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La “potenza è nulla senza controllo” recitava una famosa pubblicità sul finire degli anni 90 e questo concetto potrebbe oggi essere traslato alla malattia diabetica. Il diabete, infatti, a fronte della sua espansione in tutto il mondo, è al centro dell’attenzione dei ricercatori che studiano e mettono a punto farmaci e dispositivi tecnologici sempre più raffinati e potenti. Nonostante tutto ciò, il principale problema che diabetologi e persone con diabete devono affrontare ogni giorno è sempre lo stesso: il controllo metabolico della malattia ossia il mantenimento dei livelli di vari parametri nella norma.
Secondo lo studio GUIDANCE, un’indagine compiuta in otto Paesi europei, tra cui l’Italia, per determinare il grado di adesione alle raccomandazioni delle linee guida per il trattamento del diabete di tipo 2 e valutare i risultati di cura ottenuti, la gestione del diabete evidenzia alcuni dati preoccupanti. Il livello dei processi di cura è incoraggiante – dicono gli autori – meno, tuttavia, lo sono i risultati che si conseguono. Infatti, solo 1 persona con diabete su 2 raggiunge valori di emoglobina glicata inferiori al 7%, considerato la soglia di buon controllo, e solo il 6,5% delle persone ottiene contemporaneamente i target di cura per HbA1c, pressione arteriosa e colesterolo LDL, due tra le condizioni più frequentemente associate al diabete di tipo 2.
“Sul mancato raggiungimento di un buon controllo del diabete da parte dei pazienti gravano fattori come la scarsa percezione, da parte della persona con diabete, di alcuni medici e di parte della società, della pericolosità della malattia, il numero di malattie croniche che il paziente deve gestire in contemporanea, i determinanti sociali, come reddito, cultura e lavoro, che influiscono sulla capacità di gestione della malattia stessa”, spiega Riccardo Fornengo, diabetologo presso la S.S.D. di Diabetologia ASLTO4 di Chivasso e Consigliere nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi. “Inoltre, non dobbiamo dimenticarci dell’inerzia terapeutica, cioè la ritardata o mancata attuazione di una corretta intensificazione della terapia, che sfocia nell’insuccesso del controllo del diabete”.
“Affrontare le molteplici problematiche che emergono dalla gestione del diabete e dall’inerzia clinica in particolare, è una sfida enorme”, interviene Massimo Balestri, Amministratore Delegato di Roche Diabetes Care. “Riteniamo che, coniugando le opzioni tecnologiche e terapeutiche possibili con il concetto di personalizzazione della gestione della malattia, possiamo dare un contributo importante a rispondere in maniera efficace alle necessità di tutti gli interlocutori – comunità medico-scientifica, ma soprattutto persone con diabete – e migliorare l’assistenza e gli outcome clinici. Da sempre Roche Diabetes Care ha creduto nell’importanza della gestione dei dati per la personalizzazione della terapia, e ha voluto investire in questo. L’ultimo frutto è la nuova alleanza con Meteda che porterà la cartella clinica diabetologica Smart Digital Clinic a una implementazione in tutti i centri di diabetologia in Italia. Uno strumento per i diabetologi che per semplicità d’uso, chiarezza e possibilità di personalizzazione dovrebbe contribuire a valorizzare i dati clinici, ottimizzare il tempo della visita e, in ultima analisi, favorire una miglior gestione della persona con diabete”.
“Infatti, la strada oggi segnata, non solo per la cura del diabete, ma anche per altre malattie, è quella dei processi di analisi dei dati, resa possibile dalla digitalizzazione applicata alla sanità”, spiega Marco Vespasiani, Sales & Marketing Manager di Meteda, società che negli anni ha sviluppato, in collaborazione con i Centri di diabetologia italiani, la cartella clinica informatizzata diabetologica, al fine di soddisfarne i bisogni. “Questo strumento è risultato fondamentale per l’analisi di numerosi parametri legati alla cura delle persone con diabete e per il miglioramento della gestione della malattia. Ne è testimonianza il progetto Annali dell’Associazione Medici Diabetologi che, tra le altre cose, ha dimostrato come i Centri diabetologici che raccoglievano e analizzavano da più tempo i dati dei loro assistiti, utilizzando la cartella clinica diabetologica digitale, ottenevano migliori performance nella cura delle persone”, aggiunge Vespasiani.
Uno studio pubblicato dal Gruppo Annali AMD su Diabetic Medicine, infatti, ha mostrato, che i centri diabetologici che avevano raccolto e valutato i dati di processo e clinici, su un arco temporale di 4 anni e su una media di 100 mila persone con diabete tipo 2 curate annualmente, ottenevano un aumento del 6 per cento del numero di assistiti con target di HbA1c inferiore a 7 per cento, ma ottenevano anche buoni risultati nel controllo del colesterolo LDL e della pressione arteriosa. Risultati statisticamente superiori a quelli riscontrati nei centri che avevano iniziato la raccolta dei dati solo negli ultimi 12 mesi, impiegati come termine di paragone.
“La peculiarità della realtà italiana, in cui esiste una rete diabetologica diffusa abbastanza capillarmente sul territorio, ha permesso di diffondere in quasi tutti i centri un software unico per la gestione dei pazienti e la creazione di un database che contiene i dati di oltre 500.000 persone con diabete. Questa digitalizzazione ha determinato uno stimolo a migliorarsi, favorendo l’elaborazione e la valutazione dei risultati anno su anno, con un impatto indubbiamente positivo, con una più efficace ed efficiente gestione della malattia e con evidenti vantaggi tanto per il paziente che per il medico”, sottolinea Fornengo. “Si spera che in un prossimo futuro si possa ottenere, grazie alla digitalizzazione, l’integrazione con i software della medicina generale e i database aziendali e regionali, che possa ulteriormente produrre informazioni utili alla gestione dei pazienti. L’integrazione e la rielaborazione dei dati contenuti nei diversi database è una delle nuove frontiere da esplorare”.
Ma i vantaggi della digitalizzazione in sanità non sono solo di ordine clinico o organizzativo, come emerge chiaramente dalle autorevoli parole di Roberto Viola, connazionale che guida la Direzione generale per la comunicazione digitale e le tecnologie della Commissione europea. Viola ha recentemente sottolineato come la digitalizzazione in sanità comporterebbe per il nostro Paese un risparmio di circa il 20 per cento della spesa sanitaria nazionale ossia più o meno 20 miliardi di euro l’anno.
Anche questo aspetto è stato valutato nel nostro Paese, con riferimento alle cure diabetologiche erogate. Sempre nell’ambito del progetto Annali AMD, e sempre su Diabetic Medicine, è stato pubblicato un secondo studio che ha dimostrato come l’estensione della metodologia di raccolta e analisi del dato, applicata nei centri che utilizzano la cartella clinica diabetologica digitale, a tutti i centri di diabetologia italiani comporterebbe un risparmio, per le casse del Sistema sanitario nazionale, calcolato in circa 1,5 miliardi di euro in 5 anni, e una proiezione di oltre 18 miliardi in 50 anni. Risparmi, spiegano gli autori, legati ai minori costi associati alle complicanze a lungo termine del diabete, che si registrano per ogni categoria di complicanza, ma in misura particolare per quelle renali.
Questo risparmio, se investito nuovamente nei centri, porterebbe a un miglioramento organizzativo, migliore efficienza, maggiore qualità nella gestione del diabete, utilizzo più appropriato delle informazioni, minore dispendio di tempo per attività amministrative e di conseguenza libererebbe tempo prezioso che oggi manca, da dedicare all’ascolto dei propri pazienti. Infatti, solo con una maggiore attenzione, personalizzata alle esigenze dei pazienti, si potrà ottenere un significativo miglioramento nella gestione complessiva del diabete e delle sue conseguenze.
“Siamo convinti che la digitalizzazione favorisca l’adozione di un nuovo modello di governance che vede l’ampio coinvolgimento di tutti i soggetti interessati – medici, pazienti e payer – che operano in una logica di rete volta a condividere l’informazione clinica, a promuovere l’accesso a dati strutturati, per consentire nuovi approcci di analisi in grado di supportare e orientare le politiche sanitarie. Questo concetto di Diabetes Digital Clinic è un’opportunità per ingenerare un cambiamento, che però dipende da tutti noi. Dal nostro impegno e dalla nostra capacità innovativa discende il beneficio, sia in termini di efficienza – utilizzo più appropriato delle risorse – sia in termini di efficacia – miglior trattamento terapeutico e migliori outcome clinici”, conclude Balestri.