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A solo un mese dal lancio della campagna #OFF4aDAY, sono state 1.352 le segnalazioni arrivate al team di psicologi del primo servizio di supporto per le vittime di cyber-bullismo italiano, attivato da Moige e Samsung, con il patrocinio della Polizia di Stato.
Dati allarmanti, soprattutto se si considera la giovanissima età delle vittime. Risulta, dunque, estremamente importante che si continui a parlare di cyber-bullismo, che il servizio venga conosciuto il più possibile e si riescano ad aiutare tutti coloro che hanno bisogno.
Il centro di supporto, attivo dal lunedì al sabato dalle 14:00 alle 20:00, offre l’opportunità a tutti coloro che si sentono vittime di fenomeni di bullismo online di scrivere, rimanendo anonimi, per denunciare il problema e di ricevere un aiuto da un team di psicologi specializzati per capire come comportarsi in queste situazioni di disagio.
Tra le tante segnalazioni, numerose sono quelle pervenute per problemi di bullismo, a dimostrazione del fatto che il fenomeno cyber-bullismo non è ancora ben conosciuto e che la confusione in merito è molta. Motivo per il quale risulta fondamentale che si affronti in modo approfondito questo problema, per il quale i comportamenti da mettere in atto sono diversi da quelli che si consigliano in caso di bullismo. In totale, si contano oltre 620 casi di bullismo/cyber-bullismo e circa 700 richieste di informazioni.
Relativamente alle richieste di aiuto per cyber-bullismo, gli psicologi del Moige consigliano ai ragazzi quali comportamenti adottare e quali accorgimenti sono opportuni in rete quando qualcuno li “infastidisce”: ad esempio, non rispondere agli insulti, “bloccare” gli utenti fastidiosi, non divulgare informazioni private, foto o materiale che poi potrebbe circolare anche senza il loro consenso, segnalare eventuali contenuti ritenuti diffamatori o offensivi. In prima battuta, in ogni caso, gli psicologi cercano di indirizzare il ragazzo verso una figura adulta con cui confidarsi che li sappia consigliare e supportare in questi momenti di difficoltà.
Nei casi più gravi, o quando questi comportamenti sono stati già adottati e non hanno portato alla risoluzione del problema, i ragazzi vengono aiutati a capire se sia il caso di fare una denuncia alle autorità competenti, fornendo loro i recapiti e i contatti utili per farlo, dopo ovviamente averne parlato con i propri genitori.
In molti casi il riscontro è, fortunatamente, positivo: numerosi ragazzi hanno ricontattato gli psicologi per comunicar loro che, grazie ai consigli ricevuti, sono riusciti ad arginare e/o risolvere il problema.

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