Print Friendly, PDF & Email

Un circuito per rimettere in circolo la parte di ossigeno erogata dal sistema di ventilazione ma che non viene consumata dal paziente in insufficienza respiratoria. E che altrimenti si disperderebbe nell’ambiente.

A realizzarlo nel laboratorio di Anestesia e Rianimazionedell’Università di Milano-Bicocca presso l’Ospedale San Gerardo e a brevettarlo sono stati Giacomo Bellani, professore di Anestesiologia del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Ateneo, e Andrea Coppadoro, medico della struttura ospedaliera monzese.

Il “kit di ricircolo”, come l’hanno definito i due ricercatori, si applica a sistemi di ventilazione meccanici di tipo non invasivo, utilizzati sulle ambulanze o nei reparti a media intensità di cura. «In questi dispositivi – spiega Giacomo Bellani – gas medicali come l’ossigeno vengono somministrati attraverso una maschera o un casco a flussi di 50-90 litri al minuto, quantità superiore a quella consumata dal paziente, ma necessaria a mantenere la pressione costante e “lavare” la anidride carbonica prodotta. È comunque uno spreco: la maggior parte dell’ossigeno non viene consumata, ma scaricata nell’ambiente». La dispersione, inoltre, aumenta il rischio per la salute degli operatori sanitari in caso di situazioni di emergenza sanitaria o nel trattamento di patologie altamente contagiose, come il Coronavirus.

Per ottimizzare il consumo di gas medicale e rendere più sicuri per gli operatori i sistemi di ventilazione, Bellani e Coppadoro hanno brevettato un circuito di ricircolo, economico nei materiali utilizzati per realizzarlo e facilmente adattabile a dispositivi preesistenti. Il circuito viene posizionato tra il dotto espiratorio, dal quale esce il gas medicale non consumato, e il generatore di flusso, al quale è collegato tramite una bocca di recupero. Il kit di ricircolo è dotato anche di un assorbitore di anidride carbonica.

«Un circuito sostanzialmente chiuso – afferma Bellani – nel quale la frazione di gas che fuoriesce dalla camera di ventilazione viene recuperata nella sua porzione utile per essere reintrodotta nella camera di ventilazione stessa, minimizzando gli sprechi. La sua utilità? Nei trasferimenti di un paziente da un ospedale all’altro o nel caso in cui le scorte di ossigeno siano a rischio esaurimento a fronte di un improvviso incremento di casi di insufficienza respiratoria. Come successo durante questa pandemia». Ora si cercano aziende per produrlo. «Vista l’emergenza, vorremmo metterlo al più presto a disposizione degli ospedali».

Nessun articolo correlato