Print Friendly, PDF & Email

E’ stato impiantato con una nuova tecnica su un paziente di 70 anni un defibrillatore che, oltre a proteggere da aritmie e morte improvvisa, gli restituirà il suo battito naturale riducendo a lungo termine il rischio di scompenso cardiaco. Nella Cardiologia dell’Ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco ha debuttato dunque questa metodica in grado di stimolare i cuori “pigri” in modo naturale, del tutto fisiologico, come se l’organo non fosse mai stato malato e di consentirne un “funzionamento” ottimale, su lungo corso.
“Alcuni pazienti, spesso a seguito di un infarto o per un disturbo a carico del sistema elettrico del cuore, hanno bisogno di stimolare l’organo affinché il battito e il movimento tornino ad essere corretti. Per far questo si utilizzano i pacemaker o i defibrillatori impiantabili – spiega il direttore della Cardiologia, dottor Domenico Marchese -, tecnologie tra le più sofisticate che, mediante fili inseriti nelle cavità cardiache, stimolano opportunamente il cuore generando un ritmo artificiale. La nuova tecnica da noi adottata permette, stimolando una porzione precisissima del cuore, di riprodurre il movimento naturale del muscolo cardiaco, tanto che risulta indistinguibile un cuore stimolato da un cuore che batte spontaneamente”.
I vantaggi li illustra il dottor Leonardo Marinaccio, cardiologo aritmologo dell’Ospedale piovese: “La tecnica prevede il posizionamento dell’elettrocatetere in una sede diversa dal solito, ovvero in una parte del cuore detta fascio di His, un tessuto particolare adibito alla conduzione e alla distribuzione omogenea dell’impulso elettrico all’interno del cuore stesso; la stimolazione in questa sede fa sì che l’impulso artificiale generato dal pacemaker possa distribuirsi in maniera naturale all’interno del cuore garantendo il mantenimento di una contrazione coordinata delle camere cardiache, con particolare beneficio soprattutto nei pazienti che hanno elevata necessità di stimolazione e una ridotta funzione di pompa cardiaca. L’impianto di pacemaker con questa tecnica è più articolato di uno tradizionale, richiede più tempo in sala operatoria e una particolare preparazione dell’operatore ma i risultati sono straordinari: questa metodica, oltre a riportare il cuore a battere come se non fosse mai stato ammalato o danneggiato, permette di ridurre a lungo termine il rischio di scompenso cardiaco e di fibrillazione atriale”.
Questa tecnica è patrimonio di pochi centri in Europa e in Italia. Con più di 200 impianti di pacemaker e defibrillatori all’anno, oltre all’attività di emodinamica interventistica e al centro di scompenso cardiaco, la Cardiologia di Piove di Sacco è strutturata per fornire risposte di alto livello per i pazienti della bassa padovana, in sinergia con l’Ospedale Sant’Antonio di Padova.
“Il nostro intento è di proporre un’assistenza avanzata e moderna – commenta il Direttore Generale dell’Ulss 6 Euganea Domenico Scibetta -; se quella del Veneto è considerata una sanità di riferimento, lo dobbiamo agli importanti investimenti della Regione nel sistema sociosanitario, all’entusiasmo di questi medici e alla comune volontà di mantenere alto il livello della qualità offerta in termini sia di tecniche all’avanguardia che di professionalità”.