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Sanofi e Regeneron Pharmaceuticals hanno annunciato il raggiungimento dell’endpoint primario di sopravvivenza globale nello studio di fase 3 di cemiplimab nel carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico. Lo studio ha messo a confronto cemiplimab, inibitore di PD-1, con la chemioterapia standard come terapia di prima linea del NSCLC, con positività di espressione di PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali.

Sulla base della raccomandazione del Comitato Indipendente di Monitoraggio dei Dati lo studio è stato interrotto anticipatamente e verrà ora modificato per consentire a tutti i pazienti di ricevere il trattamento con cemiplimab a titolo sperimentale.

Questi risultati costituiranno la base per il dossier che verrà presentato alle agenzie regolatorie statunitensi ed europee nel corso del 2020.

“Se è stato impegnativo per le immunoterapie dimostrare un beneficio in termini di sopravvivenza nel NSCLC di prima linea, l’unica monoterapia anti-PD-1 ad essere oggi approvata dalla FDA ne ha cambiato il paradigma terapeutico”, ha affermato George D. Yancopoulos, Co-Fondatore, Presidente e Chief Scientific Officer di Regeneron. “Siamo soddisfatti dei risultati di questo studio che dimostrano il beneficio dato da cemiplimab in termini di sopravvivenza in questi pazienti e speriamo che possa presto diventare una potenziale alternativa per medici e pazienti”.

L’analisi ad interim, pre-pianificata, condotta dal Comitato Indipendente di Monitoraggio dei Dati ha dimostrato che i pazienti trattati con cemiplimab in monoterapia mostrano un aumento significativo della sopravvivenza globale (OS). Cemiplimab ha ridotto significativamente il rischio di morte rispetto alla doppietta chemioterapica a base di platino, nonostante un terzo dei pazienti arruolati nello studio negli ultimi sei mesi e tutti i pazienti in chemioterapia fossero stati in grado di passare a cemiplimab in caso di progressione della malattia. Non è stato identificato nessun nuovo segnale di sicurezza nei confronti del trattamento con cemiplimab. I dati verranno presentati nel dettaglio in uno dei prossimi convegni.

“Siamo di fronte al più ampio studio clinico che abbia mai valutato un inibitore di PD-1 in monoterapia nel trattamento di prima linea dei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato con elevata espressione di PD-L1. I risultati positivi sono estremamente incoraggianti e non vediamo l’ora di portare avanti questa potenziale nuova opzione terapeutica per questi pazienti”, ha dichiarato John Reed, Global Head of Research and Development in Sanofi. “Siamo grati a tutti gli sperimentatori e ai pazienti che hanno partecipato allo studio a livello globale”.

Il tumore al polmone è la principale causa di morte per cancro a livello globale. Nel 2020 si stima che saranno diagnosticati oltre 2,2 milioni di nuovi casi nel mondo, di cui 228.800 nuovi casi solo negli Stati Uniti. Circa l’85% dei tumori al polmone sono carcinomi polmonari non a piccole cellule e dove l’espressione di PD-L1 risulta positiva in almeno il 50% delle cellule tumorali nel 25/30% dei casi.  Se negli ultimi anni l’immunoterapia ha trasformato il trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule in stadio avanzato, rimane la necessità tuttora non soddisfatta di ottimizzare l’identificazione e il trattamento dei pazienti con alta espressione di PD-L1.

Cemiplimab è stato sviluppato congiuntamente da Sanofi e Regeneron nell’ambito di un accordo di collaborazione globale.

L’uso di cemiplimab come trattamento del carcinoma polmonare non a piccole cellule avanzato è in fase di sperimentazione e non è stato ancora valutato da alcuna autorità regolatoria.

Lo studio di fase 3 multicentrico, randomizzato, in aperto, ha confrontato cemiplimab in monoterapia verso la chemioterapia standard come terapia di prima linea in pazienti con NSCLC, squamoso o non-squamoso, in stadio avanzato, con positività di espressione di PD-L1 in almeno il 50% delle cellule tumorali. Lo studio ha incluso pazienti con NSCLC localmente avanzato, che non erano candidati per resezione chirurgica o chemio-radioterapia definitiva o che erano progrediti dopo il trattamento con chemio-radioterapia definitiva o con NSCLC metastatico non precedentemente trattato. Ad oggi, lo studio offre il più ampio set di dati attualmente disponibile per uno studio registrativo in questa popolazione di pazienti.

I pazienti sono stati randomizzati 1:1 a ricevere cemiplimab somministrato per via endovenosa o una doppietta chemioterapica a base di platino, a scelta dello sperimentatore. Gli endpoint co-primari sono la sopravvivenza globale e la sopravvivenza libera da progressione; gli endpoint secondari includono il tasso di risposta complessivo, la durata della risposta e la qualità della vita.

Lo studio è stato disegnato per riflettere i paradigmi di trattamento attuali ed emergenti. I criteri di inclusione consentivano pazienti con NSCLC con epatite B, epatite C o HIV controllati, metastasi cerebrali pretrattate e stabili e / o malattia localmente avanzata che era progredita a chemio-radioterapia definitiva. I pazienti la cui malattia è progredita durante lo studio sono stati in grado di cambiare la loro terapia: quelli del braccio chemioterapico sono stati autorizzati ad essere trattati nel braccio di trattamento con cemiplimab, mentre quelli nel braccio di trattamento con cemiplimab hanno potuto associare il trattamento con cemiplimab a cicli di chemioterapia.

È inoltre in corso un ulteriore studio di fase 3 che valuta la combinazione di cemiplimab e chemioterapia come trattamento di prima linea in pazienti con NSCLC avanzato, indipendentemente dall’espressione di PD-L1, il cui arruolamento dovrebbe completarsi entro il 2020.