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Sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica “European Heart Journal” i risultati del follow-up più lungo disponibile in letteratura sull’efficacia e la durata delle protesi valvolari aortiche transcatetere. 

Lo studio multicentrico ha visto coinvolti 8 centri italiani, con a capofila l’IRCCS Policlinico San Donato, in particolare le unità di Cardiologia Clinica, Interventistica e Terapia Intensiva Coronarica dirette dal Dott. Francesco Bedogni.

L’analisi ha coinvolto 990 pazienti affetti da stenosi aortica severa, sottoposti a impianto di protesi valvolare aortica transcatetere (TAVR) tra giugno 2007 e dicembre 2011. 

Una popolazione ad alto rischio, che per età o altre comorbidità, non avrebbe potuto affrontare un intervento di cardiochirurgia tradizionale a “cuore aperto”. 

Lo studio ha osservato questi pazienti per 8 anni, il follow-up più lungo mai realizzato, e ha dimostrato l’efficacia delle bioprotesi impiantate in termini di sicurezza e durata. 

Il Dott. Luca Testa, primo autore dello studio e responsabile dell’Interventistica Coronarica e della Ricerca Clinica per le unità di Cardiologia Clinica, Interventistica e Terapia Intensiva Coronarica all’IRCCS Policlinico San Donato, spiega l’importanza dei risultati ottenuti: “Abbiamo documentato su un’ampia popolazione, quasi 1.000 pazienti, che fondamentalmente l’impianto valvolare aortico transcatetere è sicuro ed efficace, anche a lungo termine, avendo osservato i pazienti per 8 anni. 

Si tratta di un’analisi importante, che fornisce finalmente dei dati di lungo periodo sulle bioprotesi aortiche transcatetere”.

Quanto dura una bioprotesi valvolare aortica? Da molti anni questo è un tema molto dibattuto: “Ci si è sempre posti il problema della durata delle valvole biologiche. Dall’esperienza chirurgica sappiamo infatti che questi dispositivi non durano per sempre, a differenza delle valvole meccaniche che però possono essere posizionate solo tramite intervento cardiochirurgico. 

Esiste tuttavia una fascia di popolazione anziana o ad alto rischio che non puo’ sottoporsi a intervento tradizionale: per questo l’introduzione delle bioprotesi transcatetere è stata rivoluzionaria. 

Parliamo del 2007, quando realizzavamo questi interventi senza avere certezze sulla durata e sull’efficacia delle valvole nel lungo periodo, ma consapevoli di potere e dovere dare una chance a pazienti in gravi condizioni e altrimenti inoperabili – spiega il Dott. Testa.

Ora i dati ci supportano: le valvole durano a lungo, soffrono di un basso tasso di degenerazione e l’impianto transcatetere era ed è un’alternativa valida alla cardiochirurgia, in alcuni casi persino da preferire ad essa. La rilevanza dello studio sta proprio nell’ampiezza della popolazione analizzata e nel follow up di lungo periodo. 

Da non dimenticare, inoltre, che le valvole oggetto di studio sono valvole di prima generazione, molto meno performanti di quelle che utilizziamo ora, migliorate alla luce dell’esperienza clinica e dell’evoluzione tecnologica. Possiamo quindi ipotizzare che quelle di ultima generazione abbiano una durata maggiore e pertanto che il loro spettro di applicazione possa essere più ampio”.