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Come è noto, la provincia di Bergamo è stata colpita duramente ed estesamente dalla pandemia originata dal virus denominato SARS-CoV-2, il quale causa una grave malattia respiratoria chiamata COVID-19. “Si è molto parlato dei fattori di rischio che rendono una persona più suscettibile alla malattia, e si è detto che i bambini sono protetti dallo sviluppare forme gravi di polmonite da COVID-19 – spiega Lorenzo D’Antiga, direttore della Pediatria dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Nonostante ciò, stiamo imparando che questo virus può causare anche altre patologie, attivando il sistema immunitario dell’ospite e inducendo una risposta infiammatoria che può interessare qualsiasi organo, anche a distanza di tempo dall’infezione”.
“Negli ultimi due mesi – aggiunge Lucio Verdoni, reumatologo pediatra del Papa Giovanni -, ci siamo accorti che giungevano al pronto soccorso pediatrico diversi bambini che presentavano una malattia nota come Malattia di Kawasaki. In un mese il numero dei casi di Malattia di Kawasaki ha eguagliato quelli visti nei tre anni precedenti. Si è calcolato che l’incidenza di questa malattia, nell’ultimo mese, è stata di 30 volte superiore al passato”.
Da queste evidenze i Pediatri del Papa Giovanni, D’Antiga, Verdoni e l’allergologo Angelo Mazza hanno approfondito i casi, e trovato delle chiare prove che confermano che per la casistica degli ultimi due mesi il responsabile è questo nuovo Coronavirus. Inoltre si è visto che questi pazienti hanno delle forme più severe di questa malattia, che coinvolgono l’apparato cardiocircolatorio e talora necessitano di cure intensive.
L’allarme è già stato lanciato all’interno della comunità scientifica e fra i pediatri di famiglia. Ora è in fase di sottomissione a un’autorevole rivista internazionale lo studio scientifico, a cui hanno preso parte anche i pediatri Annalisa Gervasoni, Laura Martelli e Maurizio Ruggeri, il cardiologo pediatrico Matteo Ciuffreda ed Ezio Bonanomi, responsabile della Terapia intensiva pediatrica, e di cui Lucio Verdoni sarà il primo firmatario.
La pediatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo negli ultimi due mesi ha messo in evidenza molti aspetti della salute del bambino durante l’epidemia da COVID-19, tra cui l’importanza del triage al Pronto Soccorso Pediatrico, la benignità dell’infezione nei bambini immunodepressi, ma quella descritta oggi è sicuramente la scoperta più rilevante. E’ importante sottolineare che solo una piccola minoranza di bambini infettati da SARS-CoV-2 sviluppa la Malattia di Kawasaki, sicuramente meno dell’1%. Nonostante ciò, in previsione dell’imminente apertura alla “Fase 2” della lotta all’epidemia è importante tenere presente tutte le conseguenze che questo virus insidioso può causare, sia nella fascia di età adulta che in quella pediatrica.
La malattia di Kawasaki è una vasculite dei piccoli vasi che colpisce i bambini sotto i dieci anni, ma più spesso sotto i 5 anni. I sintomi tipici sono la febbre elevata persistente, un’eruzione cutanea, delle alterazioni delle mucose e delle estremità. La complicanza più temibile è l’infiammazione delle arterie del cuore, che può causare delle dilatazioni aneurismatiche permanenti delle coronarie. La malattia risponde molto bene alla terapia, che si avvale della somministrazione di immunoglobuline e acido acetilsalicilico, nonché, talora, di cortisone. Con il trattamento appropriato, somministrato in tempi rapidi, praticamente tutti i bambini guariscono.
La causa della Malattia di Kawasaki, scoperta circa 50 anni fa, rimane ignota, nonostante si pensi che sia causata da un agente infettivo che, in bambini predisposti, causa una risposta infiammatoria alla base del quadro clinico. In passato alcuni virus della famiglia dei coronavirus sono stati considerati come probabili induttori della malattia di Kawasaki. Oggi sappiano che il coronavirus SARS-CoV-2 è uno di questi.