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Nuove possibilità di cura per il dolore cronico, neuropatico ed oncologico, grazie alla “Scrambler Therapy”, attivata presso l’Azienda ospedaliero-universitaria Senese. L’innovazione è disponibile presso l’ambulatorio di Terapia Antalgica della UOC Anestesia, diretta dal dottor Pasquale D’Onofrio, e rappresenta un’arma in più che i medici della terapia antalgica, Stefano Lippi, Elena Fatighenti e Agnese Faltoni, hanno a disposizione per trattare diverse tipologie di dolore attraverso particolari modulazioni elettriche trasmesse da questo apparecchio innovativo, unico nel suo genere e frutto della ricerca italiana di bioingegneria, appena acquistato dall’Aou Senese con un investimento di circa 60mila euro. «Prima di richiedere l’acquisto della macchina – spiega D’Onofrio – abbiamo provato il dispositivo su dieci pazienti affetti da dolore cronico refrattario ad altri trattamenti e i risultati ottenuti sono stati ottimi. L’obiettivo è quindi quello di migliorare le condizioni di salute e la qualità di vita dei tanti pazienti che si rivolgono con fiducia al nostro Centro di Terapia Antalgica perché il dolore, in molte patologie, non è solo un sintomo ma è la malattia stessa». «Il trattamento – aggiunge il dottor Lippi, responsabile UOS Terapia Antalgica – ha infatti dimostrato efficacia nei casi di resistenza agli oppiacei o agli anticonvulsivanti e su pazienti in cui avevano fallito altre forme di elettroanalgesia, compresi gli stimolatori impiantati». «La macchina è in grado di simulare – sottolinea Elena Fatighenti – sino a 5 neuroni artificiali che, al posto del segnale dolore, intercettato, reso indecifrabile e neutralizzato nel suo percorso di crescita, inviano al cervello un segnale di non dolore, di quiete e quindi lo stimolo elettrico viene codificato come stimolo non doloroso». Per il dolore cronico benigno il ciclo di terapia prevede trattamenti di circa 30 – 45 minuti l’uno per 10 sedute consecutive. Per il dolore cronico oncologico la terapia prevede il ciclo base di 10 trattamenti e singoli trattamenti al bisogno. «La terapia – aggiunge Agnese Faltoni – si effettua mediante l’applicazione di elettrodi monouso di superficie, quindi non invasiva, posizionati in relazione alle aree di dolore e con intensità calibrata in base all’immediato feedback del paziente». «I punti di forza della metodica – conclude Lippi – sono la non invasività, l’immediata risposta del paziente con la riduzione del dolore e il perdurare del beneficio anche a distanza di mesi dalla fine del ciclo di trattamenti». Per accedere al trattamento è necessario prima effettuare una visita antalgica, prenotando tramite CUP e, se il dolore è neuropatico, dopo un test di prova effettuato con l’apparecchio, e in base alle valutazioni del medico, sarà possibile iniziare il trattamento. Non possono essere sottoposti alla scrambler therapy i pazienti portatori di pacemaker ed elettrostimolatori.