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“In casi come quello della neuroriabilitazione, ma anche in altri ambiti di politica pubblica, sarebbe importante superare la logica dei ‘silos’ nell’allocazione delle risorse ai vari comparti di spesa e valutare invece meglio gli impatti effettivi, sia immediati che prospettici, delle risorse spese. Si ragiona sui costi di ogni singolo comparto di spesa separatamente preso, ma l’assistenza sanitaria è un processo e ciò che va considerato è il rapporto costi-benefici generato dall’intero processo. È un’esperienza della vita quotidiana che a spendere poco e male all’inizio si finisce per comprare due volte”. Così commenta il Prof. Elio Borgonovi, Presidente del Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale dell’Università Bocconi, i risultati preliminari dello Studio “Analisi dei costi assistenziali e degli impatti economico-sociali della neuro-riabilitazione”, presentati oggi alla Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma.

I ricercatori hanno analizzato la domanda di neuroriabilitazione a livello nazionale e regionale, hanno confrontato il bisogno di salute con l’offerta ospedaliera attualmente esistente e ne hanno quindi analizzato i costi in termini di spesa pubblica, considerando sia le spese ospedaliere che quelle sociali, come ad esempio pensioni d’invalidità e indennità di accompagnamento. “Attendiamo l’elaborazione definitiva dei dati– ha spiegato il Professor Borgonovi nel corso della presentazione – ma possiamo già affermare con sicurezza che un’organizzazione dell’assistenza pensata per offrire nei tempi giusti cure adeguate al livello di disabilità e al potenziale di recupero del singolo paziente, genererebbe non solo un impatto positivo sul recupero di salute delle persone ma addirittura un risparmio a medio e lungo termine per le finanze pubbliche”.

In gioco, quando si parla di neuroriabilitazione, ci sono patologie ad alto impatto sociale e con tendenza a crescere, come l’ictus, che conta nel nostro Paese quasi un milione di persone che convivono oggi con i postumi della patologia, malattie neurodegenerative come Parkinson e Alzheimer, patologie neurologiche che insorgono in età giovanile e presentano uno sviluppo lento e socialmente molto impattante, come la sclerosi multipla, nonché i gravi danni del sistema nervoso centrale provocati da traumi cranici e lesioni del midollo spinale.

“Per raggiungere il doppio obiettivo di rispondere adeguatamente al bisogno di cure dei pazienti riducendo contemporaneamente i costi economico-sociali a medio e lungo termine – ha spiegato il Dott. Antonino Salvia, Direttore Sanitario della Fondazione Santa Lucia IRCCS – va adeguato il numero di posti letto di neuroriabilitazione al reale bisogno di salute della popolazione e vanno rivisti i criteri di accesso a questo tipo di cure, che nell’ultimo decennio sono andati restringendosi sulla base di pure logiche di contenimento della spesa sanitaria nell’immediato, logiche che trascurano gli enormi costi generati in questo modo sul lungo termine”.

Analizzando i dati macroeconomici del Paese in relazione a spesa sanitaria e ad altri costi pubblici per l’assistenza sociale, lo Studio condotto da CERGAS – SDA Bocconi sottolinea che: “Negli ultimi due decenni si registra un rallentamento, fino al sostanziale arresto, dei tassi di crescita della spesa sanitaria pubblica; in parallelo, la spesa pensionistica e soprattutto la spesa assistenziale crescono a ritmi superiori a quelli dell’economia o legati ai redditi passati invece che servizi universalistici focalizzati sul bisogno attuale. È facile intuire che queste tendenze, specialmente in un periodo di crisi economica, possano allargare il livello di diseguaglianza presente nella società italiana, sottraendo tutele importanti ai cittadini in condizioni socio-economiche disagiate”.

“Se consideriamo il caso specifico della neuroriabilitazione– commenta il Professor Borgonovi – parliamo di servizi sanitari essenziali, pienamente compatibili con il dettato della L. 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale. Servizi che aiutano a fronteggiare eventi drammatici con elevate ripercussioni sulla vita quotidiana e sulla capacità finanziaria dalle famiglie. In questo caso è evidente come la contrazione dell’offerta pubblica di servizi sanitari lasci esposti a un grave rischio non solo i cittadini più disagiati, ma anche ampie componenti della classe media”.