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Sono stati impiantati per la prima volta in Italia i nuovi dispositivi “RESONATE” che consentono di stimolare il ventricolo sinistro da punti differenti, la cosiddetta “stimolazione multisito”, con oltre 200 combinazioni possibili. La principale barriera nell’utilizzo di questa tecnologia è rappresentata dal consumo di maggiore energia del dispositivo. Tale barriera viene superata oggi dai dispositivi “RESONATE”, dotati delle batterie più longeve oggi esistenti, con una proiezione di durata fino a 13.3 anni con stimolazione “multisito” attiva.
L’innovazione è di grande rilievo se si considera che la durata delle batterie è un elemento cruciale per l’efficacia dei dispositivi e rappresenta la maggiore preoccupazione per il 73% dei pazienti che devono affrontare la sostituzione dopo alcuni anni.
La famiglia “RESONATE”, messa a punto da Boston Scientific e introdotta in vari paesi, presenta soluzioni tecnologiche d’avanguardia per la re-sincronizzazione cardiaca, terapia destinata a trattare i pazienti affetti da scompenso cardiaco con elevato rischio di aritmie letali, e consente ai cardiologi che effettuano gli impianti di utilizzare le informazioni diagnostiche più esaustive, scegliere gli “algoritmi di stimolazione” più idonei per quel paziente, monitorare la patologia, concentrarsi sul singolo malato e sulle sue esigenze, senza timore che la terapia abbia un drastico impatto sul consumo della batteria e, quindi, sulla longevità del dispositivo.
La “personalizzazione della terapia”, uno dei grandi temi della medicina moderna, è stata accolta con favore dagli elettrofisiologi e non è un caso che i primi impianti di “RESONATE” siano stati effettuati, contemporaneamente, in 4 Ospedali italiani, precisamente all’UOC Cardiologia della Fondazione Policlinico Universitario “A.Gemelli” di Roma (dott.ssa Gemma Pelargonio); Ospedale di Feltre (Belluno – dott. Mauro Fantinel); Ospedale “E. Muscatello” di Augusta (dott.ri Giovanni Licciardello e Giuseppe Busacca) e Casa di Cura “Montevergine” di Mercogliano (Avellino – dott. Francesco Solimene).
Alle caratteristiche innovative per la re-sincronizzazione cardiaca, i nuovi dispositivi uniscono importanti novità anche sul fronte diagnostico consentendo, per esempio, di effettuare una valutazione poli-parametrica di diversi indicatori clinici, con la possibilità di intervenire tempestivamente ai primi segnali di destabilizzazione e/o di progressione dello scompenso cardiaco. I nuovi dispositivi sono stati valutati con favore dai clinici sia per le prestazioni terapeutiche d’avanguardia sia perché consentono – riducendo il numero e la durata delle ospedalizzazioni – un significativo abbattimento dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale, coniugando quei principi di “appropriatezza, longevità e sostenibilità“ delle cure mediche che vengono auspicati da più parti.
I numeri aiutano a capire la dimensione del problema e la rilevanza terapeutica dei nuovi sistemi. Lo scompenso cardiaco colpisce in Europa 14 milioni di persone che arriveranno a 30 milioni nel 2020. Le cifre sono in costante aumento sia per il progressivo invecchiamento della popolazione sia per il miglioramento nel trattamento delle sindromi coronariche acute che registrano, in Italia, 170.000 nuovi casi ogni anno. Lo scompenso cardiaco evidenzia, invece, circa 80.000 casi l’anno e un crescente livello di cronicità, con costi di gestione dei pazienti intorno a € 10,4 miliardi, di cui il 74% per ricoveri ospedalieri. Se si considera questo scenario, risulta evidente che con maggiore longevità dei dispositivi si possono stimare risparmi concreti fra il 29% e il 34%, a seconda della tipologia di pazienti.

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