Print Friendly, PDF & Email

Un nuovo studio, condotto da Giulio Cavalli, immunologo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, e coordinato da Lorenzo Dagna, primario dell’Unità di Immunologia, reumatologia, allergologia e malattie rare, mostra l’efficacia e la sicurezza di una molecola – anakinra – capace di spegnere l’eccessiva risposta immunitaria causata dalle forme gravi di COVID-19. 

La sperimentazione è stata effettuata all’interno del maxi studio clinico osservazionale su COVID-19 coordinato dal professori Alberto Zangrillo, direttore delle Unità di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare, e dal professor Fabio Ciceri, vice direttore scientifico per la ricerca clinica e primario dell’unità di Ematologia e Trapianto di Midollo.

Il farmaco è stato utilizzato ad un dosaggio più elevato e con una somministrazione diversa rispetto all’abituale (endovenosa e non sottocutanea) su 29 pazienti ricoverati presso il San Raffaele in ventilazione non-invasiva e con quadri clinici ad alto rischio.

Poiché anakinra è già in commercio in quasi tutti i paesi del mondo – principalmente per il trattamento dell’artrite reumatoide – i risultati dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Lancet Rheumatology, potrebbero avere un risvolto clinico immediato.

Attualmente, purtroppo, non esistono ancora farmaci specifici per COVID-19. Ecco perché le terapie sperimentali testate in questi mesi utilizzano farmaci in regime off-label, ovvero approvati ma indicati per altre patologie, o addirittura non ancora approvati e dunque somministrati a uso compassionevole. 

“Una delle più temibili complicanze di COVID-19 è lo sviluppo di una ‘tempesta infiammatoria’, che a livello polmonare può a sua volta causare una polmonite grave con insufficienza respiratoria e causare  la morte del paziente. Ecco perché si è pensato di utilizzare molecole ad azione immunosoppressiva capaci di spegnere l’eccessiva risposta immunitaria e contribuire in questo modo alla ripresa funzionale dei polmoni” spiega Lorenzo Dagna. 

“Nel nostro studio abbiamo utilizzato a questo proposito anakinra, un farmaco già utilizzato per trattare l’artrite reumatoide e altre gravi patologie infiammatorie. È un farmaco che agisce neutralizzando  Interleuchina-1, una molecola infiammatoria prodotta dal sistema immunitario in risposta a infezioni virali. In passato avevamo già utilizzato in modo sperimentale anakinra per il trattamento di altre gravi malattie” specifica Giulio Cavalli.

Lo studio del gruppo di ricerca dell’Unità di Immunologia, reumatologia, allergologia e malattie rare è il primo studio pubblicato al mondo che valuta l’utilizzo di anakinra per i pazienti COVID-19 in ventilazione non invasiva.

“Per bloccare la risposta infiammatoria eccessiva e dannosa scatenata dal coronavirus, abbiamo utilizzato il farmaco ad un dosaggio più elevato e con una somministrazione diversa rispetto all’abituale, endovenosa e non sottocutanea. A 21 giorni dal trattamento, il 72% dei pazienti mostrava un netto miglioramento della funzione respiratoria e dell’infiammazione sistemica,” spiega Giulio Cavalli.

Il gruppo di pazienti COVID-19 trattati con dosi elevate di anakinra è stato confrontato retrospettivamente con un gruppo di controllo di 16 pazienti che, al contrario, aveva ricevuto solo la terapia standard. La differenza è notevole: nel gruppo di controllo la funzione respiratoria è migliorata solo nel 50% dei pazienti e la mortalità è risultata essere quattro volte superiore. 

“I risultati ottenuti dovranno essere confermati da ulteriori studi, di dimensione maggiore, ma sono molto promettenti. Considerato inoltre che anakinra è un farmaco accessibile e disponibile in gran parte del mondo, quanto da noi descritto potrebbe avere un risvolto clinico immediato: una terapia off-label sicura per attenuare la tempesta infiammatoria scatenata dal nuovo coronavirus,” conclude Lorenzo Dagna