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Un gruppo di ricercatori dell’ISS ha pubblicato sulla rivista “Plos Pathogens” uno studio in cui è stato individuato un nuovo meccanismo attraverso cui il Mycobacterium tuberculosis è in grado di sfuggire al sistema immunitario. In particolare, è emerso che una piccola molecola di RNA non codificante blocca l’espressione di ATG3, una proteina importante per la distruzione del Mtb da parte della cellula infetta. Questa proteina è, infatti, coinvolta in un processo cellulare chiamato autofagia che ha il compito di degradare e distruggere microrganismi patogeni oltre a organelli intracellulari danneggiati. L’induzione di miR-155 nella cellula infettata da Mtb, bloccando l’autofagia, non consente l’attivazione di una corretta risposta immunitaria e, quindi, l’eliminazione del micobatterio. Tali risultati confermano studi precedenti pubblicati sempre dal gruppo di Eliana M. Coccia, primo ricercatore del reparto di Immunologia del Dipartimento di Malattie Infettive, secondo cui Mtb sovverte la risposta immunitaria bloccando l’autofagia e quindi la sua degradazione.
“Aver dimostrato che piccole molecole di RNA come miR-155 siano in grado di alterare profondamente la risposta contro questo patogeno apre la strada a nuove strategie terapeutiche mirate a potenziare il processo autofagico – spiega Eliana M. Coccia.”
La ricerca nasce come progetto multicentrico che coinvolge come capofila l’ISS oltre al team di Gian Maria Fimia presso l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani e il gruppo di Riccardo Manganelli presso l’Università di Padova. Questo studio, oltre a descrivere un nuovo meccanismo alla base della malattia, suggerisce l’utilizzo di molecole antagoniste del miR-155 come approccio terapeutico innovativo per “riparare” il processo autofagico nelle cellule infette.
“Una possibile strategia anti-tubercolare basata sull’antagomiR-155 – aggiunge infatti Marilena P. Etna, giovane ricercatrice del team ISS – rientrerebbe inoltre tra gli approcci ‘host-directed’, che hanno come vantaggio quello di intervenire su un meccanismo cellulare dell’ospite e non direttamente su Mtb, rendendo così il patogeno incapace di sviluppare una resistenza verso tale terapia”.
Non è pertanto inverosimile immaginarsi che, in un futuro non troppo lontano, le terapie basate su antagomiR, già sperimentate in campo oncologico e per alcune malattie croniche, possano rappresentare una nuova soluzione anche per la lotta contro questo batterio magari in combinazione con le attuali terapie antibiotiche”, conclude Eliana M. Coccia.