Australia, America del Nord e del Sud hanno beneficiato dei nostri investimenti e dei nostri prodotti. Questo simposio testimonia il nostro impegno per migliorare le terapie e la cura, con un approccio innovativo e multidisciplinare alla Malattia di Parkinson che vada oltre le pillole per comprendere meglio i bisogni disattesi dei pazienti e migliorare la loro qualità della vita”.

La Malattia di Parkinson è una condizione neurodegenerativa che riguarda le cellule nervose del cervello che controllano il movimento. I sintomi si manifestano gradualmente e progrediscono lentamente. Si tratta di una condizione debilitante, con un forte impatto sulla qualità della vita di chi ne soffre. Attualmente, si stima che riguardi l’1-2% della popolazione di età superiore ai 60 anni, per passare al 3-5% sopra gli 85 anni.

Molti studi hanno dimostrato che i sintomi non motori sono il fattore determinante di una scarsa qualità della vita. Lo spettro dei sintomi non motori è molto ampio, spazia dagli effetti sul cervello con la depressione, l’ansia, il dolore e i disturbi del sonno, a quelli sul cuore con il dolore ortostatico, sull’intestino con la stipsi e sulla pelle con l’eccessiva sudorazione. A ciò si aggiungono anche difficoltà nel linguaggio e nella deglutizione, salivazione eccessiva e problemi respiratori. Questi sintomi hanno un enorme impatto sui pazienti affetti da Malattia di Parkinson e sulla quotidianità di chi li assiste. Tra marzo e aprile 2020, diversi pazienti che non avevano mostrato oscillazioni motorie/non motorie significative fino a gennaio hanno riferito di soffrire di gravi periodi off, interruzioni del sonno, dolore e persino problemi cardiaci e occlusioni gastrointestinali.