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La “Giornata Mondiale dell’Ictus”, celebrata in tutto il mondo, ci ricorda che ogni anno, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, 17 milioni di persone nel mondo vengono colpite da ictus, con 6,7 milioni di decessi di cui quasi 1,1 milione nei paesi europei. I numeri collocano lo “stroke” come il disturbo cardiovascolare più diffuso dopo la cardiopatia, e la seconda causa di morte nel mondo. Nel nostro Paese si verificano, ogni anno, 200.000 nuovi casi, con una incidenza di 2-3 pazienti l’anno ogni 1.000 abitanti. Di questi, l’80% è rappresentato da nuovi episodi, mentre il restante è costituito da recidive. I pazienti sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti sono, in Italia, circa 800.000, ma il fenomeno è purtroppo in crescita, sia per il progressivo invecchiamento della popolazione, sia perché tra i giovani è in aumento l’abuso di alcool e droghe. Per questo, l’ictus cerebrale è una patologia grave e disabilitante e rappresenta la terza causa di morte in Italia, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie.

In termini clinici, l’ictus è una lesione cerebro-vascolare causata dall’interruzione del flusso di sangue al cervello, dovuta a un’ostruzione o alla rottura di un’arteria. Un evento acuto che nella maggior parte dei casi determina la perdita della corrispondente funzione neurologica e alterazioni dello stato di coscienza per più di 24 ore. Può essere ischemico oppure emorragico.

I sintomi vanno dalla comparsa improvvisa di una paresi a deficit emi-sensoriali, del campo visivo o del linguaggio, ma sono anche rappresentati da vertigini, nistagmo, atassia. Difficile distinguere con certezza gli stroke ischemici da quelli emorragici, anche se manifestazioni quali cefalea, vomito, torpore, caratterizzano in genere gli eventi emorragici.

Elevatissimi i costi della patologia, stimati per l’Europa in 45 miliardi di euro nel 2015, comprensivi dei costi derivanti dall’Assistenza sanitaria a quelli indiretti, a carico delle famiglie e della società. In Italia, si stima che, complessivamente, il Servizio Sanitario Nazionale sostenga, per ogni paziente colpito da ictus, una spesa di circa 20.000 euro/anno, cui si aggiungono i costi sociali sostenuti dalla famiglia e dalla collettività, pari a circa 30.000 euro/anno.

Fra i fattori più comuni che possono determinare un ictus va ricordata la Fibrillazione Atriale, un problema legato alla frequenza del ritmo cardiaco che comporta un aumento delle probabilità di ictus di 5 volte rispetto alla popolazione generale. La FA è responsabile di circa il 15% di ictus cerebrali e per il 20% di ictus ischemici. Nella maggior parte dei casi, lo stroke è generato da trombi che si formano nell’auricola sinistra del cuore e che migrano poi verso il cervello.

Fra le innovazioni terapeutiche progettate per fronteggiare la patologia, va ricordato il dispositivo WATCHMAN. Nato dalla ricerca Boston Scientific, il sistema ha ricevuto il marchio CE nel 2005 ed è stato commercializzato fuori dagli Stati Uniti nel 2009; negli USA ha ricevuto l’approvazione da parte della Food and Drug Administration nel 2015. Ad oggi, più di 100.000 pazienti sono stati trattati con successo in tutto il mondo; di questi, più di 1.800 solo in Italia.

Il dispositivo viene impiantato in maniera permanente in corrispondenza dell’auricola sinistra del cuore, così da chiuderla e scongiurare la migrazione di tali coaguli verso il cervello. Supportato da molteplici studi clinici mondiali, anche di tipo randomizzato, il dispositivo si è dimostrato risolutivo in pazienti affetti da Fibrillazione Atriale non valvolare che presentino controindicazioni alle terapie con anticoagulanti orali. Watchman è di piccole dimensioni, è costituito da una struttura autoespandibile in nichel e titanio e da una leggera copertura in tessuto polimerico. Viene inserito nell’organismo tramite un sottile catetere che, partendo dalle regioni inguinali, raggiunge l’atrio sinistro del cuore e chiude in modo permanente l’apertura dell’auricola.

Nel 2019 è stato introdotto nei mercati anche Watchman FLX, innovazione semplificata del dispositivo e, per questo, idonea per una più vasta popolazione di pazienti, da quelli con anatomie semplici a quelli con anatomie più complesse.

A conferma dell’efficacia del sistema, la European Society of Cardiology ha incluso la procedura di chiusura dell’auricola nelle linee guida “Guidelines for Management of Patients with Atrial Fibrillation”.

Il rischio di ictus è presente in alcune situazioni post-chirurgiche come, per esempio, dopo la sostituzione transcatetere di una valvola cardiaca. La TAVI, procedura per la sostituzione della valvola aortica in pazienti a rischio affetti da stenosi aortica presenta, analogamente ad altri interventi chirurgici, elevati rischi trombotici e di sanguinamento. Quest’ultima è una complicanza molto grave, con un elevato tasso di mortalità e comorbidità.

Le conseguenze dipendono dalla porzione di cervello che viene danneggiata: il paziente può manifestare problemi di movimento, paralisi degli arti su un lato del corpo, difficoltà di linguaggio o di pensiero. Per questo, è importante mettere in atto tutti i sistemi di protezione, per prevenire l’embolizzazione cerebrale. Fra i più innovativi, da segnalare il sistema a doppio filtro SENTINEL. Nato dalla ricerca Boston Scientific, il dispositivo è progettato per catturare e rimuovere i frammenti di materiale trombotico che possono entrare nel sistema vascolare cerebrale nel corso di interventi quali la TAVI. Al termine della procedura, i filtri e i frammenti vengono ricatturati all’interno del catetere ed eliminati. SENTINEL, che ha ricevuto il marchio CE nel 2014 e l’approvazione FDA nel 2017, è suffragato da studi internazionali condotti su 3mila pazienti – Ad oggi, più di 13mila pazienti nel mondo sono stati “protetti” con questo sistema.