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Per accelerare il percorso diagnostico della Spondilite Anchilosante parte in questi giorni la campagna promossa da Novartis, con il patrocinio di APMAR Onlus – Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare – che ha l’obiettivo di informare su questa patologia poco conosciuta e di difficile diagnosi e spingere le persone ad attivarsi: “SAi se hai la SA? Scegli il tuo futuro”.
Si tratta di una doppia attivazione: da una parte l’obiettivo della Campagna è spingere chi ha sintomi riconducibili alla patologia a procedere alla compilazione di un breve questionario di autovalutazione, disponibile online, e rivolgersi al proprio medico di base in caso di una maggioranza di risposte positive. Dall’altra si rivolge ai pazienti diagnosticati fornendo strumenti ed esortandoli ad affrontare la patologia in maniera attiva prendendo in mano la propria vita, vivendo le proprie passioni, facendosi aiutare in questo dalla famiglia, gli amici e il proprio reumatologo.
Tra i vari consigli offerti, la Campagna suggerisce anche quello di praticare costante attività fisica che può portare notevoli benefici fisici e psicologici; l’importante è scegliere quella più adatta alla propria condizione e parlarne con il medico di fiducia.
“Yoga, Tai chi, Pilates, Nordic Walking sono alcuni esempi di attività fisica facilmente praticabili e di grande aiuto ai pazienti che contribuiscono a migliorare il benessere complessivo delle persone con malattie croniche, tra cui le malattie reumatiche” ha affermato Antonella Celano, Presidente dell’Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare. “Iniziative come queste possono contribuire non solo ad aumentare il livello di informazione sulla patologia e mantenere alto il livello di attenzione di opinione pubblica e Istituzioni ma anche a fornire strumenti pratici e utili per migliorare la qualità di vita per chi ne soffre. L’edizione di quest’anno ha anche un ulteriore valore: quello di fornire un semplice strumento, un questionario, per non sottovalutare alcuni sintomi e rivolgersi con tempestività allo specialista giusto. Bisogna sempre ricordarsi che una diagnosi precoce fa la differenza per una migliore qualità di vita, soprattutto nelle patologie croniche”.
“Per velocizzare il percorso diagnostico terapeutico di chi soffre di SA e ridurre quindi le sensazioni dolorose tipiche della malattia è necessario creare cultura attorno alla SA, considerando che per le caratteristiche dei suoi sintomi viene confusa molto spesso con altre patologie”, ha aggiunto Ennio Lubrano Professore Associato di Reumatologia presso Università degli Studi del Molise. “Quando sono presenti mal di schiena costante, per più di tre mesi, con dolore particolarmente nelle ore notturne, e/o rigidità mattutina che migliora con il movimento, è bene rivolgersi a un reumatologo. Prima si riconosce, prima si può correre ai ripari. Oggi grazie ai progressi della ricerca scientifica, i pazienti possono beneficiare di farmaci di nuova generazione che sono in grado di inibire il processo infiammatorio di questa patologia, migliorando la qualità di vita dei pazienti”.
“Ascoltare le esigenze dei pazienti, comprendere i loro problemi e intervenire per contribuire a risolverli è la ragion d’essere di Novartis”, afferma Angela Bianchi, Head of Communications, Patient Advocacy & Public Affairs Novartis. “Il nostro è un impegno che si sviluppa a ogni livello, dalla ricerca scientifica all’informazione e sensibilizzazione del più vasto pubblico, per migliorare le conoscenze su determinate patologie, come la spondilite anchilosante, e incoraggiarne la cura”.
La spondilite anchilosante colpisce 600.000 persone solo in Italia. E’ una patologia dolorosa e spesso progressivamente invalidante, causata da un’infiammazione della colonna vertebrale che può determinare danni irreversibili. Si tratta di una patologia che colpisce maggiormente i soggetti giovani di sesso maschile e di età superiore ai 25 anni. Fino al 70% dei pazienti che soffrono della forma severa di SA sviluppa, nel corso di qualche anno, fusione dei corpi vertebrali con significativa riduzione della mobilità della colonna3. Depressione, ansia e isolamento sono conseguenze, spesso inevitabili, per chi soffre di questa patologia.