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All’ospedale Dimiccoli di Barletta, presso l’unità operativa di Ortopedia diretta dal dottor Rocco Colasuonno, è stato effettuato il primo intervento in Puglia di cura dell’artrosi dolorosa del ginocchio con subchondroplastica, chiamata anche “cemento biologico”. A beneficiarne una donna di 75 anni: due giorni dopo l’intervento la donna è stata dimessa, deambula correttamente ed è già a casa. “Si tratta di una tecnica chirurgica mininvasiva, da utilizzare in casi selezionati, che evita l’intervento di protesi del ginocchio quando non è necessario – dice Rocco Colasuonno, il medico che ha effettuato l’intervento – la subchondroplastica consiste in un trattamento mininvasivo con il quale viene iniettato nella zona ossea infiammata un cemento osseo naturale, biologico. Tale procedura rinforza l’osso che diventa più resistente alle sollecitazioni meccaniche, riduce l’infiammazione e il dolore in maniera molto più rapida rispetto ai trattamenti tradizionali, facendo diminuire quindi anche il numero di pazienti che vengono avviati ad un trattamento protesico. Si tratta infatti di una procedura generalmente utilizzata in pazienti che altrimenti sarebbero sottoposti a protesi di ginocchio, ma il cui dolore è legato all’edema osseo e non realmente a una patologia artrosica”. In Italia, ogni anno, vengono effettuati più di 100.000 interventi chirurgici per l’artrosi dolorosa  al ginocchio, ma non sempre una gonartrosi necessita di un intervento di protesi al ginocchio: ci sono svariate situazioni in cui il paziente, pur in assenza di segni radiografici di grave  artrosi, lamenta una sintomatologia dolorosa violenta. In questi casi la risonanza magnetica consente di evidenziare una ampia zona di edema osseo nella zona immediatamente sottostante la cartilagine che riduce le capacità di resistenza meccanica dell’osso e che quindi scatena il dolore quando il paziente assume la posizione eretta o deambula. Questa metodica che utilizza il “cemento biologico” è di recente introduzione: in America settentrionale sono già arrivati a trattare circa ottomila pazienti, in Gran Bretagna sono stati fatti i primi due interventi europei mentre in Italia, a Milano, nell’aprile del 2018 si sono effettuate le prime applicazioni. In Puglia, il primo intervento è stato effettuato all’ospedale Dimiccoli di Barletta mentre la clinica Ortopedica del Policlinico di Bari diretta dal Prof. B.Moretti, con la quale la Asl Bt condivide diverse iniziative, ha intrapreso uno studio di fattibilità e selezione dei pazienti per l’estensione della metodica anche in altri distretti articolari. “Questo intervento rappresenta una via di mezzo tra il trattamento conservativo e quello chirurgico vero e proprio – continua Colasuonno – ed ha il vantaggio di essere una procedura che, come dicono gli inglesi, “doesn’t burn any bridge”, cioè se non funziona lascia aperta la possibilità dell’intervento di protesi”. “Siamo davvero molto soddisfatti del risultato raggiunto – dice Alessandro Delle Donne, Direttore Generale Asl Bt – grazie al lavoro di squadra, alla collaborazione attiva tra diverse unità operative e le aree amministrative, alla passione degli operatori è possibile sperimentare metodiche nuove che permettono ai nostri cittadini utenti di ricevere a pochi passi da casa la risposta di salute di cui hanno bisogno”.