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Crescono le speranze e le chance terapeutiche anche per chi è affetto da tumore pancreatico inoperabile. Nei giorni scorsi all’ospedale di Terni l’equipe di Epatologia e Gastroenterologia, diretta da Mariano Quartini, ha effettuato per la prima volta in Umbria un trattamento di ablazione cioè distruzione non chirurgica per via percutanea con guida ecografica di un tumore del pancreas giudicato inoperabile per infiltrazione vascolare e che non aveva risposto alla terapia oncologica convenzionale. La procedura, denominata IRE, è stata eseguita in anestesia generale senza complicanze e il paziente, un ottantenne di fuori regione, è stato dimesso dopo 48 ore dall’intervento.
Il sistema usato è stato quello dell’Elettroporazione Irreversibile, un’ablazione non termica di formazioni tumorali, che attraverso impulsi elettrici della durata di alcuni microsecondi, tramite l’utilizzazione di più aghi, in questo caso 5, altera in modo permanente le membrane delle cellule, causandone la morte. Questo metodo, non comportando aumento della temperatura dell’area trattata, non danneggia le strutture termosensibili come i dotti biliari, i vasi arteriosi e venosi e gli organi contigui come lo stomaco.
“I trattamenti ablativi percutanei per il tumore del pancreas vengono effettuati in pochi centri italiani – spiega il dottor Mariano Quartini – e con guida ecografica siamo stati i primi ad utilizzare il sistema IRE a livello nazionale. Grazie alla collaborazione con la Radiologia Interventistica, sempre in casi selezionati di tumori del pancreas inoperabili e non rispondenti alla terapia oncologica convenzionale, siamo in grado di utilizzare questa procedura anche sotto guida TAC, così da mettere a disposizione il trattamento ai pazienti che potrebbero trarne giovamento compresi quelli per i quali non fosse praticabile la guida ecografica”.
Il tumore del pancreas è una patologia in forte crescita in tutto il mondo e tra pochi anni si stima che rappresenterà la seconda causa di morte per cancro in Europa: si contano in Italia circa 13.500 diagnosi in un anno e in Umbria circa 200. E’ considerata una delle neoplasie più aggressive perché non ci sono al momento metodi per la diagnosi precoce e solo nel 20% dei casi è operabile.

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