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La Stimolazione Cerebrale Profonda è una delle soluzioni terapeutiche più avanzate per i malati di Parkinson. Attraverso l’impianto di un piccolo dispositivo medico, inserito nel paziente, il sistema consente infatti di controllare i sintomi più evidenti della malattia, tuttora considerata incurabile.
Il dispositivo emette leggere stimolazioni che arrivano al cervello attraverso sottilissimi elettrocateteri. In questo modo, l’attività cerebrale viene “modulata” per favorire il coordinamento dell’attività motoria, la riduzione dei tremori, la diminuzione della rigidità muscolare e dei sintomi più evidenti della malattia.
Su questo fronte, la tecnologia biomedicale ha fatto passi da gigante: proprio in questi giorni è stato effettuato – presso l’IRCCS “Galeazzi” di Milano – il primo impianto in Italia del nuovo sistema Vercise Gevia, dotato di uno speciale elettrocatetere direzionale e di un software esclusivo che consentono di effettuare un intervento altamente personalizzato, in funzione delle esigenze fisiologiche dei singoli pazienti, e di controllare in modo efficace e rigoroso la progressione della malattia, arrivando persino a “compensare” le inevitabili variazioni funzionali e l’evoluzione della patologia.
L’impianto – su una paziente di 36 anni, con una figlia di 4, affetta da Parkinson da 8 anni – è stato condotto dal dott. Domenico Servello (Responsabile reparto di Neurochirurgia del Galeazzi di Milano) con la collaborazione del dott. Claudio Pacchetti (Responsabile Unità operativa struttura complessa Malattia di Parkinson e Disordini del Movimento – Istituto Neurologico Nazionale Fondazione Mondino – Pavia). La paziente presentava un’alternanza di movimenti involontari (discinesie), effetto collaterale dei farmaci, e blocchi molto dolorosi, con rigidità di tutti gli arti, soprattutto di notte. La giovane donna ha dovuto lasciare il lavoro di receptionist in un albergo perché non riusciva più a svolgere le mansioni richieste e affrontava con enorme fatica anche le più banali attività quotidiane.
Vercise Gevia è disponibile sia nella versione ricaricabile, sia in quella non ricaricabile. Quest’ultima, comunque adattabile a varie tipologie di cateteri già esistenti, quando viene utilizzata con l’esclusivo elettrocatetere direzionale “Cartesia”, offre l’unico sistema capace di stimolare in modo mirato solo le aree del cervello responsabili dei disordini motori. In questo caso, il sistema rilascia in modo indipendente piccole quantità di corrente elettrica solo in punti selezionati e circoscritti del cervello. Questo permette di creare un campo elettrico in grado di contrastare i sintomi più evidenti del Parkinson, senza però coinvolgere i tessuti e le aree adiacenti, limitando così molti effetti collaterali indesiderati.
La “primogenitura” di questo nuovo impianto da parte dell’I.R.C.C.S. Istituto Ortopedico “Galeazzi” di Milano non è casuale; questo Centro Ospedaliero, e il dott. Servello in particolare, hanno una solida e riconosciuta esperienza sia nel trattamento del Parkinson, sia negli interventi di stimolazione cerebrale profonda.
Il Galeazzi, infatti, è stato l’unico Centro italiano a partecipare allo studio internazionale VANTAGE. Lo studio, che ha coinvolto 6 centri europei specializzati nella gestione del Parkinson, ha valutato i benefici della stimolazione cerebrale profonda effettuata attraverso l’erogazione di impulsi elettrici multipli e indipendenti, sistema che ha fatto da precursore ai più evoluti impianti attuali.
“Il sistema Vercise Gevia” – ha sottolineato il dottor Servello – “è in grado di massimizzare i benefici della terapia DBS grazie al sistema direzionale che rende ancora più efficace la terapia, permettendo di controllare i disordini del movimento tipici del Parkinson ed eliminando gli effetti collaterali, che hanno sempre reso problematico il posizionamento dell’elettrocatetere nel corso dell’impianto. Inoltre”- ha proseguito Servello, “il software NeuralNavigator2 e la nuova tecnologia stimview rendono la programmazione del dispositivo ancora più semplice e intuitiva. E‘ infatti molto più agevole visualizzare il campo di stimolazione, la quantità di tessuto che dovrà essere toccato dagli impulsi elettrici e – attraverso l’interfaccia grafica – cambiarne l’intensità e i vettori, così da ottenere una stimolazione indirizzata esclusivamente su aree specifiche”.
“In questo specifico caso” – ha sottolineato il clinico – “abbiamo rilevato che subito dopo l’impianto degli elettrodi, anche senza la connessione allo stimolatore, sono scomparsi blocchi e rigidità notturna, per cui la paziente ha potuto finalmente riposare senza dolori. Questo è dovuto al cosiddetto “effetto lesionale”, una sorta di lesione transitoria generata dal microtrauma legato alla penetrazione dell’elettrodo nel punto selezionato per la stimolazione. Il risultato sta comunque a indicare che sono state individuate correttamente e con grande precisione le zone responsabili dei sintomi della malattia”.
“Nello studio VANTAGE, è stato constatato come la stimolazione attraverso fonti multiple indipendenti possa fornire risultati clinicamente superiori, e più duraturi nel tempo, rispetto alla stimolazione DBS tradizionale – ha commentato il dott. Claudio Pacchetti. “La possibilità di essere più selettivi nella zona di cervello da stimolare, rende questo tipo di intervento più efficace, interessando solo le zone responsabili dei disordini del movimento, senza intaccare le aree limitrofe che, se stimolate in modo inappropriato, potrebbero portare a effetti collaterali indesiderati.
Infine, le possibilità di personalizzazione consentite dal sistema offrono la flessibilità necessaria per l’adattamento alle situazioni fisiologiche individuali, alle variazioni dei livelli di impedenza e alla progressione della malattia”.
Si aggiungano, a questo, le dimensioni ridotte e compatte del dispositivo Vercise Gevia e la sua configurazione ovale con bordi smussati che garantiscono ulteriore sicurezza e comfort per il paziente. Queste caratteristiche sono ancora più evidenti nella versione non ricaricabile, ridotta del 20% rispetto a quella ricaricabile. Per contro, va però ricordato che il dispositivo ricaricabile, di dimensioni maggiori, vanta una durata complessiva della batteria di 25 anni.