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Nuove armi contro il cancro alla prostata: farmaci, certo, ma anche nuove realtà di intervento chirurgico e di microscopica verifica del risultato ottenuto, grazie anche all’impiego del robot. Questo accade all’ospedale di Baggiovara, presso Modena. Si tratta di due “strumenti” che vedono protagonista il professor Bernardo Rocco, primario presso l’ospedale e direttore della Struttura complessa di Urologia, un punto d’eccellenza. Dice il professore: “Nel 2006 introdussi la chirurgia robotica multidisciplinare allo IEO di Umberto Veronesi a Milano, sviluppando in particolare l’approccio al tumore alla prostata. Fu il mio momento magico”. Rocco è stato negli USA per anni come assistente del professor Vitul Patel, uno dei grandi padri fondatori della robotica medica, diventando clinical instructor proprio per quello specifico settore del quali è oggi leader conosciuto e riconosciuto a livello mondiale.

Prima novità: il PrECE, un sistema predittivo, basato su nomogramma che indica lo stato di aggressività locale del tumore, messo a punto proprio dal professor Rocco in collaborazione con il più grande centro di prostectomia robotica degli States quello di Celebration, in Florida. “PrECE”, spiega il professor Rocco, “sviluppato su basi statistiche per ogni paziente guida il chirurgo nell’individuare il piano di intervento sulla ghiandola malata. Se il nomogramma prevede la presenza di un tumore confinato alla ghiandola prostatica si potrà effettuare un intervento nerve sparing, cioè con risparmio dei nervi deputati all’erezione; in caso di neoplasia più avanzata si  procederà invece a una più ampia resezione chirurgica per garantire la sicurezza oncologica. Il sistema predittivo consente inoltre di sfruttare e incrementare al massimo i numerosi e vantaggi della chirurgia robotica, tra i quali spicca la maggior precisione dell’intervento chirurgico, e questo si ottiene grazie anche alla visualizzazione tridimensionale in diretta”.

Presso l’urologia di Baggiovara non è solo all’ordine del giorno il PrECE, ma anche la microscopia confocale ex vivo introdotta dal professor Giampaolo Bianchi, ex direttore dell’urologia del policlinico di Modena può consentire una diagnosi immediata del tumore della prostata. Prosegue il professor Rocco :”utilizzata in campo urologico per la prima volta al mondo dall’università di Modena, consente di ottenere l’analisi istologica sul tessuto asportato in un minuto contro i 30 del classico esame. Permette così di effettuare un maggior numero di biopsie intraoperatorie volte a confermare la totale asportazione di tutto il tumore fino all’ultima cellula malata . La microscopia confocale si effettua con un particolare microscopio a riflettanza e fluorescenza posizionato in sala operatoria. Ciò che il microscopio “vede” viene trasferito su un pc e le immagini digitalizzate possono essere così condivise con qualunque patologo ovunque si trovi nel mondo, abolendo la necessità di disporre di in ospedale di un laboratorio e del personale addetto. I risultati preliminari del suo utilizzo presso l’università di Modena e Reggio Emilia e l’ospedale di Baggiovara sono stati pubblicati sul prestigioso “British Journal of Urology International”.

MIglioramento della diagnostica microscopica, tecnologie e tecniche chirurgiche sempre più innovative, focalizzate con precisione sul paziente e sulla sua malattia: questa è la missione che la Clinica di Urologia di Modena intende perseguire.

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