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“L’endocrinologia oncologica è una disciplina medica che studia i tumori che si sviluppano nel sistema endocrino come ad esempio quello della tiroide, molto comune, e il più raro tumore neuroendocrino del pancreas. I tumori neuroendocrini sono relativamente rari poiché presentano 2.500-2.700 nuovi casi all’anno e rappresentano meno dello 0,5% di tutti i tumori maligni. Sono più comuni tra gli adulti e gli anziani anche se possono essere diagnosticati anche in bambini e adolescenti. I più frequenti sono quelli che interessano il tratto gastroenteropancreatico, seguono quelli che colpiscono i polmoni e apparato respiratorio e altre regioni del corpo come cute, tiroide, paratiroide e surreni.
“Negli ultimi anni in campo endocrinologico e oncologico sono stati compiuti notevoli progressi, sottolinea il dottor Franco Grimaldi (nella foto), Direttore SOC di Endocrinologia e Malattie del Metabolismo – Nutrizione Clinica, Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Udine, sia nella ricerca di base che in quella clinica ed in particolar modo per quanto riguarda l’utilizzo di nuovi strumenti che consentono l’individuazione di tali tumori”
Il 26 e 27 gennaio si terrà a Udine il 2^ UpDate in Endocrinologia Oncologica che vedrà la presenza di numerosi esperti nazionali ed internazionali nei campi dell’endocrinologia e dell’oncologia. Il meeting organizzato da AME, Associazione Medici Endocrinologi, sarà un momento di incontro tra endocrinologia e oncologia con l’obiettivo di porre a confronto i principali esperti nazionali ed internazionali nella ricerca clinica.
“Argomento di discussione di rilievo è l’interazione tra diabete e tumori, precisa Franco Grimaldi, organizzatore del convegno, la cui gestione presenta notevoli difficoltà e richiede una costante sinergia tra team diabetologico, team oncologico ed assistenza territoriale con l’obiettivo di integrare le conoscenze scientifiche, migliorare la collaborazione esistente e programmare le attività in coerenza con le potenzialità delle Regioni. Infatti, tra i pazienti oncologici ed ospedalizzati la prevalenza del diabete è significativamente più elevata rispetto alla popolazione generale e l’iperglicemia colpisce il 38% delle persone degenti. In un paziente su 3 l’iperglicemia è spesso la conseguenza dei trattamenti antitumorali o delle terapie di supporto, in particolare quella cortisonica. Il diabete conferisce un incremento del rischio di mortalità per numerosi tumori e pone problemi complessi relativi alla gestione clinica, come l’obiettivo del controllo dell’iperglicemia, quando l’aspettativa di vita si riduce e quali scelte terapeutiche bisogna adottare per controllarla in sicurezza. L’endocrinologo che si occupa della cura dei tumori neuroendocrini deve quindi acquisire conoscenze e competenze adeguate all’individuazione, trattamento e follow-up degli effetti delle terapie antitumorali, in un’ottica multidisciplinare con un team diabetologico competente ed esperto nella gestione del problema metabolico dei pazienti particolarmente fragili”.
“Un’altra problematica molto importante, che interessa i pazienti affetti da carcinoma della prostata, continua Grimaldi, è la gestione dell’osteoporosi secondaria come effetto avverso delle terapie adiuvanti antiandrogeniche impiegate per ridurre l’aggressività del tumore. L’osso, in condizioni normali, subisce un continuo e bilanciato processo di rimodellamento che permette un costante rinnovamento e le terapie adiuvanti, operando il cosiddetto “blocco ormonale”, sono in grado di generare un marcato squilibrio del naturale rimodellamento osseo, inducendo un’eccessiva attività di distruzione che genera una perdita di massa ossea con comparsa di osteoporosi. In presenza di tali condizioni, sono stati ottenuti ottimi risultati sia in termini di rallentamento della perdita di osso sia soprattutto sulla riduzione del rischio di fratture, con il farmaco denosumab che frena le cellule deputate a distruggere l’osso”.
È confermato quindi il ruolo fondamentale dell’endocrinologo nella gestione dei tumori neuroendocrini che andrebbero affrontati con un’equipe multidisciplinare composta da oncologo, chirurgo, medico nucleare, gastroenterologo, pneumologo e radiologo. L’equipe si deve dedicare alla gestione del paziente allineandosi alle linee guida nazionali e internazionali e la complessità della gestione del paziente con tumore neuroendocrino richiede l’interazione e il coinvolgimento di tutti i professionisti delle discipline coinvolte nelle diverse fasi di diagnosi, trattamento e follow up.
“Seppur rare, conclude Grimaldi, queste patologie possono essere curate a distanza di anni con una corretta terapia, prolungando la sopravvivenza del paziente e migliorandone la qualità di vita”.