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Le terapie termali rappresentano un valido contributo nella cura delle malattie muscolo-scheletriche. Consentirebbero inoltre un considerevole risparmio di spesa per il Servizio sanitario Nazionale, una riduzione delle liste d’attesa, ma anche, se non soprattutto, per i pazienti un valido aiuto da un punto di vista psicologico nell’affrontare la riabilitazione. È quanto ha dimostrato una consensus conference i cui risultati sono stati presentati presso il Ministero della Salute, alla presenza del Sottosegretario Davide Faraone, da un panel di 8 esperti di università italiane, ospedali pubblici, servizi territoriali, istituti di ricerca e associazioni di pazienti.
Sono numerosi i medici italiani specialisti in reumatologia, fisiatria, medicina generale e medicina termale che hanno partecipato alla ricerca svolta con metodo Delphi. “Grande consenso è stato registrato sulle indicazioni, sulla scelta e sull’efficacia del trattamento”, ha spiegato Marco Vitale della Università degli Studi di Parma. “Abbiamo così concordato che le cure termali sono utili in pazienti affetti da diverse forme di artrosi, così come post-intervento chirurgico di natura ortopedica a carico di diverse articolazioni e della colonna vertebrale. Inoltre è prevedibile per questi pazienti un programma riabilitativo che preveda anche l’esercizio terapeutico in acqua termale. Il tutto con un alto profilo di sicurezza, buoni risultati a lungo termine e la possibile integrazione con gli altri trattamenti di natura farmacologica e non”.
Il lavoro ha inoltre evidenziato come – mettendo a confronto la tariffa media giornaliera in euro per le prestazioni termali con il dato medio ponderato in euro di una giornata di degenza ordinaria in day hospital – le cure termali consentirebbero un risparmio di spesa del 60% rispetto al ricovero tradizionale. “Uno dei nostri scopi – spiega Valter Santilli dell’Università La Sapienza – era infatti verificare la possibilità di integrare le cure termali nel circuito riabilitativo con la possibilità di ottenere un risparmio per il Ssn. Secondo i dati forniti da Federterme, risulta che nel 2014 i ricoveri per riabilitazione in regime ordinario le patologie le malattie del sistema muscolo scheletrico, hanno comportato complessivamente quasi 3 milioni di giornate di degenza per un costo totale pari a oltre 700 milioni di euro. L’inserimento delle strutture termali convenzionate nel circuito riabilitativo avrebbe un forte impatto in termini di risparmio della spesa pubblica”.
“Da un sistema di questo tipo – spiega Aldo Ferruzzi, presidente Forst – non deriverebbero potenzialmente solo vantaggi economici, ma anche un’ipotizzabile riduzione delle liste di attesa, presso gli ospedali e le strutture accreditate, per i ricoveri di riabilitazione per i malati più complessi, nonché una maggiore disponibilità di posti letto dedicati alle post acuzie. Federterme e Forst perseguono l’obiettivo di affiancare il Servizio Sanitario Nazionale. La riabilitazione, passata la fase acuta, può essere tranquillamente ultimata in ambiente termale con benefici per il paziente e per la spesa sanitaria. Questo orientamento è in linea con la ‘spending review’ di Monti che faceva espressamente riferimento alla riduzione dei tempi di degenza in ospedale ove possibile. Per il futuro ci proponiamo di raggiungere gli stessi risultati nei casi di cronicità e plurimorbilità. Proprio in questo settore stiamo mettendo a punto nuovi protocolli in collaborazione con il Ministero della Salute”.
Il processo di consensus conference è stato svolto seguendo la metodologia Delphi che prevede di raccogliere l’opinione di diversi esperti in un ambito specifico, in questo caso quindi esperti di cure termali, al fine di formulare delle raccomandazioni basate sulla loro esperienza attraverso la somministrazione di questionari specifici, basati sulla recente letteratura scientifica ed elaborati da un board multidisciplinare e multi professionale.

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