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Per la prima volta, presso il Centro Trapianti di Rene di Padova diretto dal prof. Rigotti, dell’Azienda Ospedale Università di Padova, è stata realizzata con esito positivo, la prima catena di trapianto di rene da vivente tra coppie donatore-ricevente incompatibili innescata da un donatore deceduto. Questa esperienza è unica non solo a livello italiano ma anche a livello internazionale.
L’opzione del trapianto di rene da donatore vivente sta diventando anche in Italia sempre più scelto dai pazienti con insufficienza renale cronica che necessitano di un trapianto di rene. Questo grazie agli ottimi risultati del trapianto e alla sicurezza della procedura per il donatore. Tuttavia, in numerosi casi, l’opzione della donazione diretta tra persone affettivamente legate non è praticabile a causa di una incompatibilità immunologica.
Durante gli ultimi anni diverse strategie sono state messe in atto per consentire il trapianto in questi casi difficili, tra cui il trapianto in modalità cross-over e più recentemente le catene di trapianti innescate da donatori samaritani. Dal 2015 ad oggi, in Italia, si sono verificate 5 donazioni samaritane che hanno consentito di avviare altrettante catene di trapianti.
Si tratta di un numero esiguo: da questa osservazione nasce il programma “DECK – Utilizzo di reni da donatore deceduto per implementare i trapianti di rene da donatore vivente tra coppie incompatibili”, che unisce la risorsa della donazione da deceduto per innescare catene di trapianti da donatore vivente.
La complessa fase di studio per realizzazione del programma, coordinata dalla dr.ssa Lucrezia Furian della UOC Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas, ha richiesto una attenta valutazione retrospettiva dei dati relativi a donatori-riceventi incompatibili, una scrupolosa analisi degli aspetti legati all’efficacia, alle problematiche etiche e a quelle logistiche e lo sviluppo di algoritmi per l’ottimizzazione delle catene di trapianti. Tale studio è stato condotto nell’ambito di un progetto di ricerca interdisciplinare finanziato dall’Università degli Studi di Padova che ha coinvolto, oltre all’equipe del centro trapianti, ricercatori del Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali e del Dipartimento di Matematica dell’Università patavina, sotto la direzione del prof. Antonio Nicolò, responsabile scientifico del progetto di ricerca.
Il progetto ha coinvolto l’équipe chirurgica, anestesiologica ed infermieristica della UOC Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, in collaborazione con il laboratorio del centro interregionale di immunogenetica NIT di Milano e il laboratorio regionale di immunogenetica dell’Ospedale di Camposampiero. Il Centro Nazionale Trapianti, responsabile del programma nazionale di trapianto di rene da vivente in modalità incrociata tra coppie incompatibili, ed il Coordinamento Regionale Trapianti del Veneto hanno seguito e supportato tutte le fasi di progettazione e realizzazione.
La donatrice è stata dimessa dopo soli tre giorni dall’intervento, effettuato con tecnica mininvasiva laparoscopica, ed è in ottime condizioni, così come i due riceventi, che hanno già una funzionalità renale del tutto normale.