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Con la mostra fotografica e la conferenza stampa organizzata presso il Palazzo del Cinema, ZEISS ha voluto dare continuità all’impegno preso ad aprile 2018 con il lancio della tecnologia UVProtect, a dimostrazione della costante attenzione del Gruppo per il benessere visivo e il miglioramento della vita delle persone. Si tratta di una responsabilità sociale che fa parte del DNA dell’azienda e della Fondazione ZEISS, da oltre 170 anni focalizzate su questa missione.
Oggi oltre il 70% delle lenti1 non fornisce una protezione completa dagli effetti biologicamente dannosi derivanti dalla radiazione ultravioletta. Rispettare lo standard di riferimento per le lenti chiare, quello fissato dalla normativa ISO a 380 nm, non consente di proteggere in maniera completa ed efficace anche l’area perioculare.
La tecnologia ZEISS UVProtect applicata alle lenti da vista chiare ha rivoluzionato il mercato, consentendo di fare un grande passo in avanti nel concetto di protezione. Questo perché non si tratta di un semplice trattamento superficiale che viene aggiunto alla lente, ma di un vero e proprio substrato invisibile che assorbe l’intero spettro UV fino a 400 nm e che garantisce una protezione completa senza alcuna differenza estetica rispetto alle classiche lenti da vista. Gli studi più recenti hanno dimostrato che il gap tra 380 nm e 400 nm non è affatto trascurabile, anzi: in questo 20 nm, i rischi per gli occhi e i tessuti circostanti aumentano.
Un impegno, quello di ZEISS, che dunque non si è concluso con il lancio sul mercato di un nuovo prodotto, al contrario: “La strada da fare è ancora lunga: se vogliamo educare il grande pubblico sull’importanza di prendersi cura al meglio dei propri occhi, non dobbiamo smettere di sensibilizzare sui danni che possono derivare dall’esposizione dai raggi UV, ma continuare a informare tutti gli attori della filiera, dagli enti di certificazione al consumatore finale”, spiega Michele D’Adamo, AD del gruppo ZEISS in Italia.
Siamo ormai tutti consapevoli che esporci al sole senza crema protettiva è un comportamento rischioso per la nostra pelle. Ma non siamo ancora sufficientemente sensibilizzati sui danni che la radiazione ultravioletta può avere sui nostri occhi e sui delicati tessuti circostanti: l’area perioculare è infatti tipicamente “dimenticata” anche da coloro che utilizzano la crema solare su tutto il corpo. Un recente studio condotto dall’autorevole associazione americana The Vision Council ha rilevato come solo il
21% dei consumatori indossi occhiali con lenti scure quando si espone al sole. Non solo: da un’altra indagine condotta dall’Università di Liverpool è emerso che, anche dopo essere stati informati sui rischi di sviluppare tumori nell’area perioculare se non adeguatamente protetta, solo una
piccola percentuale dei partecipanti ha deciso di iniziare a proteggere questa zona. Questo dato allarmante dimostra come i rischi siano ancora molto sottovalutati e quanto lavoro ci sia da fare per sensibilizzare in maniera efficace e completa sui danni che possono derivare  dall’esposizione ai raggi UV.
In autunno e inverno, poi, tendiamo a sottovalutare ancora di più la radiazione solare in quanto le giornate sono più brevi, spesso nuvolose e il sole “non scotta”. Tuttavia, è fondamentale ricordarsi che le radiazioni UV ci sono sempre, in qualunque stagione e con qualunque condizione atmosferica, anche quando il cielo è coperto. Non solo i raggi UV penet ano attraverso le nuvole ma aumentano con l’aumentare dell’altitudine. In
montagna, i raggi solari vengono riflessi dalla neve fino al 90%, aumentando considerevolmente il rischio per gli occhi.
Particolare attenzione bisogna prestare ai bambini: il loro cristallino, la lente naturale dell’occhio, è perfettamente chiaro e trasparente fino a 10-16 anni e, non esercitando alcuna azione filtrante, richiede necessariamente che gli occhi siano protetti in maniera adeguata.
Medici Oftalmologi e Ottici Optometristi sono naturalmente i primi “ambasciatori” della prevenzione: hanno la responsabilità di informare le persone e sensibilizzare sul tema della radiazione ultravioletta.
Ma è l’intera filiera a giocare un ruolo fondamentale nell’educare il grande pubblico a proteggersi dai rischi delle radiazioni UV. Ed è proprio in quest’ottica che ZEISS ha deciso di entrare in gioco per coinvolgere i vari attori in un’attività di sensibilizzazione a più livelli, nella quale la partecipazione di tutti è cruciale.
È da sottolineare il fatto che non tutte le soluzioni attualmente presenti sul mercato assorbono completamente i raggi UV e la ragione può essere ritrovata nelle normative vigenti, attualmente
differenti per lenti da sole e lenti da vista. Lo standard per le lenti da sole segue, infatti, la più stringente normativa australiana e neozelandese, che indica come livello di protezione necessario 400 nanometri, lo stesso raccomandato dall’OMS.
Lo standard di riferimento per le lenti da vista è, invece, quello indicato dalle normative ISO e ANSI, pari a 380 nm.
Mentre ISO and ANSI sono ferme a 380 nm, l’OMS e lo Standard di Australia e Nuova Zelanda hanno definito 400 nm come limite della radiazione UV
Gli Standard ANSI e ISO non vengono aggiornati da parecchio tempo ed indicano ancora 380 nanometri come il livello per cui è necessario proteggersi dai raggi UV, mancando quindi di considerare un intervallo per nulla trascurabile, come confermato dai più recenti studi scientifici e medici. ZEISS ha deciso di fare un passo in avanti per prima, andando oltre la normativa vigente e offrendo di serie e senza costi aggiuntivi una protezione UV completa in tutte le proprie lenti da vista chiare fino a 400nm, nella convinzione questo diventerà presto il nuovo standard di riferimento per tutta la filiera.