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Un’infezione virale potrebbe contribuire a scatenare la celiachia, in chi è geneticamente predisposto: lo dimostrano i risultati di uno dei progetti di ricerca finanziati dalla Fondazione dell’Associazione Italiana Celiachia, presentati in anteprima in occasione del  7° Convegno Nazionale La biopsia intestinale nella diagnosi e nel follow-up della malattia celiaca, a Roma il 9 novembre. Gli studi condotti nell’ambito del progetto hanno infatti verificato che in soggetti geneticamente predisposti alla celiachia i virus, assieme a specifici “pezzetti” di glutine, potenziano la risposta immunitaria innata dell’organismo contro le infezioni virali, provocando un’infiammazione locale e soprattutto innescando una reazione autoimmune che può portare alla comparsa della celiachia. Il dato, oltre a contribuire alla comprensione dei meccanismi con cui si sviluppa la malattia, potrà essere utile per migliorare la diagnosi e predire l’evoluzione dei soggetti a rischio.
Il progetto di ricerca ha cercato di comprendere meglio il ruolo nella celiachia dell’attivazione dell’immunità innata da parte di peptidi di glutine e/o virus, come spiega il coordinatore Riccardo Troncone, docente di pediatria del Dipartimento di Scienze mediche traslazionali dell’Università Federico II di Napoli: “La malattia celiaca è una malattia autoimmune causata dall’ingestione di glutine in individui geneticamente predisposti: il glutine, normalmente tollerato come gli altri alimenti,  nei soggetti celiaci attiva invece una risposta immunologica. Ne esistono due tipi, una molto specifica mediata da cellule T e da anticorpi specifici, un’altra più primitiva, detta risposta innata, la stessa che ci difende dalle infezioni virali. Con il nostro progetto abbiamo voluto capire se fra risposta al glutine e risposta ai virus ci siano similitudini e soprattutto se queste risposte possano sommarsi: numerosi studi epidemiologici e genetici indicano infatti che altri fattori ambientali oltre al glutine, in primo luogo i virus, potrebbero essere in grado di innescare la celiachia in individui geneticamente suscettibili”. I ricercatori, nell’arco dei tre anni del progetto, hanno lavorato su linee cellulari e biopsie di pazienti dimostrando che nell’intestino dei celiaci aumenta l’espressione di molecole e vie di segnalazione tipiche dell’immunità innata, come IL15 e interferone alfa. “Abbiamo anche verificato che il peptide della gliadina P31-43, che si trova nel glutine e resiste alla digestione intestinale, attiva l’immunità innata così come le proteine dei virus: queste molecole possono perciò agire in sinergia – aggiunge Troncone – In entrambi i casi, negli esperimenti su cellule, si è notato anche un aumento del traffico delle vescicole all’interno delle cellule stesse che porta a un incremento dell’infiammazione: questi dati indicano perciò che le proteine presenti nel glutine, insieme a quelle virali, possono simulare e potenziare la risposta immunitaria innata ai virus, contribuendo a innescare la celiachia in soggetti geneticamente predisposti”.
“Il progetto di ricerca La risposta immune innata nella malattia celiaca: marcatori, fattori scatenanti, evoluzione e implicazioni cliniche è uno dei 19 programmi scientifici italiani su celiachia, dermatite erpetiforme e altre patologie glutine-correlate che la Fondazione Celiachia ha finanziato dal 2013 al 2017 per un totale di 2,3 milioni di euro, a cui si è aggiunto un ulteriore stanziamento di 425.000 euro nel 2018 per il finanziamento di fino a cinque borse di studio” spiega Ivana Losa, Presidente della Fondazione Celiachia. I temi affrontati sono inerenti all’area medico-scientifica, con contributi su biologia e biochimica, metabolomica, genetica e proteomica, ma anche studi clinici e preclinici e strategie di sviluppo di nuovi farmaci. “I progetti approvati e finanziati dalla Fondazione, che con il suo sostegno promuove la miglior ricerca scientifica italiana sulla celiachia, a oggi hanno portato ad un totale di 27 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali. Inoltre, motivo di orgoglio per la Fondazione, è il Bando FC Fellowships, giunto alla sua terza edizione, che offre la possibilità a giovani laureati e neo-dottori di ricerca di intraprendere la carriera della ricerca scientifica nel settore della celiachia e della dermatite erpetiforme, grazie a una borsa di studio triennale”, conclude la Presidente Losa.