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Una persona ogni 10 minuti muore in Italia per cause e complicanze legate all’obesità, una malattia che ogni anno provoca 57mila decessi e oltre mille morti a settimana. Le persone obese nel nostro Paese sono 6 milioni con un impatto sul SSN generato dalla malattia pari a 4,5 miliardi di euro. La Lombardia si posiziona al di sotto della media nazionale ma il dato è comunque preoccupante con il 31,9% di persone in sovrappeso (oltre 319.200 abitanti) e 8,7% di persone obese (circa 87.072 abitanti).[1] Sono i numeri allarmanti che saranno presentati dagli esperti in occasione della tavola rotonda dal titolo ‘Obesità: malattia negletta’ che si terrà lunedì 8 maggio a Milano in occasione di Spazio Nutrizione, il congresso sulla sana alimentazione.
“L’obesità è una malattia. Curabile” – afferma il professor Michele Carruba, direttore del Centro di Studio e Ricerca sull’Obesità all’Università degli Studi di Milano – ed è pertanto necessario mettere in atto una serie di attività volte da un lato a sensibilizzare la popolazione sull’importanza della prevenzione, dall’altro a rendere consapevole la classe politica e dirigente che affrontare l’epidemia di obesità è ormai necessario e non più procrastinabile. Il position paper, presentato lo scorso novembre al Ministero della Salute, è stato il primo passo per sensibilizzare in primis le istituzioni su questa epidemia e giungere ad una soluzione efficace”.
Il punto di partenza affinché questo sia possibile è la creazione delle obesity unit, ovvero centri di riferimento con un approccio multidisciplinare dove il paziente obeso possa essere seguito in tutti gli aspetti della cura da esperti dietologi, nutrizionisti, psicologi e chirurghi, per una presa in carico a 360°. In quest’ottica, il Veneto è stata la prima Regione ad istituire un Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per la presa in carico del paziente obeso al fine di garantire una migliore gestione della patologia riducendo l’impatto della spesa sul Sistema Sanitario.
Nei casi più gravi, la soluzione all’obesità, dopo un’attenta valutazione interdisciplinare – effettuata da un chirurgo, un nutrizionista, uno psicologo e un diabetologo – è la chirurgia bariatrica che, tramite il ricorso alle tecniche d’avanguardia oggi a disposizione, può rivelarsi più efficace della dieta e dell’attività fisica, consentendo un calo di peso significativo. Secondo un’indagine condotta dal Centro di Studio e Ricerca sulla Sanità Pubblica dell’Università Milano Bicocca, con la chirurgia bariatrica si può ottenere un guadagno per paziente di oltre tre anni di vita, vissuta in condizioni di salute ottimali e una riduzione della spesa per paziente di 11,384 euro.
In Italia più di un terzo (35,3%) della popolazione adulta è in sovrappeso, mentre poco più di una persona su dieci è obesa (9,8%). Nel resto del mondo la situazione è anche più grave: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, gli adulti in sovrappeso sono 1,9 miliardi, di questi circa 600 milioni sono obesi. Il dato Lombardo registrava nel 2015 una percentuale al di sotto della media nazionale ma comunque preoccupante con il 31,9% di persone in sovrappeso (oltre 319.200 abitanti) e 8,7% di persone obese (circa 87.072 abitanti).[2]
L’obesità rappresenta inoltre un costo significativo per il Sistema Sanitario. Si calcola che nel 2012 questa condizione sia stata responsabile del 4% della spesa sanitaria italiana per un totale di circa 4,5 miliardi di euro. Questo, anche a causa delle sue comorbidità: sovrappeso e eccesso ponderale sono responsabili di circa l’80% dei casi di diabete, del 55% dei casi di ipertensione e del 35% di quelli di cardiopatia ischemica e di tumore.

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