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All’Ospedale di Vittorio Veneto le vene varicose si trattano con tecniche mininvasive. Già da alcuni anni, infatti, per la safenectomia l’Unità Operativa di Chirurgia utilizza la termoablazione con radiofrequenza.
“Sono già oltre 500 i casi in cui, per il trattamento delle varici dovute alla malattia delle vene grande e piccola safena abbiamo effettuato l’intervento con radiofrequenza – spiega il dottor Giorgio Mazzarolo -. Solo in una minoranza di casi in cui questo tipo di intervento non era fattibile abbiamo effettuato la safenectomia classica. Questa tecnica riscontra un pieno gradimento dei pazienti rispetto all’intervento classico, non solo per un motivo estetico – spiega Mazzarolo – ma anche per il fatto che possono dall’indomani camminare quasi normalmente e, volendo, anche tornare al lavoro.
La tecnica applicata presso l’Unità Operativa di Chirurgia dell’Ospedale di Vittorio Veneto per la cura delle varici è caratterizzata da mini-invasività, cioè da assenza di ferita chirurgica inguinale e da una singola piccolissima ferita periferica, ridotto o assente dolore e bruciore post-operatorio alla coscia, ripresa immediata delle proprie attività e brillante risultato estetico.
“La safenectomia con radiofrequenza presenta numerosi vantaggi rispetto all’intervento classico – sottolinea Mazzarolo -. In particolare: non è necessario alcun esame pre-operatorio, mentre con la tecnica classica sono necessari almeno una routine di esami ematochimici ed ECG, talvolta Rx torace e altre eventuali visite o esami che l’anestesista ritenga opportuni; non viene più praticata una anestesia spinale, essendo sufficiente l’anestesia locale, molto meno invasiva per il paziente; ci sono minori complicanze di ferita; il paziente può lasciare l’ospedale qualche ora dopo l’intervento e può riprendere le sue normali attività quasi subito.
Le vene varicose – ricorda Mazzarolo – sono un disturbo a carico del sistema circolatorio caratterizzato dallo sfiancamento delle pareti delle vene superficiali degli arti inferiori associato a una ritenzione di liquidi a livello delle gambe. La malattia varicosa è molto diffusa nella popolazione: è presente e clinicamente manifesta nel 10-33% delle donne e nel 10-20% dei maschi adulti e in una minoranza di pazienti può evolvere in tromboflebiti o in ulcere degli arti inferiori dolorose e difficili da guarire. Fino a pochi anni fa la terapia consisteva sostanzialmente nel bendaggio elastico e nella classica asportazione delle varici, che tuttora rimangono valide soluzioni. Le tecniche chirurgiche ablative endovascolari sono entrate a far parte del bagaglio tecnico dei chirurghi vascolari, i quali hanno colto l’efficacia immediata e a lungo termine dell’avanguardia tecnologica, fin dalla fine degli anni 90.
La termoablazione con radiofrequenza prevede l’inserimento di un micro catetere attraverso una semplice puntura o un’incisione col bisturi in anestesia locale in un punto della gamba precedentemente mappato mediante un esame ecocolordoppler. Una volta raggiunta la posizione pianificata, la sonda emette un’onda energetica che provoca la chiusura della vena malata escludendola dalla circolazione“.