Print Friendly, PDF & Email

Grazie a scansioni cerebrali fatte tra i sei mesi e i due ani di età, è possibile sostenere quali bambini mostreranno in futuro i comportamenti tipici dell’autismo. A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Nature, secondo cui, grazie a questa tecnica, si può sostenere con buona probabilità se al bambino verrà successivamente diagnosticato il disturbo dello spettro autistico. Il metodo, ideato dagli studiosi dell’Università della California del Nord, si basa su studi passati che hanno riscontrato un maggiore volume del cervello nei bambini affetti da autismo. Un’analisi che può essere fatta “fotografando” lo sviluppo cerebrale attraverso la risonanza magnetica (MRI). L’analisi delle scansioni attraverso l’intelligenza artificiale riesce a offrire una diagnosi precoce accurata nell’81 per cento dei casi, contro un 50 per cento garantito dai tradizionali test comportamentali. Lo studio è stato realizzato parallelamente su 106 bambini a rischio sviluppo di autismo, ossia con un fratello a cui è stata diagnosticata la patologia, e su altri 42 non a rischio. I primi dimostrano un maggior aumento del volume cerebrale rispetto agli altri, tra il primo e il secondo anno d’età. Un cambiamento che in realtà è già riscontrabile prima dei 12 mesi, osservando la superficie di alcune aree del cervello. Le immagini ottenute con la risonanza sono state poi analizzate da un software dotato di intelligenza artificiale e disposto a riconoscere i segnali cerebrali legati al futuro sviluppo della patologia.

Nessun articolo correlato