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La donazione di organi a cuore fermo è realtà anche a Modena. Mercoledì scorso, 18 ottobre, all’Ospedale Civile di Baggiovara è stato eseguito un prelievo multiorgano a cuore fermo da un paziente deceduto per arresto cardiaco irreversibile. Questo tipo di prelievo è la prima volta che viene effettuato sul territorio modenese, si tratta infatti di un intervento innovativo che in Italia viene effettuato in pochissimi centri d’eccellenza. Entrambi i reni sono stati prelevati dall’equipe di Chirurgia Vascolare, diretta dal prof. Roberto Silingardi, da quella di Anestesia e Rianimazione, diretta dalla dottoressa Elisabetta Bertellini, in collaborazione con l’equipe della Chirurgia dei Trapianti, diretta dal prof. Fabrizio Di Benedetto.
“Qualche mese fa – ricorda la dottoressa Elisabetta Bertellini, Direttore dell’Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Civile – al Policlinico era stato impiantato un fegato prelevato in Toscana da un paziente a cuore non battente. In quell’occasione avevamo reso noto di essere pronti come Azienda a effettuare anche il prelievo, non appena avessimo avuto un donatore idoneo”. La donazione, infine, è stata possibile grazie alla generosità della famiglia del donatore che ha assecondato la volontà del proprio congiunto. “All’estero il prelievo di organi a cuore fermo è una prassi molto diffusa, mentre in Italia è praticata, ancora, solamente in un numero molto limitato di centri dotati di competence e tecnologia adeguate alla complessità della procedura”. Conclude la dottoressa Bertellini. “In questi casi è fondamentale garantire la funzionalità degli organi prelevati grazie ad un’accurata gestione del donatore, puntando a limitare il danno ischemico, utilizzando assistenza cardiocircolatoria extracorporea, immediatamente applicata dopo l’accertamento di morte”.
“Da punto di vista tecnico – ha aggiunto il dottor Roberto Silingardi, Direttore della Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Civile di Baggiovara, – l’intervento consiste nell’incannulare l’aorta toracica con un pallone attraverso una arteria femorale onde effettuare un clampaggio aortico ciò una legatura dell’aorta. In contemporanea, attraverso i vasi femorali dell’altro lato, vengono posizionate le cannule per l’ECMO, cioè per la circolazione extracorporea. Tale procedura viene effettuata in Terapia Intensiva al letto del paziente dal Chirurgo Vascolare in collaborazione con il Rianimatore. Si viene così a creare un “circuito chiuso” che garantisce la funzionalità degli organi, il fegato e i reni, limitandone il danno da mancanza di sangue”. Il posizionamento della circolazione extracorporea è stato effettuato completamente per via percutanea utilizzando le moderne tecniche endovascolari e questo, anche grazie alla grande esperienza maturata nella chirurgia vascolare di Modena.
Il dottor Giovanni Ragazzi ha effettuato la circolazione extracorporea che è durata 4 ore dopo le quali il paziente è stato condotto in sala operatoria per il prelievo dei reni, eseguito dal dott. Massimo Giovannoni e dal dott. Emanuele Nicolosi dell’equipe di Chirurgia Vascolare dell’Ospedale Civile di Baggiovara, diretta dal dott. Roberto Silingardi, in collaborazione con l’equipe della Chirurgia dei Trapianti, diretta dal Prof. Fabrizio Di Benedetto. I reni sono stati poi trapiantati con successo all’Ospedale S. Orsola di Bologna in un unico ricevente.
Normalmente la donazione viene effettuata da donatore in morte encefalica quindi a cuore ancora battente. In questo caso, invece, il cuore del donatore era fermo di conseguenza il processo di donazione, quale procedura clinico chirurgica di alta complessità, ha richiesto un elevatissimo livello di collaborazione tra strutture e discipline diverse: Terapia Intensiva, Chirurgia Vascolare, Chirurgia dei Trapianti, Nefrologia, laboratorio analisi, ingegneria clinica, percorso attentamente seguito dal coordinatore locale delle Donazioni, dott. Stefano Baroni.
La legge in Italia sancisce che per determinare la morte con criteri cardiologici occorre osservare un’assenza completa di battito cardiaco e di circolo per almeno 20 minuti: tale condizione determina con certezza una necrosi encefalica, con la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo stesso. La donazione “a cuore fermo” in Italia è regolata dai medesimi riferimenti legislativi ed etici della donazione da donatore in cui la morte è accertata con criteri neurologici. Una volta accertata la morte, il prelievo di organi da un donatore a cuore fermo a scopo di trapianto si presenta come una procedura complessa dal punto di vista organizzativo, a partire dal sistema di emergenza sanitaria territoriale e dalle equipe di medici e operatori sanitari coinvolti nelle diverse procedure.
Questo tipo di donazione richiede inoltre l’utilizzo di sofisticati strumenti dedicati alla conservazione del fegato . La tecnologia attuale permette infatti di ri-ossigenare a temperature e pressioni controllate il fegato prelevato, al fine di migliorarne la performance prima del trapianto.
Questa procedura consente di estendere il numero dei potenziali donatori , comprendendo donatori che un tempo non era possibile prendendone in considerazione, contribuendo a ridurre la “cronica” carenza d’organi che determina lunghi periodi di attesa in lista, con conseguente rischio di uscita dalla stessa per la progressione della malattia e la conseguente impossibilità di affrontare un trapianto.