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Chiamati a riflettere sulla sanità pubblica di domani, cittadini ed esperti si armano di realismo e disegnano scenari più simili tra loro di quanto ci si potrebbe attendere, a giudicare dai risultati della survey Vota il tuo scenario sul futuro della sanità italiana, promossa da Cergas e SDA Bocconi, BAA Bocconi Alumni Association in collaborazione con Bayer Italia, e al quale hanno risposto nelle scorse settimane quasi 6.000 cittadini e 1.600 professionisti della sanità.
“Le convergenze più sorprendenti”, hanno dichiarato Elena Cantù e Francesco Longo, i curatori del rapporto Oasi sulla salute della sanità italiana, presentato questa mattina contestualmente alla survey, “riguardano la disponibilità dei cittadini a chiudere o riconvertire gli ospedali minori e la previsione degli addetti ai lavori sul contenimento degli stipendi ai manager della sanità”. Contrariamente a quanto suggerito dalle cronache delle proteste che sempre si verificano in occasione della chiusura di piccoli ospedali locali, il 52% del pubblico preferisce un ridotto numero di ospedali di grandi dimensioni, dove concentrare tecnologie e competenze e solo il 27% appoggia il decentramento territoriale. D’altra parte, se si può dare per scontata la preferenza dei cittadini per il contenimento delle retribuzioni dei manager della sanità, sono gli stessi addetti ai l avori a giudicare piuttosto improbabili aumenti futuri (danno a questo scenario una probabilità media pari a 3,5 su una scala da 1 a 7).
Anche in fatto di liste d’attesa cittadini ed esperti concordano: in tempi di contrazione di risorse è preferibile limitare il perimetro delle prestazioni garantite dal Sistema sanitario nazionale, ma garantendole davvero – azzerando cioè le liste d’attesa che oggi caratterizzano troppi servizi (61% dei cittadini) anziché mantenere la situazione attuale (13%). A questo scenario gli esperti danno una probabilità di 5,2/7.
Non mancano, comunque, le divergenze tra pubblico e addetti ai lavori. Se costretti a scegliere (ma una quota consistente di loro –il 34%- non vuole rispondere) i cittadini preferiscono che un incremento di servizi sia finanziato da un innalzamento dei ticket (22%) piuttosto che da un maggiore ricorso a forme di finanziamento privato (assicurazioni o esborsi diretti da parte delle famiglie – 15%). Gli addetti ai lavori considerano, invece, più probabile un crescente ricorso alle assicurazioni private (4,4/7).
Divide, infine, gli stessi cittadini, la questione del decentramento del sistema sanitario. A fronte dei deficit finanziari accumulati da troppe regioni, una strettissima maggioranza (45% contro 44%) preferirebbe un maggiore accentramento a un maggiore decentramento. La maggioranza di chi vive al Nord è, però, favorevole al decentramento e la maggioranza di chi vive al Sud è per l’accentramento. Gli esperti prevedono interventi sempre più incisivi (fino a ridurre di fatto l’autonomia) da parte dello stato centrale in caso di disavanzo regionale. Ritengono, inoltre, che i disavanzi regionali saranno sempre più spesso appianati attraverso la fiscalità regionale, senza contributi di solidarietà nazionali.

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