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In occasione della ricorrenza della morte del campano Giuseppe Moscati si celebra la terza Giornata Nazionale per L’Aderenza alle Terapie. In Italia ben sette pazienti su dieci, colpiti da una o più malattie croniche, non assume i medicinali nei tempi e nelle modalità indicate dal personale sanitario. Da qui l’esigenza di promuovere iniziative per contrastare un fenomeno francamente preoccupante e che la pandemia ha contribuito ad incrementare. Per questo è nato CIAT: il Comitato Italiano per l’Aderenza alla Terapia che riunisce 20 Società Scientifiche e rappresentanti di pazienti, istituzioni e medici FNOMCeO-Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri; farmacisti di Federfarma e infermieri FNOPI -Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche.

“La scarsa o non corretta aderenza terapeutica è un grande e sottovalutato problema che da troppi anni affligge la popolazione nel nostro Paese – afferma Mauro Boldrini, Vice Presidente CIAT -. Le innumerevoli difficoltà indotte dal Covid-19, al nostro sistema sanitario nazionale, rischiano di monopolizzare l’attenzione delle istituzioni e dei medici. Esistono invece molte altre patologie altrettanto pericolose e che continuano a interessare milioni di uomini e donne. E’ necessario favorire nuove forme di controllo e d’assistenza sfruttando, per esempio, le grandi potenzialità offerte dalla telemedicina”. “Gli anziani sono da considerare una categoria a rischio – prosegue Roberto Messina, Presidente Senior Italia FederAnziani -. Finora sono stati i più esposti ai pericoli del Coronavirus e infatti sono oltre 109mila gli over 80 deceduti dall’inizio della pandemia. Inoltre i vari lockdown, le difficoltà e la paura di accesso alle strutture sanitarie, la sospensione di molti esami e visite su tutto il territorio nazionale hanno favorito la scarsa aderenza alle terapie. Già prima della pandemia in tutta Europa si registrano oltre 194mila decessi per la mancata somministrazione dei trattamenti. Non c’è quindi più tempo da perdere, se vogliamo fermare questo boom di decessi e vanno avviate campagne specifiche per ribadire l’assoluta necessità di proseguire con le cure in questo difficile momento storico”.

In occasione delle celebrazioni relative alla terza giornata nazionale per l’aderenza alle terapie, la Vice Presidente del Senato Paola Taverna afferma: “L’Italia è il Paese europeo, e il secondo al mondo dopo il Giappone, con la più alta proporzione di persone anziane rispetto alla popolazione. Tutelare la salute dei nostri nonni e la loro longevità è pertanto diventata una priorità assoluta. L’iniziativa, attraverso un progetto di legge, con cui il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, prevede di istituire il 12 aprile come la giornata nazionale per l’aderenza alla terapia, mi trova assolutamente favorevole. I nostri Padri costituenti non potevano avere la percezione di dover inserire nella Carta corpose tutele statali per queste persone fragili. Oggi la piramide demografica è rovesciata ed è indispensabile un approccio socio-economico che metta in conto provvedimenti per la vecchiaia attiva. Non più solo assistenzialismo, ma qualità della vita. Bisogna creare un nuovo patto intergenerazionale e immaginare un mutuo sostegno tra anziani autosufficienti attraverso il co-housing, in modo che si sentano creativi, vivi. Allo stesso tempo, mai come in questo momento così delicato a causa della pandemia, credo sia indispensabile che i vaccini vadano dati principalmente alle persone che più hanno subito la catastrofe, gli anziani, appunto. Quello della fascia anagrafica è un principio a cui non possiamo derogare” 

“Generare consapevolezza e sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni, i professionisti della salute è l’obiettivo della Giornata Nazionale per l’Aderenza alle Terapie che il Ministero della Salute si sta adoperando per istituire come appuntamento ricorrente per attività formative e informative su tutto il territorio italiano – commenta il Sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. “La mancata aderenza terapeutica comporta conseguenze non solo in termini di salute dei pazienti, ma anche economiche: seguire in modo discontinuo o errato trattamenti salvavita o per malattie croniche, infatti, può causare complicanze e quindi accessi all’assistenza ospedaliera inopportuni e soprattutto evitabili. È fondamentale perciò trasferire al paziente e ai suoi caregivers l’adeguata conoscenza sulle terapie a cui è sottoposto. La comunicazione medico-paziente è un momento fondamentale della pratica clinica e in questo tutti gli operatori sanitari sono chiamati a giocare un ruolo centrale e continuo.”

In Italia, così come nella grande maggioranza dei Paesi Occidentali, le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di mortalità. “Solo nella nostra Penisola determinano ogni anno più di 220.000 decessi di cui ben il 90% si registra tra uomini e donne con più di 65 anni – sottolinea Giovambattista Desideri, Direttore della cattedra di geriatria dell’Università de l’Aquila -. Uno dei maggiori fattori di rischio delle patologie cardiache è l’ipertensione arteriosa che colpisce fino al 60% dei nostri pazienti con più di 75 anni. Si tratta di una condizione che può essere tenuta sotto controllo attraverso la somministrazione di farmaci che solitamente sono ben tollerati. Eppure un paziente su tre non riceve o comunque non assume correttamente le cure con gravi conseguenze sulla salute sia della singola persona che della collettività. L’ipertensione è diventata quindi una patologia emblematica dell’enorme impatto clinico ma anche sociale rappresentato della scarsa aderenza terapeutica. Come suggeriscono tutte le linee guida internazionali la semplificazione delle modalità di assunzione dei trattamenti può favorire l’aderenza, soprattutto nell’anziano. Ciò non toglie che sia necessario anche una maggiore attenzione su questo tema”.
“Le malattie croniche interessano in totale oltre 14 milioni di uomini e donne in Italia – conclude Antonio Magi, Segretario Generale SUMAI -. Gli over 65 rappresentano più della metà di questi pazienti ma le patologie possono colpire a qualsiasi fascia d’età. Spesso e volentieri riguardano anche gli adolescenti o addirittura i bambini. Quindi il problema della mancata aderenza investe a 360 gradi l’intera società e determina costi diretti e indiretti per tutto Paese. Favorire l’aderenza alle cure, e al tempo stesso le diagnosi precoci, ci permetterebbe di risparmiare ogni anno fino a 19 miliardi di euro. Sono risorse importanti che potrebbero essere reinvestite in altri settori strategici del nostro sistema sanitario nazionale. Va fatta cultura anche tra i medici perché devono impegnarsi maggiormente per la sensibilizzazione verso questo tema”.